martedì 12 settembre 2017

Stamani ho trovato tra i miei scritti una citazione di Alex Langer che vorrei condividere con voi :
Il pretenzioso motto 'citius altius fortius (più veloce. più alto più forte ) che contiene la quintessenza della nostra civiltà dove vige la cultura della competizione,dovrà urgentemente convertirsi nel più modesto ma più vitale lentius, profondius,suavius ( più lento più in profondità più dolce )
La nostra civiltà ha bisogno di disarmare e di digiunare altrimenti rompe ogni equilibrio e impedirà ogni sviluppo durevole-
Profetico Langer peccato che la sua impazienza ha indotto la sua morte precoce perché oggi avrebbe trovato molti più compagni di strada a cominciare dal movimento della de-crescita felice, Italia che cambia , e molti altri che si muovono in quella direzione( eccetto quando si trasformano in nuovi mercati alternativi quanto si vuole ma sempre fonti di profitto, ahimè )
Questo post pubblicato su Facebook necessita di un'aggiunta sulla figura di Gad Lerner la cui vita testimonia la non corrispondenza tra il dire e il fare che appartiene a gran parte degli intellettuali così chiamati e ai politici sia pure rivoluzionari delle passate generazioni . Ricordo ancora la sorpresa e l'indignazione che ebbi quando lessi che Lerner era uno dei più convinti sostenitori dell'intervento nella ex Iugoslavia . Proprio lui che parlava di disarmare.. . Io allora appartenevo a un comitato assolutamente minoritario sulla ex Yugoslavia in cui ebbi modo di conoscere Giulietto Chiesa. Ma non di questa immane tragedia voglio scrivere qui che peraltro necessiterebbe di ritornare alla luce se non altro per tutti gli abbagli che presero molti intellettuali della sinistra di allora dalla più moderata alla più estrema si fa per dire . L'ex presidente dell'Uruguay Mujica in un'intervista ha fatto questa sorprendente dichiarazione : "Io appartengo a una generazione di rivoluzionari che commise l'errore di non cominciare da se'. " Grande Mujica ! Lo cito ogni volta che posso e specialmente negli ambienti che hanno già intrapreso questo cammino come nella rete dell'Italia che cambia o in altre situazioni in cui c'è la tendenza contraria e cioè di cominciare da sé fermandosi all'io .

sabato 10 giugno 2017

Sabato 3 giugno nonostante il caos e la confusione chiassosa dei tifosi del calcio, si è svolta una manifestazione silenziosa di protesta in previsione della pubblicazione sulla gazzetta ufficiale  dell'obbligatorietà di 12 vaccinazioni  . Famiglie con bambini in carrozzella ,giovani , anziani ,circa 300 persone che hanno marciato silenziosamente nella modalità che nella pratica zen si chiama meditazione silenziosa . Parlavano i cartelli portati a mano di cui i più significativi ; genitori consapevoli, per la libertà di cura ,libertà di scelta sui vaccini , no alle leggi antisociale etc.
Saltava all'occhio il contrasto tra una folla chiassosa e fischiettante e noi cittadini che ci siamo radunati  per manifestare il proprio dissenso . Due mondi sempre più separati schieramenti che nel prossimo futuro si confronteranno sempre di più sui più diversi temi e problemi in primis sull'immigrazione ( di cui scriverò in seguito )perché come dicevo nel finale di un video fatto nel 1990, è un fenomeno  epocale .
Stamani 6 giugno leggendo che il decreto è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale dire che sono rimasta sbacalita è dir poco . Ma non è finita qui . Andremo avanti e seguiremo quanto deciderà il coordinamento per la libertà di cura a cui lascio la parola perché condivido in toto ciò che leggerete qui di seguito :
«La falsificazione politica del dissenso nei confronti del decreto è diventata così parte integrante di una strategia impositiva che va ben al di là delle questioni scientifiche: questo decreto nasce scegliendo a priori di contrapporsi ad una parte importante della società, per questo decreto la società non è interlocutore ma controparte. Una follia».
«L’ideologia sottostante è agghiacciante e si appalesa con i tratti di un igienismo tecnocratico da Ministero degli interni: non esistono le persone con le loro legittime complessità e le loro culture ma solo milioni di banali e indifferenziati macro-organismi, tutti indistintamente potenziali portatori di micro-organismi da sopprimere il più tempestivamente possibile. Quindi, solo un problema di ordine pubblico. Questa ideologia che esiste solo in ragione di una politica insipiente è la più lontana da una ragionevole e moderna idea di scienza: per essa valgono solo le evidenze scientifiche, le statistiche, i dati epidemiologici e in nessun caso sono ammesse contraddizioni, aporie, dati di fatto contrari, esperienze individuali, effetti paradossali, semplici diversità, singolarità».
«La medicina ne esce male: la sua poca trasparenza e la sua tanta reticenza non contribuirà ad attenuare la diffidenza sociale nei suoi confronti ma la accentuerà. I medici non hanno saputo convincere, non hanno saputo ricondurre ad una versione accettabile i tanti e diversi fenomeni che si correlano ai vaccini, non hanno saputo rassicurare sul loro uso. L’unica cosa che hanno fatto è imporre il vaccino quasi fosse un farmaco perfetto e chiedere alla società un atto di fede nei suoi confronti. La medicina si illude di risolvere i suoi problemi con la società postmoderna con i Tso (trattamento sanitario obbligatorio ) . Altra follia».
«Tutta l’operazione resta adombrata da sospetti di strumentalità politica legata anche alle prossime scadenze elettorali dal momento che non esistono condizioni di urgenza per giustificare la fretta di fare un decreto. Per di più molto forti restano i sospetti di conflitto di interesse tra i suoi principali supporter (quasi tutti nei board scientifici delle principali case farmaceutiche) o comunque legati al ruolo dell’Italia di paese capofila per i vaccini nel mondo. L’esercizio di un’ostentata quanto ottusa irragionevolezza che ha voluto ignorare alcune delle verità più elementari, come ad esempio quella che dimostra che obbligare al vaccino è meno efficace di convincere al vaccino, che molto più degli sbarramenti scolastici funziona come sistema di persuasione una buona e capillare organizzazione dei servizi vaccinali con degli orari aperti e non chiusi, che siccome l’Italia è un paese con una buona copertura vaccinale (mediamente il 90%) è difficile che un caso sporadico abbia conseguenze sugli altri, e tante altre cose che agli italiani sono state taciute, comprese le perplessità espresse dalle Regioni stesse».
«Qual è il senso? Quando una politica senza testa incontra una tecnocrazia ambiziosa e il profitto dell’industria farmaceutica, è possibile che nascano leggi antisociali come quella che ora andrà in Parlamento. Chi pensa di prendere voti con i vaccini si sbaglia, i Tso alla fine con i figli di mezzo stanno sulle scatole a tutti e non piacciono a nessuno».
«Mentre i paesi più importanti d'Europa (fra i quali Svezia, Germania, Gran Bretagna solo per citarne alcuni) hanno messo in campo strategie vaccinali volte al coinvolgimento della popolazione ed hanno affermato l'incostituzionalita' di misure coercitive ed obbligatorie, l'Italia apre una stagione di aperto conflitto con le famiglie che non adempiranno a tutte le 12 vaccinazioni obbligatorie.  Una forzatura inaccettabile, dietro la forte pressione del mondo economico delle case farmaceutiche, in un momento in cui non vi è alcuna emergenza o epidemia in corso».
«Il Coordinamento ricorrerà in tutte le sedi opportune fino alla Corte di giustizia Europea per le molteplici violazioni di diritti fondamentali contenute nel decreto legge e sosterrà tutti quei genitori che vorranno avviare ricorsi ma che non hanno sufficienti risorse economiche.  Non c'è in gioco soltanto il tema di quale strategia sanitaria adottare come la più efficace azione preventiva riguardo alcune malattie infettive, c'è una aperta violazione della libertà di scelta terapeutica garantita dalla nostra Costituzione, dalla Convenzione di Oviedo e dall'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani che garantisce l'inviolabilita' dell'integrità personale. Le sanzioni amministrative e il divieto di accesso a scuola per i bambini tra gli 0 e i 6 anni si configurano come una chiara lesione di questi diritti fondamentali».

