mercoledì 16 dicembre 2015

lettera a Francesco e chi come lui su guerra e nonviolenza

A Francesco e chi come lui
La guerra non è una medicina . Non cura ma uccide . Così dice Gino Strada che di guerre se ne intende e così pensavo io  l'altra sera alla presentazione del libro su Alex Langer, quando quel signore del partito radicale riaffermava l'importanza  dell'intervento armato su Belgrado . Dimenticava lui e tutti quelli come lui, che sono stati tanti ,( quasi tutto lo schieramento politico italiano ) , che l'intervento non ha risolto proprio niente e che tuttora i serbi da persecutori sono diventati perseguitati . Ma a chi cale che intanto Milosevich era stato paragonato a Hitler e quindi l'intervento giustificato . Mentre invece come dalle seguenti informazioni su quella storia si capisce che la vera ragione si chiamava :

Ambo, che sta per Albanian Macedonian Bulgarian Oil, entità registrata negli USA per costruire un oleodotto da 1,1 miliardi di dollari (noto anche come Trans-balcanico) che dovrebbe portare il petrolio dal Mar Caspio a un terminal in Georgia e da lì verrebbe trasportato via nave attraverso il Mar Nero fino al porto bulgaro di Burgas per poi attraversare la Macedonia fino al porto albanese di Vlora. La guerra della Nato voluta da Clinton contro la Jugoslavia era cruciale per l’accesso strategico a Vlora, dove il greggio deve essere imbarcato sulle petroliere dirette alle raffinerie statunitensi sulla West Coast. Va detto che lo studio originale di fattibilità dell’Ambo, che risale al 1995, è stato condotto dallaKellogg, Brown and Root, una sussidiaria dell’Halliburton, compagnia che si dice vicina al vice presidente Dick Cheney. L’Ambo si accorda infatti con la griglia energetica perseguita  da Cheney (e, prima di lui, da Richardson, ministro per l’Energia di Clinton) volta a escludere la Russia dalla competizione energetica. Tuttavia tale progetto è ancora sulla carta, pur non essendo mai stato abbandonato, e rappresenta un’alternativa ai progetti energetici russi (come il cosiddetto Turkish stream, anch’esso sulla carta).Dietro alle retoriche dell’emergenza umanitaria si nascondono, come sempre, ben più urgenti ragioni politiche ed economiche. Il bombardamento di Belgrado, celebrato come “un giorno importante per la democrazia mondiale”, fu il risultato del convergere di questi interessi e si dovette anche all’incapacità europea di risolvere la questione Milosevic in modo autonomo. Oggi le conseguenze di quel bombardamento sono evidenti: le guerre jugoslave hanno spinto i paesi balcanici verso regimi a libertà limitata, ora nell’alveo dell’Unione Europea, ora sotto la tutela militare euro-americana. L’indipendenza per cui gli slavi del sud sono stati spinti a combattere forse sarebbe stata meglio garantita salvaguardando (e rifondando) la Jugoslavia. Ora che i nuovi padroni sono entrati in casa, non si potrà più farli uscire. ..

e di tutto ciò ero già a conoscenza proprio all'epoca quando ho fatto parte del comitato per la ex Yugoslavia,  che si riuniva a Roma durante tutto il periodo della tragedia annunciata . Eravamo una minoranza allora anche se di certi tempi è meglio essere una minoranza, ma non tanto per non sporcarsi le mani bensì per cercare di capire e di agire nel modo corretto nei confronti di tutta l'informazione deviante e manipolatrice. La verità è rivoluzionaria si dice, ma purtroppo non riesce ad impedire che le guerre si continuino a fare chiamandole proprio come hanno cominciato a chiamarle allora  guerre umanitarie . Ma che guerre umanitarie, ma di quale umanità parlate , ma fatemi il piacere voi che avevate detto che volevate fare la rivoluzione e poi al primo timore di lasciarci le penne tutti a casa come aveva deciso per l'appunto Lotta continua nel 76 e nel si salvi chi può molti non si sono limitati a tornare a casa bensì sono entrati nel parlamento ,  come ha fatto Boato,  distinguendosi per le sue risolute posizioni garantiste a favore di chi 

