mercoledì 4 gennaio 2017

  1. Gli animali nelle religioni orientali

  2. A chi si addentra per la prima volta nelle metropoli superaffollate del subcontinente indiano capita di incontrare qualche mucca che in un angolo di un marciapiede mastica un pezzo di manifesto che si è staccato dal muro . A volte è l'unico cibo che ha a disposizione perché nonostante la mucca sia un animale sacro gli abitanti delle città sono in tutt'altre faccende affaccendati che di occuparsi di darle da mangiare. Ma in ogni caso la lasciano stare perché la tradizione è profondamente radicata nella mentalità indiana .
  3. Per l’induismo i bovini sono sacri, e in modo particolare lo è la vacca il cui archetipo celestiale è Kamadhenu, la “Vacca che realizza i desideri”, nata durante il frullamento dell’oceano di latte al quale partecipano i demoni e gli dei .
  4. La concezione della sacralità della vacca nasce in epoca remota, quando il bestiame è di vitale importanza per l’economia degli Arya. Si accresce in seguito per via dell’associazione della vacca con il rituale brahmanico e con la sacra figura del brahmano officiante: prodotti quale il latte e burro chiarificato (ghee) sono indispensabili nel culto, e l’animale viene considerato il dono più appropriato da offrire in forma di ricompensa e omaggio per l’opera prestata dal sacerdote.
  5. Nella vacca si identifica una sorta di alter ego del brahmano; l’uccisione di un brahmano è considerata il crimine più grave dalla normativa tradizionale hindu, e così pure viene concepita come colpa gravissima l’uccisione di una vacca.
  6. L'art. 48 della Costituzione indiana vieta la macellazione di vacche e vitelli. La macellazione e la vendita della loro carne è punibile con sanzioni o, nei casi più gravi (e negli stati più severi) con l'imprigionamento.
  7. L'India possiede quasi 190 milioni di bovini, circa 98 milioni di bufali che insieme costituisco il 19 % circa del totale mondiale di bovini e bufali. Le vacche forniscono alimenti preziosi come il latte e il burro. Garantiscono la riproduzione dei buoi che sono usati come animali da traino sia per i trasporti , sia per l' aratura della terra. Il loro sterco viene usato come concime: ma anche come combustibile. Le vacche che vagano nei villaggi o per le strade delle città svolgono anche la funzione di spazzini. Tutto ciò aiuta a capire come gli induisti possano venerare la vacca come un simbolo della dea madre.
  8. Il Kerala è una delle poche regioni indiane in cui la macellazione e la vendita della carne della mucca non sono proibite e questo probabilmente si spiega con la presenza di un'amministrazione a impronta socialista e di una numerosa comunità cristiana