lunedì 1 maggio 2017

 A proposito delle'Primarie 'del 30 Aprile 2017

Non sono mai stata elettoralista e dunque non penso che occorra fare tutte queste analisi per capire comunque che la situazione rimarrà invariata . Negli anni ormai sottaciuti c'erano soltanto Potere Operaio e Lotta comunista che sostenevano il predominio dell'economia sulla politica. E' vero che ci possono essere delle varianti sul piano dei diritti a seconda dei regimi presenti ma è anche vero che oggi più che mai è importante fare come suggerisce Dante non occuparci di loro ma guardare, sì guardare e anche manifestare  per fare massa critica, e poi passare oltre andando a cercare e facendo riferimento a persone e gruppi di persone che si muovono e operano per l'Italia che cambia . Come è anche vero che la crisi del capitalismo è irreversibile ma prima che crolli ne vedremo delle belle sul piano degli armamenti e dei brogli finanziari . D'altro canto forse ho cattiva memoria ma mi pare di ricordare che non sono proprio i tempi delle  grandi crisi che  si possano  definire prerivoluzionari. Con queste affermazioni chiudo sapendo di non essere molto popolare in questa lista anche se continuo a starci perché ritengo che qui ci sai un gran numero di persone di valore . Mi piacerebbe anche poter dialogare con chi fosse interessato possibilmente non soltanto virtualmente e... Buon primo maggio( internazionalista ahimè sconfitto ) comunque con tanto di cappello questa volta alle organizzazioni sindacali che hanno voluto ricordare la strage di Portella dalla Ginestra.  

venerdì 28 aprile 2017


Io sono con Felix e più  'noi' ci siamo e più cambiamo il mondo
( Massa critica )