l’essere in pochi “non deve farci paura”; tra la violenza e la repressione c’è una terza via che è la costruzione faticosa e lunga di una “Nuova società equilibrata, vivibile, a dimensione d’uomo, disarmata, partecipata e nonviolenta”; il ruolo dei nonviolenti è quello di stare dentro i processi di trasformazione, di operare nelle realtà di base cui appartengono, avendo come riferimento i “profeti inascoltati”, che hanno saputo indicare le strade da percorrere. Saldare la dimensione concreta e reale dei problemi con una prospettiva alta e lungimirante. Agire localmente pensando globalmente è quello che Domenico Sereno Regis praticò in tutta la sua non lunga ma intensa esistenza."

Prima di andare via, insalutata ospite, ho anche pensato se non avrei dovuto intervenire, ma sempre più prima di farlo cerco di capire se c'è qualcuno nell'uditorio cui potrebbero giovare le mie parole per l'acquisizione della verità ( nello specifico sulla Ex Iugoslavia )  ma, considerata la preponderanza dei presentatori del libro, ho deciso che tra avere ragione ed essere felice preferivo la seconda ipotesi . Con amicizia e sim-patia Gian



















lunedì 16 novembre 2015

Riporto qui una riflessione che nel mio passato ormai remoto non avrei mai pensato di sottoscrivere . Ma come ho già scritto nel post precedente :"Dalla passione alla compassione di salvare il mondo "(o anche dal MIR pueblo cosiencia fusil del Cile, al MIR movimento di riconciliazione internazionale ) ora lo faccio 

Ogni cosa che facciamo qui ad Omnama nasce dalla convinzione che per cambiare il mondo possiamo solo partire da noi stessi.
Poi accadono eventi terribili davanti ai quali ci sentiamo impotenti, accadono in ogni parte del mondo e molti restano nel silenzio.
Ed è in questi momenti che può venirci voglia di chiederci... Perchè fare qualcosa? A che scopo? Che cosa possiamo fare da soli?
Ma poi…ecco che, per quanto sia faticoso… 
...Sappiamo che è proprio in questi momenti che, restare con la mente pronta e il cuore aperto, fa una gran differenza.
È nei momenti di paura che diventa ancora più importante restare vigili e critici, per non lasciare che atteggiamenti di qualunquismo e manipolazione prendano il sopravvento.
Perchè è in questi momenti che siamo chiamati a risplendere in tutta la nostra luce e a dare il meglio di chi siamo, in ogni pensiero e singolo gesto.
Per noi stessi e per il mondo.
E allora non perdiamo altro tempo, facciamo del nostro meglio, qui ed ora, perchè questo fa tutta la differenza del mondo  ❤
Un abbraccio di Luce immensa,
 
Il Team di Omnama


 





 
 
 
 
 



 




