mercoledì 16 marzo 2016

La virtualità invadente

Cartesio asseriva : Penso dunque sono

La versione corretta dallo zen : Penso dunque non sono qui 

La versione  da me coniata : Sono connesso dunque sono 

Questa è la sensazione che ormai ci pervade quando sui mezzi pubblici, nei ristoranti , per la strada incontriamo bambini,ragazzi e adulti che quando camminano tengono in mano il loro portatile  - e in questo caso è giusto dire a portata di mano - e cercano affannosamente posti a sedere per poter interagire con quello che da mezzo elettronico sta diventando un fine . Un pò per tutti noi che siamo coinvolti e che se dimentichiamo il cellulare a casa ci sembra di non avere una gamba, ma soprattutto per le nuove generazioni con limiti di età sempre più bassi, grazie alla complicità dei genitori che pur di far star tranquillo il loro pargolo glielo mettono in mano anche quando sono in carrozzella . Così il cellulare acquisisce la stessa funzione che una volta aveva la T.V con una invadenza molto maggiore. Dovremmo chiedere aiuto al nostro Mac Luhan per una nuova definizione oltre quella di mezzo caldo o freddo . Forse si potrebbe dire scottante . O no ?
Comunque sia ed è occorre tener conto di questa nuova realtà che si può constatare per ogni dove . Ma certamente non abbiamo bisogno che la pubblicità enfatizzi il tutto per portare avanti i suoi fini mercificanti . Tempo addietro in tutta la città apparivano pubblicità come questa qui sotto riprodotta . Bambini di tutte le stature appunto in mezzo al verde che non si guardano più in giro quando sono sui mezzi pubblici o sulle auto dei genitori ...
Certo bisogna stare attenti a demonizzare la realtà ma l'errore contrario è quello di accettarla così com'è , nonostante i disagi e il senso di alienazione che apporta . Perché forse così facendo  non ci si aliena dalla natura e  da tutto ciò che ci circonda come le persone i nostri vicini di casa( che già da tempo sono alienati) i nostri vicini di autobus o di tavola ( anche in tavole famigliari in cui ognuno comunica con un altro da un'altra parte, con il suo smartphone  o lo  tira fuori per mostrare fotografie e compagnia cantante ) ?. Mi si può obiettare che tutta questa realtà dell'alienazione era già presente prima dell'introduzione massiccia dei mezzi elettronici . E che in realtà (virtuale)in  Facebook ormai è diventato un modo per riprendere contatti con persone che da tempo non vedevamo o addirittura darci notizia della morte di qualcuno di cui altrimenti non avremmo saputo . Ma di quali contatti si tratta se non fuggitivi anche se talvolta sia pure emotivi, sottolineati dalle faccine sempre più variegate che son state introdotte ? Quello che comunque domina è la solitudine del singolo che si deve accontentare di un interazione virtuale . Meglio quello che niente. Ma la nostra generazione -parlo per gli ultrasessantenni che ha avuto la fortuna di partecipare a forme di socialità ora scomparse -non si può accontentare e comunque occorre saper dare delle alternative efficaci per non incorrere nella virtualità totalizzante . Uno dei modi è sviluppare la personale creatività fin da piccoli e recuperare la sensualità-sottolineo sensi -  e per la socialità ancora una volta l'esempio ci viene dagli Stati Uniti e precisamente da New York ,  dove sui terrazzi e gli ultimi piani dei grattacieli le persone si danno appuntamento per party o incontri con l'ordine tassativo di lasciar fuori e-o spenti i loro devises elettronici . Occorre anche qui farsi promotori di situazioni analoghe e per dare il buon esempio aprirò una volta al mese la mia casa per incontri che chiamerò Convivium comprendenti cene etniche e o salutari con dialoghi e indicazioni su temi attuali e di riflessione sociale ed esistenziale.
    

martedì 1 marzo 2016



Questa è una brutta foto tuttavia ben descrive la mia sensazione di soffocamento per l'incombente nerume che affligge le nostre giornate sui mezzi, per le strade dappertutto : ogni due persone che passano una veste di nero . Certo non stiamo attraversando un bel periodo della nostra storia e per il nostro pianeta tra riscaldamento globale , rifugiati guerre e chi più ne ha più ne metta e non a caso la moda induce a sottolinearlo. Ma come da tempo ripeto occorre comunque dare segnali di speranza perché certo così è come mettere sale su ferite aperte . Proprio quando facevo queste riflessioni un giorno persino ho visto un bambino portato in carrozzella che non avrà avuto neanche un anno con un piumino nero addosso . Cito direttamente da un testo che parla dell'aura e dell'influenza dei colori su di noi : 
"La moda del nero globale che negli ultimi anni - ma soprattutto questo inverno aggiungo io - ha preso piede in Italia come nel resto del mondo è molto pericolosa per la nostra società e per l'armonia dell'individuo . Crea solo un grande senso di depressione ,forti blocchi nei sentimenti e continue visioni di ostacoli nella nostra vita . Ho notato che molta gente qui in Italia che veste abitualmente di nero rischia di perdere o ha già perso la profondità e l'ampiezza dell'aura . La cosa strana è che gli stilisti di moda per anni hanno tentato di reintrodurre i colori nella collezione ( ma quando come domando io . A me risulta che ci sia solo uno stilista che fa questo e non a caso è spagnolo e si chiama disegual )" e poi aggiunge ." Se pensate di rilassare la mente ovvero di favorire una frequenza del pensiero prediligere un ambiente immerso nel blu amplificherà i vostri pensieri . Basti notare che se uscendo di casa la mattina vediamo il cielo di un limpido blu ci sentiamo rilassati, quando invece il cielo è grigio avremo spesso pensieri depressi ".