«Il fatto non sussiste», assolto il «passeur» Felix Croft
di Enrico Mugnai
in “il manifesto” del 28 aprile 2017
Le nubi nere che sovrastavano il Tribunale d’Imperia promettevano pioggia, ma le lacrime di gioia
dell’anziana nonna e da quelli della mamma di Felix riportano il sole in una giornata storica. Felix
Croft è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il collegio,
presieduto da Donatella Aschero, ha ritenuto applicabile la «clausola umanitaria». La famiglia
aiutata da Felix si trovava in uno stato di bisogno tale da rendere l’aiuto lecito.
È la prima sentenza in Italia di questo tenore. Rifacendosi all’articolo 12, comma 2, del Testo Unico
sull’immigrazione, i giudici hanno pronunciato la sentenza di assoluzione perché il fatto non
costituisce reato.
Libero quindi il 27enne francese che i carabinieri avevano arrestato il 22 luglio 2016 quando a
bordo della sua Citroen imboccava l’autostrada che da Ventimiglia porta alla Francia. Insieme a lui
una famiglia sudanese. Padre, madre incinta di sei mesi, il fratello della madre e i due figli, il
maschio di 5 anni e la figlia di 2. Dormivano nella chiesa di Sant’Antonio a Ventimiglia, in
condizioni disperate. Presto, per la rotazione imposta dai numeri dei migranti affollati nella città
ligure, sarebbero finiti per strada.
Erano fuggiti dal Darfur, portandosi dietro nient’altro che le ferite di un genocidio che va avanti da
14 anni. Il bambino ha cicatrici sul fianco riportate nell’incendio che le truppe governative avevano
appiccato alla loro casa. Lo stato di estrema frustrazione della famiglia aveva spinto Felix a fare
qualcosa che non aveva mai fatto, decidere di attraversare il confine e portarli a casa sua per farli
riposare e mangiare adeguatamente. In quel periodo era difficile aiutare i migranti in loco, il sindaco
di Ventimiglia aveva emesso un’ordinanza che proibiva, per ragioni sanitarie, di dare cibo ai
profughi.
Felix ha da subito rivendicato il suo gesto umanitario, anche di fronte alla pesante accusa. Per il
Pubblico Ministero Grazia Pradella, che aveva chiesto 3 anni e 4 mesi e 50mila euro di multa,
quell’atto metteva in pericolo la sicurezza dello Stato. Alla domanda, «Sapeva che portandoli in
Francia commetteva un reato?», Felix aveva risposto semplicemente «Sì». Ma oggi il Tribunale gli
ha dato ragione.
Il grido Hurriya, libertà in arabo, urlato anche in francese e italiano, è il coro che si sprigiona dalle
bocche, fino a quel momento cucite dalla tensione, del centinaio di solidali che hanno
accompagnato Croft durante il processo.
«Questa è una pietra miliare per chi si sente impotente e stritolato dalle leggi in questo periodo di
immense sofferenze» – dice all’uscita dal Tribunale. «Questa sentenza dice alle persone di non
avere paura della loro solidarietà. Se lo Stato è assente le persone devono agire perché la loro
umanità è la base sulla quale si fondano le società». E a Ventimiglia, nell’estate 2016, né Italia né
Unione europea avevano saputo trovare una soluzione per quelle migliaia di persone che premevano
sul confine alla ricerca di un po’ di dignità, oltre che di un tetto e un pasto caldo.
«Sin dall’inizio non ho voluto ricorrere a scappatoie per difendermi – dice Felix – sapevo che non
avevo fatto niente di male e che non dovevo avere paura della mia scelta. Mi hanno accusato di aver
messo in pericolo lo Stato, credo che questo derivi dal fatto che c’è la tendenza, purtroppo molto
diffusa, a fare l’equazione nero, musulmano, terrorista. Questo pensiero va combattuto col cuore e
se c’è una giustizia quella prevarrà sul razzismo e sui pregiudizi».
Laura Martinelli, giovane avvocato del foro di Torino, che ha difeso Felix insieme a Ersilia Ferrante
del foro d’Imperia, non nasconde la felicità: «È una grande vittoria, il collegio ha riconosciuto che
la condotta di Felix non è reato. È un segnale positivo in un momento in cui molte persone e Ong
impegnate nell’aiutare i migranti vengono criminalizzate, accusate di essere complici dei trafficanti
di uomini. È un precedente importante».
«Ora continuerò ad aiutare chi ha bisogno, le migliaia di profughi che anche in Europa non trovano
scampo dalle ingiustizie», dice il giovane francese: «Tutto quello che faccio è provvedere a piccole
cose che però sono di enorme aiuto a chi si trova privato di tutto, compresa la speranza. Certo dovrò
farlo in Francia, visto che ho un foglio di via dall’Italia per una manifestazione a Mentone».

giovedì 23 febbraio 2017

                                           Il miracolo di sentirsi in assoluta sintonia 

In questo pomeriggio grigio di febbraio . Questo lungo inverno che come una cappa pesante ci avvolge tutti, all'improvviso una luce si è accesa emersa dal virtuale . Ludmilla del Sangha creato da Italo Cillo detto Rishi per poi andare oltre nell'altra dimensione (il maestro dentro di sé si trova più facilmente se il Maestro non c'è più- così ho interpretato la sua morte ),  scrive e riporta :


Da due giorni che stavo riflettendo sulla causa della mia inquietudine. Pensavo in me: ma come mai, medito, pratico, studio, cerco di mettere nella vita quotidiana la consapevolezza acquisita, ma nonostante tutto ciò, a volte ho questi momenti di un " malessere interiore", perché?
Ed ecco che succede: distrattamente prendo un libro, apro a caso e leggo proprio questo:

"La mente irrequieta.
La mente irrequieta è la natura di Buddha. Poiché è così intelligente, è irrequieta. È così trasparente che non possiamo metterci nessuna pezza per mascherare l’irritazione, e se lo facciamo, quella stessa irritazione trapela. Non riusciamo più a contenere l’irritazione o a mantenere comodo l’Io.

Nella letteratura tantrica la mente di Buddha viene paragonata a una lampada in un vaso. Se il vaso ha una spaccatura, le sue imperfezioni saranno visibili a causa della luce che brilla al suo interno. Nella letteratura mahayana , una famosa analogia descrive la mente illuminata come il sole, e la sicurezza dell’Io come le nuvole che impediscono al sole di risplendere.