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giovedì 12 novembre 2015

Dalla passione alla com-passione § di salvare il mondo


      Marino Niola sul numero 48 del venerdì di Repubblica così scrive :
"Una volta pensavamo sempre a come cambiare il mondo.( Chi forse tu ? Non mi risulta )
Oggi meditiamo su come cambiare noi stessi per adattarci al mondo. ..( nuovamente forse tu e la tua compagnia cantante ).Che intanto si trasforma per conto suo, senza che noi possiamo farci granché. Forse è per questo senso di impotenza e di smarrimento crescente di fronte alla realtà, che si moltiplicano le cosiddette tecniche del sé. Sia quelle tradizionali, sia quelle nuove. Sia quelle materiali, sia quelle digitali. Dallo yoga alla mindfulness, dalla dinamica mentale al coaching. E la meditazione, da esercizio filosofico astratto, diventa una pratica concreta e una forma di wellness. ( ma chi ha detto o scritto mai che la meditazione è un' esercizio filosofico ? è invece sempre stata una pratica oltre che concreta trasformante, come ormai anche la scienza ha provato )... semplicemente ci propone formule infallibili per ottimizzare il nostro essere nel mondo. Dove per mondo si intende quell'eterno presente che è ormai l'orizzonte unico della nostra vita.
E allora preferiamo essere sedati, coccolati, consolati. Normalizzati. Cerchiamo istruzioni per imparare ad accettare, senza grilli per la testa, quel che passa il convento. E mandare giù la pillola. Così l'antica pratica socratica del conosci te stesso diventa la ricetta di Mary Poppins."
Bella formula quella del pensiero corto... Ma che pensiero corto, ma che pensiero debole ! Chiunque al contrario intraprende la strada del lavorare su di sé- come correttamente si dice - sa bene che non è ne corta, né debole, né tanto meno ci si coccola e ci si seda, bensì così facendo si portano allo scoperto i macigni che ci impediscono di riconoscerci non solo nel proprio particulare , bensì collegati con tutti gli esseri viventi .
E dunque bravo il nostro signor Niola che da giornalista qual'è non vede al di là del proprio naso e della sua redazione appunto, ciò che da tempo si muove non più sotto la cenere ma alla luce del sole . In realtà un numero sempre crescente di persone ci siamo messe in cammino incominciando da sé ma non certo per finire con sé . Anche se è vero che alcuni se ne fanno un alibi per non andare oltre il loro privato, la frase di Gandhi : Sii il movimento che vuoi vedere nel mondo, che sta scritto nel frontespizio del Sereno Regis di Torino, è diventata un punto di riferimento per tanti di noi. Quando parlo di noi mi accomuno anche a una persona che con esemplarità e coerenza ha governato l' Uruguay superando la prova egregiamente. Il suo nome è Mujica e intervistato di recente ha fatto questa sorprendente dichiarazione:
"Appartengo a una generazione che ha voluto cambiare il mondo, ma che ha commesso il terribile errore di non volere cambiare prima se stessa".
E vengo a me che di quella generazione ha fatto parte anche se come donna già allora all'interno dei gruppi nei quali ho militato, ho sempre contestato coloro che criticati per comportamenti non coerenti rispondeva “ ma quando avremo fatto la rivoluzione ...”
Nel 1999 è uscito un mio libro ,così recensito da Augias sull'inserto di Venerdì di Repubblica :
La passione di cambiare il mondo Gli anni terribili dal 1968 all’84 li si può vedere attraverso le grandi trasformazioni del costume, oppure raccontando i tumulti, le emozioni e le novità vissute dai giovani nell'esistenza quotidiana. Così fa Giancarla Ceppi in “La memoria, i ricordi...", in cui il pregio del racconto è nello sguardo dell’autrice che riferisce con prospettiva personale e spesso ribaltata ciò che le succede: dalla contestazione studentesca alla sorte dei personaggi che le vivono intorno (un amico australiano, una compagna di stanza che di colpo comincia a drogarsi). Pochi, scrive Dario Paccino nella postfazione, sono riusciti a dare quegli eventi in un contesto di tale umanità.”
A parte la definizione di anni terribili che non condivido assolutamente essendo stati quelli anni straordinari e formativi per un intera generazione oltre che anni di lotte ahimè finiti in una sconfitta. Ma siccome dalle sconfitte come dagli errori occorre imparare mi sembra che, fatto salvo il principio che la lotta forma la coscienza e che è sempre bene manifestare insieme agli altri il proprio dissenso , continuare a fare riferimento a partiti e ideologie basate su analisi socioeconomiche del capitalismo sia pure veritiere e ancora persistenti , cercando soggetti politici, avanguardie o mitiche classi operaie che guideranno la rivoluzione, sia semplicemente ostinazione e continuismo. L'internazionalismo proletario è stato esautorato dalla globalizzazione o meglio ancora, come diceva Pasolini, dal fascismo (nel senso della dittatura) dei consumi. Ciò premesso lungi da me l'intenzione di abbandonare l'ideale di cambiare il mondo perché quello che ora ci tocca in sorte non è certo il migliore dei mondi possibili. Anzi, sembra che l'umanità sia giunta al suo massimo storico di guerre diffuse, di conseguenti migrazioni di massa per poter sopravvivere e di devastazione dell'ambiente. Ma è proprio quando la notte diventa più nera che si ricominciano a vedere la stelle o per dirla con Arundhaty Roy , la scrittrice indiana esemplare per il suo impegno sociale e politico : “ Un altro mondo , non solo è possibile , ma sta arrivando . Nelle giornate calme lo sento respirare .”
Basta solo osservare e seguire quello che è riportato nel sito dell'Italia che cambia ( www. italiachecambia.org )e chiunque abbia buone orecchie per intendere e voglia di fare, a meno che non sia in mala fede, riconoscerà i nuovi semi che un numero crescente di persone , sia pure minoranze (e quando mai se non le minoranze hanno cambiato la storia ? )sta piantando, con i piedi per terra e la testa verso il cielo .






