mercoledì 16 dicembre 2015

lettera a Francesco e chi come lui su guerra e nonviolenza

A Francesco e chi come lui
La guerra non è una medicina . Non cura ma uccide . Così dice Gino Strada che di guerre se ne intende e così pensavo io  l'altra sera alla presentazione del libro su Alex Langer, quando quel signore del partito radicale riaffermava l'importanza  dell'intervento armato su Belgrado . Dimenticava lui e tutti quelli come lui, che sono stati tanti ,( quasi tutto lo schieramento politico italiano ) , che l'intervento non ha risolto proprio niente e che tuttora i serbi da persecutori sono diventati perseguitati . Ma a chi cale che intanto Milosevich era stato paragonato a Hitler e quindi l'intervento giustificato . Mentre invece come dalle seguenti informazioni su quella storia si capisce che la vera ragione si chiamava :

Ambo, che sta per Albanian Macedonian Bulgarian Oil, entità registrata negli USA per costruire un oleodotto da 1,1 miliardi di dollari (noto anche come Trans-balcanico) che dovrebbe portare il petrolio dal Mar Caspio a un terminal in Georgia e da lì verrebbe trasportato via nave attraverso il Mar Nero fino al porto bulgaro di Burgas per poi attraversare la Macedonia fino al porto albanese di Vlora. La guerra della Nato voluta da Clinton contro la Jugoslavia era cruciale per l’accesso strategico a Vlora, dove il greggio deve essere imbarcato sulle petroliere dirette alle raffinerie statunitensi sulla West Coast. Va detto che lo studio originale di fattibilità dell’Ambo, che risale al 1995, è stato condotto dallaKellogg, Brown and Root, una sussidiaria dell’Halliburton, compagnia che si dice vicina al vice presidente Dick Cheney. L’Ambo si accorda infatti con la griglia energetica perseguita  da Cheney (e, prima di lui, da Richardson, ministro per l’Energia di Clinton) volta a escludere la Russia dalla competizione energetica. Tuttavia tale progetto è ancora sulla carta, pur non essendo mai stato abbandonato, e rappresenta un’alternativa ai progetti energetici russi (come il cosiddetto Turkish stream, anch’esso sulla carta).Dietro alle retoriche dell’emergenza umanitaria si nascondono, come sempre, ben più urgenti ragioni politiche ed economiche. Il bombardamento di Belgrado, celebrato come “un giorno importante per la democrazia mondiale”, fu il risultato del convergere di questi interessi e si dovette anche all’incapacità europea di risolvere la questione Milosevic in modo autonomo. Oggi le conseguenze di quel bombardamento sono evidenti: le guerre jugoslave hanno spinto i paesi balcanici verso regimi a libertà limitata, ora nell’alveo dell’Unione Europea, ora sotto la tutela militare euro-americana. L’indipendenza per cui gli slavi del sud sono stati spinti a combattere forse sarebbe stata meglio garantita salvaguardando (e rifondando) la Jugoslavia. Ora che i nuovi padroni sono entrati in casa, non si potrà più farli uscire. ..

e di tutto ciò ero già a conoscenza proprio all'epoca quando ho fatto parte del comitato per la ex Yugoslavia,  che si riuniva a Roma durante tutto il periodo della tragedia annunciata . Eravamo una minoranza allora anche se di certi tempi è meglio essere una minoranza, ma non tanto per non sporcarsi le mani bensì per cercare di capire e di agire nel modo corretto nei confronti di tutta l'informazione deviante e manipolatrice. La verità è rivoluzionaria si dice, ma purtroppo non riesce ad impedire che le guerre si continuino a fare chiamandole proprio come hanno cominciato a chiamarle allora  guerre umanitarie . Ma che guerre umanitarie, ma di quale umanità parlate , ma fatemi il piacere voi che avevate detto che volevate fare la rivoluzione e poi al primo timore di lasciarci le penne tutti a casa come aveva deciso per l'appunto Lotta continua nel 76 e nel si salvi chi può molti non si sono limitati a tornare a casa bensì sono entrati nel parlamento ,  come ha fatto Boato,  distinguendosi per le sue risolute posizioni garantiste a favore di chi 

l’essere in pochi “non deve farci paura”; tra la violenza e la repressione c’è una terza via che è la costruzione faticosa e lunga di una “Nuova società equilibrata, vivibile, a dimensione d’uomo, disarmata, partecipata e nonviolenta”; il ruolo dei nonviolenti è quello di stare dentro i processi di trasformazione, di operare nelle realtà di base cui appartengono, avendo come riferimento i “profeti inascoltati”, che hanno saputo indicare le strade da percorrere. Saldare la dimensione concreta e reale dei problemi con una prospettiva alta e lungimirante. Agire localmente pensando globalmente è quello che Domenico Sereno Regis praticò in tutta la sua non lunga ma intensa esistenza."

Prima di andare via, insalutata ospite, ho anche pensato se non avrei dovuto intervenire, ma sempre più prima di farlo cerco di capire se c'è qualcuno nell'uditorio cui potrebbero giovare le mie parole per l'acquisizione della verità ( nello specifico sulla Ex Iugoslavia )  ma, considerata la preponderanza dei presentatori del libro, ho deciso che tra avere ragione ed essere felice preferivo la seconda ipotesi . Con amicizia e sim-patia Gian