L’idea della mente di Buddha non è un semplice concetto né un idea teorica o metafisica. È qualcosa di molto reale di cui noi stessi possiamo fare esperienza. In effetti, è l’Io che sente che noi abbiamo un io. È l’io che dice:” il mio io mi infastidisce, sento di essere acutamente cosciente del fatto che devo essere me. Sento di avere un enorme peso dentro di me, e mi chiedo quale sia il modo migliore per liberarmene”.

Eppure tutte queste espressioni di irrequietezza che continuano a manifestarsi in noi sono espressione della natura di Buddha: l’espressione della nostra natura non nata, in ostacolata e priva di indugi."
                                                                                                              Chögyam Trungpa
Grazie cara sorella dell'anima  

Arte e nonviolenza e-o spiritualità

Più che fare delle domande o darsi delle risposte in base alle diverse concezioni filosofiche occidentali o meno è ben intendersi o comunque dare un significato su cui convenire ai termini che usiamo . Cosa si intende per arte e cosa si intende per nonviolenza e soprattutto quello che in questo caso ci interessa cosa vuol dire coniugare l'arte con la nonviolenza . Per quanto riguarda la definizione dell'arte è importante accordarsi se per arte si intende quella consacrata dalla sua storia o dalla critica contemporanea oppure intendiamo il concetto di creatività in senso lato . In secondo luogo se ci riferiamo all'arte figurativa dei quadri o all'arte concettuale piuttosto che alla body art o alla performance artistica , la scultura , la danza , la musica , il cinema e infine la fotografia. A queste definizioni possiamo aggiungere quella della bellezza . E per quanto riguarda quest'ultima è importante accordarsi se definiamo una produzione artistica bella in base a canoni stabiliti che come si sa cambiano a seconda dei tempi e dei luoghi, o accettiamo il detto che non è bello quel che è bello ma è bello quel che piace e riguardo al piacere al di là delle definizioni culturali dei tempi e dei luoghi ognuno di noi ha un modo diverso di percepire che dipende dall'appartenenza al genere , all'età classe sociale e soprattutto alla nostra personale cognizione e modo di vedere . Nella mia esperienza di insegnamento al liceo artistico ho avuto modo di constatare che gli studenti del primo anno ,a meno che non provenissero da una famiglia artisticamente colta, all'inizio dichiaravano di capire l'arte solo fino all'impressionismo, ma con il passare degli anni e dello studio della storia dell'arte imparavano ad apprezzare anche l'arte astratta e tutte le altre espressioni artistiche posteriori. Ugualmente si può dire per la musica. A meno che non si appartenga ad un ambiente musicalmente colto, si tende a preferire la musica melodica e la musica pop e anche in questo campo dipende dai gusti personali e da come le orecchie di una persona reagiscono al suono o dalla preferenza musicale del gruppo e dell'età a cui si appartiene . I fans del rock e i fans del jazz ad esempio appartengono a gruppi diversi.
Inoltre,dopo aver convenuto sulla definizione che vogliamo dare all'arte, è importante esemplificare, fare esempi che suffragano la nostra definizione. Questo sull'arte in genere . Per quanto riguarda la definizione della nonviolenza concordo con quello che il maestro indiano Osho in un libretto dal titolo : 'La filosofia della nonviolenza' in cui sostiene l'importanza di non fermarsi all'accezione negativa ma andare oltre e definire in positivo la nonviolenza che in una parola lui sintetizza con amore. Assumendo le definizioni in positivo concordate dagli appartenenti alla tradizione della nonviolenza di consapevolezza e o conoscenza,empatia ,fiducia e collaborazione e aggiungendo a queste armonia ogni volta che analizziamo un'opera o una produzione artistica in rapporto alla nonviolenza è importante riconoscervi una delle definizioni positive di cui sopra . E a questo punto nuovamente è importante esemplificare nelle diverse espressioni creative se il processo che porta al risultato finale contiene almeno una o più di queste ( la pace ad ogni passo ,l'empatia la fiducia etc.)oppure assumere come valido il principio della catarsi ,che a quanto mi risulta nel teatro contemporaneo è stato completamente abbandonato . Prendiamo come esempio il film di un autore che si è occupato del problema della violenza Kubrick ,Arancia meccanica . Dopo aver visto quel film gli spettatori sono indotti a per lo meno a riflettere sulla violenza e sul modo di evitarla o addirittura, in certi casi come è successo per questo film, imitano