§ per com-passione intendo appunto l'ideale di cambiare il mondo cominciando da sé . Nel buddismo c'è la figura del bodhisattva che è un essere altruista dotato di grande coraggio. I Bodhisattva sono le persone che sebbene capaci di liberazione personale, scelgono di assumersi il compito di liberare gli altri dalla sofferenza. La compassione di tali esseri è illimitata e trascende tutti i motivi di divisione .
















giovedì 15 ottobre 2015

in data 15 ottobre ho scritto questo epitaffio per Ralph il mio ex marito morto il 7 ottobre a Sidmouth Exester


Where have you been to Lord Randall my son … Mi è risuonata nell'orecchio questa ballata che da tanto non sentivo, una mattina di queste quando ho saputo che Ralph stava per andarsene e così ho pensato che ero in telepatia con lui . La telepatia era l'unica cosa a cui lui credeva perché era stata dimostrata dagli scienziati russi in epoca non sospetta di influenze new age .Si perché lui Ralph si definiva ateo e fino all'ultimo, fino all'ultima telefonata in cui gli chiedevo se sentendosi vicino alla morte aveva pensato a cosa poteva esserci dopo, mi ha risposto di no che non l'aveva fatto e che comunque era rassegnato. Me l'aveva ripetuto due volte” Sì sono rassegnato” e tanto è stato conseguente da laico credente nelle persone del mondo di tutte le origini e provenienze e nei rapporti corretti con tutti,che dopo aver rifiutato il sollievo della morfina, non volendo essere di peso a nessuno, ha aspettato che arrivasse Matteo dall'Italia , ha aperto gli occhi lo ha salutato e 'serenamente ' se n'è andato . Me lo ha scritto proprio lui Matteo, nostro figlio alla cui nascita lui antesignano aveva voluto assistere e che ha cresciuto da padre educatore . Serenamente, si serenamente come muoiono tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto degnamente, dopo aver portato a termine il compito prefissato chissà dove chissà quando...
Poco più che diciassettenne a un amico medico che lavorava in ospedale a cui avevo chiesto se non gli faceva impressione vedere morire le persone , mi aveva risposto così “ Guarda quel che ti posso dire di sicuro è che si capisce la differenza tra chi muore avendo vissuto appieno la sua vita e chi non l'ha fatto. I primi muoiono tranquilli mentre gli altri muoiono proprio tormentati,direi quasi rabbiosi, si ribellano .”
Quello per me è stato un grande insegnamento e Ralph sicuramente ha risposto a più di un appello nella sua vita, spostandosi tra i continenti e le nazioni dall'Australia all'Italia e dal' Italia all'Inghilterra, dovunque imbastendo rapporti profondi con le persone attraverso il dialogo e con l'insegnamento della sua lingua madre da pedagogo qual'era .
Fu proprio la sua conversazione brillante piena di aneddoti e di informazioni sul mondo, che fin dall'inizio mi colpì di lui e del gruppo di anglosassoni che già fin dall'inizio degli anni sessanta si erano stabiliti a Torino. Vivevano tutti insieme in una casa di Via Verdi in forma comunitaria, con le porte sempre aperte e per chi arrivava affamato scorrevano piatti di pastasciutta a tutte le ore del giorno e della notte. Era una speciale atmosfera interculturale, come si dice ora, arricchita dall'interesse per la musica ed il folklore e per le forme dialettali, cui li avevano avvicinati il gruppo del nuovo canzoniere italiano, Fausto Omodei e Sergio Amidei tra questi, frequentatori anche loro della casa aperta . Ricordo che così si era presentato : Mi chiamo Ralph che 'l'è un nom cass da ai can ' ( si scriverà così ?) e che lo dicesse in un dialetto che fino ad allora mi ero rifiutata di considerare mi aveva proprio stupito . Per me, per noi abitanti di una Torino provinciale e fiat-centrica, è stata una straordinaria circostanza che ci ha aperto un mondo oltre a farci scoprire le canzoni della nostra tradizione di tutte le regioni d' Italia . A loro volta gli scozzesi , gli irlandesi e gli australiani del gruppo ci fecero conoscere le proprie canzoni ed è stato proprio in una di quelle occasioni che Ralph con voce possente, accompagnandosi con la chitarra insieme al suo amico scozzese, aveva cantato la ballata di Lord Randall . Si potrei dire che lì era scoccata la fatidica freccia e quella triste ballata in cui si narra la storia dell'avvelenamento di lord Randall da parte della fidanzata mi è rimasta ben impressa nella memoria.
Una parte di loro, degli Australiani come venivano chiamati, era influenzata dal movimento hippy che era ai suoi primordi, anche se Ralph non aveva quell'impronta . A suo dire l'influenza e la formazione più importante l'aveva avuta negli otto anni che aveva passato in una scuola quacchera durante lo sfollamento in Inghilterra. E da quella esperienza sicuramente proveniva la sua rigorosa coscienza.

Ho già scritto nelle “ Lettere per un figlio “ come è avvenuta la nostra separazione, sancita dalle legge per reciproco consenso . Raramente consenso fu più conseguente, né per quasi mezzo secolo venne meno la stima l'affetto e il reciproco dialogo sia di persona che telefonico . C'era una canzone degli anni '30 che faceva “ Lasciamoci così senza rancor “ .E rancore non fu perché Ralph 'è un uomo d'onore '. Hai ragione tu Angela che, quando hai saputo della sua morte, mi hai scritto che lo ricorderai come un uomo giusto. E io sono sicura che nonostante il suo scetticismo e la sua sospensione di giudizio sul 'dopo', Ralph è e sarà ancora tra noi. Good Bye Ralph, o meglio come mi hai insegnato tu, Bye Bye , arrivederci Ralph.       

sabato 27 giugno 2015

 Stamani ho ricevuto questo post con affermazioni che condivido pienamente e vorrei condividerlo con voi che mi leggete . Grazie 
In questo articolo
condividiamo delle informazioni
che molte 'guide autorevoli'
ignorano per non compromettere
la propria 'carriera'
ma che la maggior parte dei 
veri ricercatori spirituali
sente dentro di se'

lunedì 27 aprile 2015

quando leggo su face book : a cosa stai pensando a me non viene da dire' saran fatti miei', perchè penso che siamo tutti collegati, ma in un'epoca in cui il link- che vuol dire collegamento - è entrato nel nostro quotidiano siamo sempre più isolati nelle nostre monadi elettroniche . Mi viene ancora in mente che c'è una perifrasi sul Cartesio di penso dunque sono che dice : io penso dunque non sono qui, ma si potrebbe altrettanto dire io sono sul mio cellulare, dunque non sono qui .
A questo proposito concordo pienamente con quanto scrive Paolo in Zen in the city : 
 "Basta un breve viaggio in treno per rendersi conto di cosa stia succedendo a noi esseri umani. I dispositivi digitali – come computer, tablet e smartphone – sono diventati inseparabili appendici del nostro corpo, che ci consentono di essere perennemente connessi alla rete. Essere online, qualsiasi sia la sua motivazione (relazioni, lavoro, divertimento), spinge ciascuno lontano dal luogo e dal tempo nel quale si trova in quel momento.
Dunque siamo vicini, gomito a gomito, eppure lontanissimi nelle intenzioni e nella presenza mentale. Ma ancor prima di questa separazione dagli altri, si crea e si acuisce sempre di più, all’interno di ciascuno di noi, una frattura tra la mente e il corpo.
Questa frattura ha conseguenze terribili. Ci rende incapaci di vedere l’insorgere (e poi lo scomparire) delle nostre emozioni, che si manifestano tutte a livello corporeo. Col passare del tempo finiamo per non essere più capaci di riconoscerle. Le nostre emozioni richiedono attenzione, manifestandosi molto spesso come dolori muscolari (mal di schiena, torcicollo) o dell’apparato digerente, ma noi non lo sappiamo, perché non ce ne accorgiamo, e portiamo la nostra capacità di resistere ai suoi limiti. Diventiamo inoltre incapaci di vedere le emozioni degli altri e le emozioni che esse provocano in noi, e dunque, così ciechi, ci scontriamo con chi ci sta vicino – in famiglia, al lavoro, per strada – combattendo battaglie continue, nelle quali ciascuno cerca solo di riempire il sacchetto dei propri presunti bisogni, senza mai cercare di capire cosa stia succedendo veramente.