il modo violento di porsi dei protagonisti ? A me risulta che dopo il film si siano verificate delle rapine con quelle specifiche caratteristiche rappresentate nel film e il titolo stesso è diventato un modo di dire convenzionale e si parla di ' rapina all'arancia meccanica '. Ha ottenuto il regista l'effetto di diminuire anche solo di un millesimo i comportamenti violenti ? Direi di no anche se rimane il fatto che lo stesso sia un autore valido,un artista . L'artista in genere non agisce per scopi etici ma crea e produce quello che corrisponde a un suo profondo impulso interno che dipende a sua volta dal suo carattere dalla sua esperienza di vita e dalle sue qualità cosiddette 'innate ' . Quindi Munch dipingerà l'urlo perché quello viene dal profondo della sua anima .E quell'urlo è sicuramente un'opera d'arte .
Inoltre per definire un' opera d'arte si conviene che sia tale quando la visione o l'incontro con la stessa ,fatte salve tutte le categorie e le definizioni precedenti, modifica la percezione di quell'evento da parte della persona che l'ha fruita, oppure si ha un' esperienza artistica quando c'è consonanza tra il soggetto che la guarda e l'oggetto prodotto dall'artista. Per esemplificare fare una volta che io guardo in profondità un'opera d'arte la mia percezione di quell'evento lì rappresentato cambia . Ad esempio se guardo e o mi immergo nella visione di un quadro innevato di Brueghel ogni volta che in seguito a questa presa in visione vedrò un campo innevato con delle persone lo guarderò con con l'arricchimento della percezione che mi ha trasmesso B.
Detto ciò va precisato che la produzione artistica del mondo occidentale dal Rinascimento in poi è stata opera di autori il cui ego era decisamente presente e nella maggior parte dei casi più l'autore ha ottenuto riconoscimenti in giovane età più il suo ego si è ingigantito .Inoltre per un artista italiano ultra ottuagenario Barucchello “l'arte nasce solo nella confusione ,mai quando la vita è tranquilla “. Tutto ciò va detto in riferimento all'arte occidentale perché fino a quando non è avvenuta la contaminazione , l'arte orientale come quella africana si è espressa in modo non individualizzato tant'è vero che non conosciamo nomi di autori africani fino al novecento così come autori della Cina o dell'India, allo stesso modo come era anonima l'iconografia bizantina e l'arte medioevale .E dunque laddove c'è una predominante individualizzazione la produzione che ne risulta non va certo nella direzione della nonviolenza o dell'armonia a meno che l'artista non si sia posto esplicitamente il problema come Kandiskij, un'artista di origine russa, non a caso nato in un paese dove le icone bizantine fanno parte della tradizione artistica. Nel suo libro sulla spiritualità nell'arte sostiene che un artista autentico crea un'opera spinto da una necessità interna di tipo spirituale , muovendosi nella direzione del vertice di una piramide .La piramide rappresenta il cammino dell'umanità e l'artista ha la missione di portare gli altri nella direzione dell'apice con il suo lavoro. Questa piramide spirituale va avanti e indietro lentamente anche se talvolta sembra immobile . Durante i periodi di decadenza l'anima sosta al fondo della piramide : l'umanità e così l'artista , ignorando le forze spirituali, cerca soltanto successi esteriori. Ma se l'artista compie un percorso di ricerca e attraverso questo elabora un'opera, ciò che era strano e inusuale ieri può diventare sempre più comune oggi ,cosa oggi è considerato di avanguardia ( e compreso solo da pochi )sarà sempre più comunemente accettato domani. L'artista moderno sta solitario al vertice della piramide facendo nuove scoperte che andranno verso il futuro. Kandiskij era al corrente dei recenti sviluppi scientifici e dava indicazione su un futuro possibile contribuendo a nuovi modi di vedere e di sperimentare nel mondo. L'artista scriveva questo nei primi dieci anni del secolo passato e solo ora la sua profezia sembra realizzarsi. E in questo senso il collegamento dell'arte e la nonviolenza si può trovare nella concezione spirituale dell'arte e dell'artista come egli la intendeva . Si sta delineando un modo di concepire l'arte intesa anche come ricerca spirituale e solo in questo l'affermazione che può sembrare eccessiva e quasi arrogante sull'arte che salverà il mondo acquista così un connotato ben preciso .
In questa direzione si colloca il tipo di ricerca e di discorso presente in iniziative come quelle tenute nel mese di maggio all'ospedale S. Giovanni vecchio di Torino dal titolo Arte medicina e spiritualità