Possiamo fare qualcosa per fermare questa deriva o è troppo tardi? Certo non possiamo chiedere agli altri, né a noi stessi, di rinunciare a utilizzare i meravigliosi oggetti elettronici che il mercato ci propone in modo sempre più suadente. Ma possiamo renderci consapevoli di quello che avviene nella nostra vita giorno per giorno, ora per ora, magari anche minuti per minuto. Come? È molto semplice: riprendendo il contatto col nostro corpo, e per farlo c’è il metodo più facile del mondo: portare l’attenzione al respiro, almeno ogni tanto. Il respiro è un ponte tra la mente e il corpo, che ci consente di tornare, ogni volta che lo vogliamo (e ce ne ricordiamo) al momento presente, a ciò che avviene qui e ora.
Non aspettare ancora: adesso che hai letto l’articolo fermati, chiudi gli occhi e porta tutta la tua attenzione all'aria che entra ed esce dal tuo corpo, per tre respiri completi."
 A proposito di treni più di una volta  mi è capitato di osservare che se sale un giovane o una giovane si mette sì a sedere preferibilmente vicino a un suo coetaneo, ma tutto il tempo interagisce solo con il proprio strumento elettronico e laddove un tempo potevano nascere degli interessanti in- contri e o avventure,   ora quando ognuno di quei giovani giunge a destinazione l'unica cosa che fa è salutare e andarsene come farebbe  o fa con me . Ma allora perchè si siedono vicino ? 

venerdì 24 aprile 2015

continuazione 

Dicevo della manifestazione 



é stata una manifestazione molto partecipata e  i discorsi ufficiali delle donne delle istituzioni presenti ,come la vice sindaco , non erano retorici bensì sentiti e propositivi . Ma non c'è proposta che tenga ,né soluzione risolutiva . Che ognuno faccia la sua parte ...per quello che può e deve. 




LA GRANDE IPOCRISIA
"Ma in Somalia, Eritrea e Etiopia non ci siamo stati noi per quasi un secolo? E con il dittatore Siad Barre e i militari etiopi non abbiamo fatto affari? La guerra civile in Nigeria non nasce anche dalla presenza del petrolio sfruttato della multinazionali occidentali? Il caos in Libia non è figlio della distruzione dello Stato grazie ai bombardamenti francesi, inglesi e statunitensi? Congo, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana non sono piegati, sfruttati e stran
golati dalle politiche del Fondo monetario internazionale nonché da chi sfrutta l’oro, l’argento, il rame e il coltan? Tante domande, una sola certezza: i veri responsabili del disastro umanitario nel Mediterraneo, di questo vero genocidio, si trovano nei governi Occidentali e nei consigli di amministrazione delle multinazionali"