Appendice sull'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica dal titolo del libro di W: Benjamin.
Una riflessione ulteriore si può fare sullo sviluppo del senso estetico medio, riguardo alla diffusione di opere artistiche diffuse nei più svariati contesti come per esempio la riproduzione degli angioletti di Raffaello o di pitture impressioniste e prerafaellite su ombrelli dal costo di 5 euro e le borse di plastica di grande formato ( al costo di 2 ) che hanno colori armonici o riproduzioni di bei paesaggi fotografati e o dipinti . Ma questa ,forse, è un'altra storia o lo è nel senso che 'la bellezza salverà il mondo' oppure ancora meglio sarà una risata che vi seppellirà che sembra non centrare nulla ma non è così .




Riporto pari pari 

Rivoluzioni silenziose: la convivialità Leonardo Boff

 Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e la caduta simile del socialismo reale, (indipendentemente dai suoi gravi errori interni), il capitalismo ha finito per occupare tutti gli spazi nella economia e nella politica. Con l'avvento al potere di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Stati Uniti, la logica capitalista ha preso libero corso: piena liberalizzazione dei mercati con l’abolizione di tutti i controlli, minimizzazione della presenza dello Stato, avvio delle privatizzazioni e libera concorrenza senza limiti.
La cosiddetta "globalizzazione felice" non era così felice. Il premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz poteva scrivere nel 2011: "Solo l'1% dei più ricchi gestisce l'economia e l'intero pianeta in funzione dei loro interessi" (“Of the 1%, by the 1%, for the 1%” cioè “Dell’1%, dall’1%, per l’1%” in Vanity Fair, maggio 2011 ). A causa di questo, uno dei più grandi miliardari, lo speculatore Warren Buffet, si vantava: "Sì, esiste la lotta di classe, ma la mia classe, il ricco, sta conducendo la lotta e stiamo vincendo" (intervista CNN 2005).
Solo che tutti quei ricchi non hanno mai messo nei loro calcoli il fattore ecologico, i limiti di beni e servizi naturali, considerati come fattori trascurabili. Questo è vero anche nei dibattiti economici nel nostro paese, in ritardo su questo tema, con eccezione di pochi, come L. Dowbor.
Accanto alla egemonia globale del sistema del capitale, sono in crescita ovunque rivoluzioni silenziose. Sono gruppi di base, scienziati e altri con senso ecologico che provano alternative a questo modo di abitare il pianeta Terra. Continuare a stressare senza pietà la Terra,  potrebbe causare una destabilizzazione capace di distruggere una grande parte della nostra civiltà.
In un tale contesto drammatico emerse un movimento chiamato "I convivialistas" che riunisce oggi più di 3200 persone in tutto il mondo (vedi www.lesconvivialistes.org). Questi cercano di vivere insieme (da cui la convivialità), avendo cura gli uni degli altri e della natura, senza negare i conflitti, ma facendo di questi fattori del dinamismo e della creatività. E' la politica del “win win” (ossia del “io vinco, tu vinci” in cui tutti i partecipanti vincono).
Quattro principi sono alla base del progetto: il principio della umanità comune. Con tutte le nostre differenze, siamo una sola umanità da tenere insieme. Il principio di socialità comune: gli esseri umani sono sociali e vivono in vari tipi di società che devono essere rispettati nelle loro differenze. Il principio di individualità: pur essendo un essere sociale, ognuno ha il diritto di affermare la propria individualità e unicità, senza danneggiare gli altri. Il principio di opposizione ordinata e creativa: i diversi individui possono legittimamente opporsi, ma facendo sempre attenzione a non fare diventare la differenza disuguaglianza.
Questi principi implicano conseguenze etiche, politiche, economiche ed ecologiche che non possono essere in questo momento descritte.
La cosa importante è iniziare: dal basso, con il “bioregionalismo”, con piccole unità di produzione biologica, con la generazione di energia dai rifiuti, con un senso di autocontrollo e di giusta misura, vivendo con consumi frugali e condivisi tra tutti. Le rivoluzioni silenziose stanno accumulando energia però, in un determinato momento della storia, sarà necessario fare la grande trasformazione. Oggi è importante sottolineare la convivialità, perché ci sono attualmente molti che vogliono vivere più insieme.
La convivialità come concetto, è stata diffusa da Ivan Illich (1926-2002) con il suo libro Convivialità (1975). E 'stato uno dei grandi pensatori profetici del XX secolo. Austriaco, ha vissuto gran parte della sua vita nelle due Americhe. Per lui la convivialità è la capacità di fare convivere le dimensioni di produzione e di cura; di affettività e di compassione; di modellazione dei prodotti e di creatività; di libertà e di fantasia; di equilibrio multidimensionale e di complessità sociale: tutto per rafforzare il senso di appartenenza universale.
La convivialità  intende anche essere una risposta adeguata alla crisi ecologica. Può evitare una vera e propria crisi planetaria. Ci sarà un nuovo patto naturale con la Terra e sociale tra i popoli. Il primo paragrafo della nuova alleanza sarà il sacro principio di autolimitazione e di giusta misura; quindi la cura essenziale di tutto ciò che esiste e vive, la gentilezza umana e il rispetto per la Madre Terra. È possibile organizzare una società buona, una Terra della buona speranza (Sachs e Dowbor) in cui le persone preferiscono cooperare e condividere piuttosto che competere e accumulare senza limiti.


Traduzione di M. Gavito e S. Toppi

mercoledì 4 gennaio 2017

  1. Gli animali nelle religioni orientali

  2. A chi si addentra per la prima volta nelle metropoli superaffollate del subcontinente indiano capita di incontrare qualche mucca che in un angolo di un marciapiede mastica un pezzo di manifesto che si è staccato dal muro . A volte è l'unico cibo che ha a disposizione perché nonostante la mucca sia un animale sacro gli abitanti delle città sono in tutt'altre faccende affaccendati che di occuparsi di darle da mangiare. Ma in ogni caso la lasciano stare perché la tradizione è profondamente radicata nella mentalità indiana .
  3. Per l’induismo i bovini sono sacri, e in modo particolare lo è la vacca il cui archetipo celestiale è Kamadhenu, la “Vacca che realizza i desideri”, nata durante il frullamento dell’oceano di latte al quale partecipano i demoni e gli dei .
  4. La concezione della sacralità della vacca nasce in epoca remota, quando il bestiame è di vitale importanza per l’economia degli Arya. Si accresce in seguito per via dell’associazione della vacca con il rituale brahmanico e con la sacra figura del brahmano officiante: prodotti quale il latte e burro chiarificato (ghee) sono indispensabili nel culto, e l’animale viene considerato il dono più appropriato da offrire in forma di ricompensa e omaggio per l’opera prestata dal sacerdote.
  5. Nella vacca si identifica una sorta di alter ego del brahmano; l’uccisione di un brahmano è considerata il crimine più grave dalla normativa tradizionale hindu, e così pure viene concepita come colpa gravissima l’uccisione di una vacca.
  6. L'art. 48 della Costituzione indiana vieta la macellazione di vacche e vitelli. La macellazione e la vendita della loro carne è punibile con sanzioni o, nei casi più gravi (e negli stati più severi) con l'imprigionamento.
  7. L'India possiede quasi 190 milioni di bovini, circa 98 milioni di bufali che insieme costituisco il 19 % circa del totale mondiale di bovini e bufali. Le vacche forniscono alimenti preziosi come il latte e il burro. Garantiscono la riproduzione dei buoi che sono usati come animali da traino sia per i trasporti , sia per l' aratura della terra. Il loro sterco viene usato come concime: ma anche come combustibile. Le vacche che vagano nei villaggi o per le strade delle città svolgono anche la funzione di spazzini. Tutto ciò aiuta a capire come gli induisti possano venerare la vacca come un simbolo della dea madre.
  8. Il Kerala è una delle poche regioni indiane in cui la macellazione e la vendita della carne della mucca non sono proibite e questo probabilmente si spiega con la presenza di un'amministrazione a impronta socialista e di una numerosa comunità cristiana

  9. Un altro animale che capita, anche se sempre più raramente, di incontrare nel subcontinente, eccetto durante le festività indù, è l'elefante che viene venerato come Ganesha . In termini generali, Ganesha è una divinità molto amata ed invocata, poiché è il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna, il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività, come ad esempio un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare, una cerimonia, o un qualsiasi evento importante. Per questo motivo è tradizione che tutte le sessioni di canti devozionali comincino con una invocazione a Ganesha, Signore del "buon inizio" dei canti.
    Anche se il dio elefante è particolarmente popolare nello stato del Maharashtra , la festa in suo onore si celebra in tutta l'India e fu introdotta dall'eroe dell'indipendenza nazionale Tilak come mezzo per promuovere sentimenti nazionalistici quando l'India era occupata dagli Inglesi . Questo festival si celebra e culmina nel giorno di Ananta Chaturdashi quando la statua di Ganesha è immersa nella più vicina riserva d'acqua: a Mumbay viene immersa nel Mare Arabico, a Pune nel fiume Mula-Mutha, mentre in varie città indiane del nord e dell'est, come Kolkata , le statue sono immerse nel Gange, il fiume sacro.
    Un aspetto che incuriosisce chi viene da altre culture è l'iconografia dell'elefante che comprende la raffigurazione di un topo ai suoi piedi Talvolta il dio-elefante è addirittura “a cavallo” del topolino. Cosa significa questa immagine? Il topo – piccolo ma capace di fare danni – simboleggia il nostro ego: la nostra vanità, i desideri e i sentimenti più meschini che rodono il nostro animo. Come Ganesh, però, noi dobbiamo imparare a “cavalcare” il nostro ego: a tenere le redini delle nostre emozioni, a governarle, anziché farci dominare da esse. Talvolta il topolino viene raffigurato con dei dolcetti fra le zampe: è il nostro ego che cerca di sedurci. Ma Ganesh lo controlla, come noi dobbiamo controllare la mente e i desideri. Cioè cavalcare il nostro “topolino interiore”. Mi sembra importante sottolineare questo aspetto per sfatare la superficiale concezione occidentale nei confronti delle divinità indiane concepite come primitive e superficiali.
    Il giainismo è una religione praticata da 8-10 milioni di fedeli ed é una delle più piccole fra le maggiori religioni mondiali. Vi sono 6000 monache e 2500 monaci, ma malgrado il numero esiguo rispetto al totale della popolazione indiana , i giainisti si mettono in evidenza e molti di loro occupano posizioni importanti nel mondo degli affari e in quello della scienza. Godono anche di una certa importanza nella cultura indiana, avendo contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia. Poiché sono sostenitori di una rigorosa non-violenza, i giainisti seguono una forma estrema di vegetarismo : la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l'acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi. È fatto divieto di mangiare, bere e viaggiare dopo il tramonto ed è invece necessario alzarsi prima dell'alba, poiché la luce del sole (e quindi del mondo) deve cogliere l'uomo sveglio e vigile.
  10. Presso le comunità ed i templi giainisti, gli animali non devono temere per la propria incolumità; anzi, accanto ai templi si trovano spesso rifugi per animali anziani o feriti e centri veterinari, sovvenzionati dalle comunità dei laici.
  11. A Nuova Delhi esiste un grande ospedale per gli uccelli il Jain Charity Birds Hospital, costruito nel 1929 accanto al Digamber Jain Temple: qui vengono curate migliaia di volatili, malati a causa di un inquinamento sempre crescente o feriti, spesso in conseguenza all’urto in aria con gli aquiloni, che soprattutto in concomitanza con alcune ricorrenze, contendono loro lo spazio di volo, o ancora per essere finiti tra le pale di un ventilatore : vengono curati, nutriti con una dieta vegetariana e una volta guariti, anche se portati lì da un “proprietario”, viene data loro la libertà: quella della liberazione è esperienza che gli operatori descrivono di enorme impatto emotivo.
  12. Per quanto riguarda la concezione degli animali nel Buddismo è indicativa la seguente citazione
  13. Per quanto numerosi siano gli esseri, faccio voto di farli pervenire tutti alla liberazione”. Questo è il primo dei quattro grandi voti che pronunciano i monaci zen. Gli esseri di cui parla non sono soltanto gli uomini, ma tutti gli esseri viventi, compreso, dice un commento, il più piccolo filo d’erba.
  14. Una delle caratteristiche del buddismo è infatti che la condizione umana è solo una delle sei possibili condizioni di esistenza nei cicli delle nascite e delle morti, il samsara, che ognuno di noi deve interamente percorrere fino alla liberazione finale, il nirvana. Questa è la legge del karma, che regge tutti gli esseri senza eccezioni e quello che deriva da essa è che siamo stati, o saremo, non soltanto esseri umani, ma, ad esempio, animali, in funzione dei nostri atti (karma significa “ temperamento +azione”). A seconda di essi noi progrediamo o regrediamo. Nel buddismo quindi non si può più ammettere che l’uomo sia “la misura di tutte le cose”, come sosteneva Protagora, e ancor meno il discorso di Cartesio sugli animali-macchine o la sua dichiarazione: “Grazie alla scienza, l’uomo sarà d’ora innanzi il padrone e il possessore dell’universo”. Il buddismo condanna infatti ogni violenza nei confronti di chiunque. A questo proposito un esempio storico ben noto, quello dell’imperatore Asoka (273-232 a. C.), che proibì i sacrifici sanguinosi dei bramini. Egli stesso smise di cacciare e divenne vegetariano. Fece costruire molti ospedali e ospizi per gli uomini, ma anche per gli animali.