Questa in sintesi la spiegazione di quello che sta succedendo. Ma che cosa possiamo fare noi cittadini comuni per sentirci parte in causa . Intanto quando ci sono convocazioni di manifestazioni tempestive come quella del 21 aprile in Piazza Castello a Torino  andare partecipare per sentirsi comunque meno impotenti . Così ho fatto e per fortuna la convocazione a nome del Sereno Regis si è unita con quella dei sindacati . Che senso aveva convocare in due luoghi diversi della piazza -mi domando e vi domando . Passo e chiudo e cito una delle risposte a dei versi che nel lontano 1978 avevo scritto dopo la sconfitta delle lotte degli anni '70 che qui riporto :
Che cosa posso fare?
Che cosa posso fare io contro la miseria e la fame
se non la carità.
Che cosa posso fare io contro lo sfruttamento
se non farmi sfruttare.
Che cosa posso fare io contro l'oppressione
se non essere oppressa.
Che cosa posso fare io contro la controrivoluzione
se non indignarmi davanti alla televisione.
Che cosa posso fare io contro le guerre
se non cercare la mia pace.
Che cosa posso fare io contro il razzismo
se non rimanere bianca.
Che cosa posso fare io contro lo stordimento delle merci
se non andare per supermercati
 con il carrello semivuoto e gli occhi fissi
 ad acquistare ciò che non mi serve.
Che cosa posso fare io contro lo scempio dei bambini
 e la fame di milioni di esseri indifesi
se non inseguire l’utopia di una maternità universale
Che cosa posso fare io contro l'odio che divide
se non odiare ancor più forte
chi sfrutta opprime e uccide.
Che cosa posso fare io per assaporare l'amore
se non innamorarmi di tanto in tanto
e opprimere o farmi sfruttare fuggire  o cercar riposo
finché amore universale non sia solo retaggio di uomini eletti a scrivere
sulla sabbia come bambini che costruiscon castelli
 per poi distruggerli prima che li lambisca il mare.
                                                                                    Moncalieri 1980

giovedì 19 marzo 2015

Cito pari pari un brano di Krishnamurti che condivido :

Violenza non significa soltanto uccidere qualcuno. C’è violenza quando usiamo una parola tagliente, quando facciamo un gesto per respingere una persona, quando obbediamo per paura. Quindi la violenza non è soltanto quella delle stragi organizzate nel nome di Dio, della società o del paese. La violenza è molto più sottile, molto più profonda, e noi stiamo indagando la vera profondità della violenza. Quando vi definite indiani o musulmani o cristiani o europei, o qualsiasi altra cosa, voi siete violenti. E sapete perché? Perché vi state separando dal resto dell’umanità. Quando vi separate per una fede, per nazionalità, per tradizione, questo produce violenza. Quindi, una persona che cerca di comprendere la violenza, non appartiene a nessun paese, a nessuna religione, a nessun partito o sistema politico; si preoccupa della comprensione completa dell’umanità.
Da: Jiddu KrishnamurtiLibertà dal conosciuto, Astrolabio Ubaldini, 1978.

Le dita di una mano ovvero ogni dito per sé e dio per tutti

Incontro dell'11-3-2015 a Palazzo Madama così pomposamente annunciato: “La cultura dello specchio. Stare insieme come le dita in una mano”. Una conferenza sulla pratica collaborativa. - Segue  inaugurazione della mostra “Donne che vedono il futuro”