  15. Il buddista vieta la caccia, la sorte degli animali nei macelli e, ovviamente, la vivisezione. Non può nemmeno ammettere il concetto di animale nocivo e, come si dice nelle nostre campagne, di nemici delle colture, in realtà pretesti per uno sterminio radicale, per l’uso massiccio di pesticidi pericolosi per la salute umana e inefficaci contro gli insetti presi di mira.
  16. Quella del buddismo è dunque una visione molto lontana da quella occidentale, che invece si avvicina a quella ecologica che attualmente si sta diffondendo sempre di più fra le persone consapevoli.
  17. Al dominante vegetarismo buddista fa eccezione la scuola tibetana che ammette l'uso della carne dal momento che si è sviluppato in luoghi di alta montagna dove il reperimento dei vegetali era alquanto difficile.
  18. Questo per quanto riguarda le religioni praticate nel subcontinente indiano . In Cina i seguaci del confucianesimo si nutrivano di cibo animale fatta eccezione per la gallina e il gallo che sono considerate incarnazioni delle forze yin e yang, le energie negative e positive che devono essere mantenute in equilibrio per raggiungere l’armonia, all’interno della casa e nel resto dell’universo. Sono anche simboli di una famiglia benestante e quindi equilibrata. Negli ultimi anni il miglioramento delle condizioni economiche e la politica più 'liberale 'ha permesso un ritorno alla fede e alle celebrazioni anche ufficiali e a conseguenza di ciò il buddismo è la religione più diffusa in Cina . Tutto ciò senza entrare nel merito del comportamento delle autorità cinesi nei confronti del Tibet.
  19. Un altra filosofia ( per semplificare la definizione )seguita in Cina è il Taoismo in cui in un testo medioevale così si afferma : In tutti gli animali con scaglie scorre l’energia ‘legno’, in tutti gli animali con piume l’energia fuoco, in tutti gli animali nudi l’energia terra, in tutti gli animali con pelliccia l’energia metallo ed in tutti gli animali con guscio l’energia acqua”. La Natura è al entro della pratica taoista ed è stata analizzata nella sua essenza e mille sfaccettature. Ad ogni persona corrisponde un animale specifico che ne rispecchia le caratteristiche evoluzione interiore . E' accaduto che un ottimo praticante cinese di Taiji presentando il suo maestro (di settantaquattro anni) dicesse:
  20. Lui é come un animale”.Naturalmente si trattava di un complimento, anche se in occidente non ci permetteremmo mai di usare una simile espressione di cortesia. E’ chiaro che non si sta affermando che l’anziano signore fosse disumano, crudele o efferato (qualità invero assai umane) quanto che fosse un uomo in ‘sintonia’ con la natura ed i suoi ritmi.
  21. Nella mentalità taoista il supremo maestro è la natura: i corsi d’acqua, le montagne, la luna con le sue fasi ed anche e soprattutto gli animali. Questi ultimi vengono visti come incarnazioni di energie essenziali di cui anche l’uomo, volente o nolente fa parte. Solo se fossimo saggi (quindi obiettivi) il nostro animale interiore corrisponderebbe a quello che più ci piace... il nostro vero animale è invece visibile nella vita reale, non tanto in quello che predichiamo, ma come ‘razzoliamo’, cioè nel comportamento sociale, negli atteggiamenti... e non sempre, quando lo si scopre, è una verità gradevole.
  22. La sensibilità di ‘vedere’ nel comportamento umano quello animale è sviluppata, attraverso l’imitazione, sia nelle arti marziali sia nelle tecniche terapeutiche quali ad es. il Qi Gong. Allo scopo, non solo aquile e tigri... ma addirittura api, scorpioni e mantidi religiose vengono a lungo ‘osservati’ e ‘imitati’.
  23. Ciò detto viene naturale porsi la domanda di come mai in una cultura così impregnata di compassione per gli animali ci sia il costume di mangiar la carne di cane, che tanto fa inorridire gli occidentali . Per prima cosa non in tutta la Cina si mangia carne di cane ma solo nella zona a nord-ovest dove gli inverni sono molto rigidi e, secondo la medicina tradizionale cinese, la carne di cane, essendo molto calda, aiuta a contrastare il rigido inverno. Tuttavia, salvo in alcune minoranze etniche, il consumo di carne di cane è sempre più raro. Inoltre si tratta soprattutto di una una questione culturale: per alcune persone nel sud-est asiatico il cane non è il migliore amico dell’uomo, ma semplicemente una fonte di cibo. Altri esempi di differenze culturali del genere potrebbero essere i seguenti:In Europa meridionale il consumo di coniglio è comune, mentre nei paesi anglosassoni è considerato un animale domestico; In Italia e in altri paesi la carne di cavallo è considerata una prelibatezza. Tuttavia, è inconcepibile per molti asiatici che si possa mangiare la carne di questo animale, così come in India la mucca è un animale sacro, mentre nei paesi occidentali è una delle carni più consumate e apprezzate