 Premessa : qualche mese fa mi è stata segnalata un'iniziativa che si teneva a Palazzo Madama in cui in quanto donna venivi fotografata e facevi le tue considerazioni su cosa pensavi del futuro. Con altre 59 donne di tutte le età , ho partecipato presumendo di poter dire la mia e che quanto dichiaravo sarebbe stato in qualche modo pubblicizzato . Da tempo cerco di diffondere quando e dove mi è possibile l'importanza di un cambiamento di paradigma basato su una diversa concezione del mondo che ha al suo centro l'energia e la spiritualità , al di là della concezione positivistico- materialista. Così per la prima volta ho messo piede nelle stanze di Madama e sono rimasta colpita dal sole di quella splendida giornata che entrava dalla vetrata di una delle più belle sale del palazzo . Per formazione e convinzione non ho mai amato visitare i luoghi reali e imperiali di qualsivoglia cultura, ma tant'è quella mattina oltre che mettermi in posa per la fotografia, pur accecata dal sole del mezzogiorno, ho scritto una decina di righe su cosa pensavo che potrebbe essere il nostro futuro. Presunzione o arroganza che fosse ho fatto tutto ciò con convinzione e dopo tre mesi sono stata invitata personalmente alla presentazione della mostra di fotografie nelle stesse sale dove erano state scattate . Oltre che invitare amici e parenti sono arrivata vestita di tutto punto e puntuale all'inizio della conferenza il cui titolo non aveva alcun riferimento con le donne e cosa pensano del futuro bensì : La cultura dello specchio. Stare insieme come le dita in una mano.  Una conferenza sulla pratica collaborativa . Appena arrivata mi sono guardata intorno e accorgendomi dell'ufficialità dell'evento dal tipo di pubblico e dagli scambi di conversazione , mi sono subito sentita come un pesce fuor d'acqua . Cosa ci faccio qui . What am I doing here? Un'aliena in un pianeta che non è mai stato mio .Ma forse è la mia solita parte giudicante che esce fuori -mi sono detta . Lasciamola da parte e stiamo a vedere e soprattutto sentire . Finalmente dopo tutto quel brusio mondano la conferenza è iniziata e durante i primi interventi ho aperto le orecchie e anche un po' il cuore . Collaborazione, solidarietà, lo specchio, l'accettazione della diversità , tutte belle parole e ben esemplificate addirittura con suggerimenti della forma concreta in cui questo si può manifestare : il cerchio, l'abbattimento delle mura separanti come ha detto Calabresi, il direttore della stampa , seguito dall'intervento di Giuliana Galli , religiosa con Laura in sociologia e master acquisito in Florida, non nota solo a me, già vicepresidente nel consiglio della compagnia di S. Paolo ,imprenditori e bancari . I soliti noti insomma che dicevano la loro sulla solidarietà . Quando poi siamo arrivati al manager bancario e all' imprenditore che sottolineavano e mettevano in rilievo come le pratiche collaborative migliorano i risultati e i profitti e tutti insieme volevano dare l'immagine di una società armonica e collaborativa, allora nuovamente il mio salvifico spirito critico della ragione non pura mi si è parato davanti . Ma dove, ma quando mai tutta questa armonia e solidarietà ? In una società sempre più separata in cui alte si alzano le mura tra emarginati e sommersi e ultraprivilegiati . Alla fine è arrivato il turno della fotografa che avrebbe dovuto collegare il tema della conferenza sulla pratica collaborativa con le fotografie e le dichiarazione delle sessanta donne convenute al palazzo della Madama . Forse si un po' c'ha provato, dicendo che qualcuna delle donne fotografate si era aperta con lei parlando dei propri problemi . Certo che in una mezz'ora quanto ci avevano concesso non so come sia stato possibile . E poi chi ha solidarizzato con chi se alla fine siamo state invitate nella sala accanto a vedere la mostra delle fotografie e ciasuna di noi per proprio conto a cercare la propria immagine, tutte separate senza conoscersi o guardarsi in faccia l'una con l'altra, ma ognuna per sé con i propri amici e parenti . Altro che le dita in una mano . E alla fine tutte fuori alla spicciolata senza neanche un piccolo rinfresco offerto da 'Madama' . Oltre la porta su un banco a bella posta in vendita i cataloghi che a noi fotografate, con quello che pensiamo del futuro scritto così piccolo che ci vuole una lente a leggerlo, sono 'offerti' con lo sconto del venti per cento :15 euro invece di venti. Tutto qui?si, proprio tutto qui e ben mi sta che mi illudevo che davvero per una volta si desse rilievo a ciò che 60 donne non note pensavano del futuro oltre che mettersi in posa davanti alla fotografa ufficiale di Palazzo Madama, desiderosa di rinverdire la sua fama e di averne riscontro in un catalogo pubblicato per la bisogna.

domenica 1 febbraio 2015

Quando i missionari vennero per la prima volta nella nostra terra, loro avevano le Bibbie e noi avevamo la terra. Cinquant’anni dopo, noi avevamo le Bibbie e loro avevano la terra. (Jomo Kenyatta)

Proprio stasera pensavo all' Africa e questa scritta mi è comparsa...