  9. Un altro animale che capita, anche se sempre più raramente, di incontrare nel subcontinente, eccetto durante le festività indù, è l'elefante che viene venerato come Ganesha . In termini generali, Ganesha è una divinità molto amata ed invocata, poiché è il Signore del buon auspicio che dona prosperità e fortuna, il Distruttore degli ostacoli di ordine materiale o spirituale; per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare una qualunque attività, come ad esempio un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare, una cerimonia, o un qualsiasi evento importante. Per questo motivo è tradizione che tutte le sessioni di canti devozionali comincino con una invocazione a Ganesha, Signore del "buon inizio" dei canti.
    Anche se il dio elefante è particolarmente popolare nello stato del Maharashtra , la festa in suo onore si celebra in tutta l'India e fu introdotta dall'eroe dell'indipendenza nazionale Tilak come mezzo per promuovere sentimenti nazionalistici quando l'India era occupata dagli Inglesi . Questo festival si celebra e culmina nel giorno di Ananta Chaturdashi quando la statua di Ganesha è immersa nella più vicina riserva d'acqua: a Mumbay viene immersa nel Mare Arabico, a Pune nel fiume Mula-Mutha, mentre in varie città indiane del nord e dell'est, come Kolkata , le statue sono immerse nel Gange, il fiume sacro.
    Un aspetto che incuriosisce chi viene da altre culture è l'iconografia dell'elefante che comprende la raffigurazione di un topo ai suoi piedi Talvolta il dio-elefante è addirittura “a cavallo” del topolino. Cosa significa questa immagine? Il topo – piccolo ma capace di fare danni – simboleggia il nostro ego: la nostra vanità, i desideri e i sentimenti più meschini che rodono il nostro animo. Come Ganesh, però, noi dobbiamo imparare a “cavalcare” il nostro ego: a tenere le redini delle nostre emozioni, a governarle, anziché farci dominare da esse. Talvolta il topolino viene raffigurato con dei dolcetti fra le zampe: è il nostro ego che cerca di sedurci. Ma Ganesh lo controlla, come noi dobbiamo controllare la mente e i desideri. Cioè cavalcare il nostro “topolino interiore”. Mi sembra importante sottolineare questo aspetto per sfatare la superficiale concezione occidentale nei confronti delle divinità indiane concepite come primitive e superficiali.
    Il giainismo è una religione praticata da 8-10 milioni di fedeli ed é una delle più piccole fra le maggiori religioni mondiali. Vi sono 6000 monache e 2500 monaci, ma malgrado il numero esiguo rispetto al totale della popolazione indiana , i giainisti si mettono in evidenza e molti di loro occupano posizioni importanti nel mondo degli affari e in quello della scienza. Godono anche di una certa importanza nella cultura indiana, avendo contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia. Poiché sono sostenitori di una rigorosa non-violenza, i giainisti seguono una forma estrema di vegetarismo : la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l'acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi. È fatto divieto di mangiare, bere e viaggiare dopo il tramonto ed è invece necessario alzarsi prima dell'alba, poiché la luce del sole (e quindi del mondo) deve cogliere l'uomo sveglio e vigile.
  10. Presso le comunità ed i templi giainisti, gli animali non devono temere per la propria incolumità; anzi, accanto ai templi si trovano spesso rifugi per animali anziani o feriti e centri veterinari, sovvenzionati dalle comunità dei laici.
  11. A Nuova Delhi esiste un grande ospedale per gli uccelli il Jain Charity Birds Hospital, costruito nel 1929 accanto al Digamber Jain Temple: qui vengono curate migliaia di volatili, malati a causa di un inquinamento sempre crescente o feriti, spesso in conseguenza all’urto in aria con gli aquiloni, che soprattutto in concomitanza con alcune ricorrenze, contendono loro lo spazio di volo, o ancora per essere finiti tra le pale di un ventilatore : vengono curati, nutriti con una dieta vegetariana e una volta guariti, anche se portati lì da un “proprietario”, viene data loro la libertà: quella della liberazione è esperienza che gli operatori descrivono di enorme impatto emotivo.
  12. Per quanto riguarda la concezione degli animali nel Buddismo è indicativa la seguente citazione
  13. Per quanto numerosi siano gli esseri, faccio voto di farli pervenire tutti alla liberazione”. Questo è il primo dei quattro grandi voti che pronunciano i monaci zen. Gli esseri di cui parla non sono soltanto gli uomini, ma tutti gli esseri viventi, compreso, dice un commento, il più piccolo filo d’erba.
  14. Una delle caratteristiche del buddismo è infatti che la condizione umana è solo una delle sei possibili condizioni di esistenza nei cicli delle nascite e delle morti, il samsara, che ognuno di noi deve interamente percorrere fino alla liberazione finale, il nirvana. Questa è la legge del karma, che regge tutti gli esseri senza eccezioni e quello che deriva da essa è che siamo stati, o saremo, non soltanto esseri umani, ma, ad esempio, animali, in funzione dei nostri atti (karma significa “ temperamento +azione”). A seconda di essi noi progrediamo o regrediamo. Nel buddismo quindi non si può più ammettere che l’uomo sia “la misura di tutte le cose”, come sosteneva Protagora, e ancor meno il discorso di Cartesio sugli animali-macchine o la sua dichiarazione: “Grazie alla scienza, l’uomo sarà d’ora innanzi il padrone e il possessore dell’universo”. Il buddismo condanna infatti ogni violenza nei confronti di chiunque. A questo proposito un esempio storico ben noto, quello dell’imperatore Asoka (273-232 a. C.), che proibì i sacrifici sanguinosi dei bramini. Egli stesso smise di cacciare e divenne vegetariano. Fece costruire molti ospedali e ospizi per gli uomini, ma anche per gli animali.
  15. Il buddista vieta la caccia, la sorte degli animali nei macelli e, ovviamente, la vivisezione. Non può nemmeno ammettere il concetto di animale nocivo e, come si dice nelle nostre campagne, di nemici delle colture, in realtà pretesti per uno sterminio radicale, per l’uso massiccio di pesticidi pericolosi per la salute umana e inefficaci contro gli insetti presi di mira.
  16. Quella del buddismo è dunque una visione molto lontana da quella occidentale, che invece si avvicina a quella ecologica che attualmente si sta diffondendo sempre di più fra le persone consapevoli.
  17. Al dominante vegetarismo buddista fa eccezione la scuola tibetana che ammette l'uso della carne dal momento che si è sviluppato in luoghi di alta montagna dove il reperimento dei vegetali era alquanto difficile.
  18. Questo per quanto riguarda le religioni praticate nel subcontinente indiano . In Cina i seguaci del confucianesimo si nutrivano di cibo animale fatta eccezione per la gallina e il gallo che sono considerate incarnazioni delle forze yin e yang, le energie negative e positive che devono essere mantenute in equilibrio per raggiungere l’armonia, all’interno della casa e nel resto dell’universo. Sono anche simboli di una famiglia benestante e quindi equilibrata. Negli ultimi anni il miglioramento delle condizioni economiche e la politica più 'liberale 'ha permesso un ritorno alla fede e alle celebrazioni anche ufficiali e a conseguenza di ciò il buddismo è la religione più diffusa in Cina . Tutto ciò senza entrare nel merito del comportamento delle autorità cinesi nei confronti del Tibet.
  19. Un altra filosofia ( per semplificare la definizione )seguita in Cina è il Taoismo in cui in un testo medioevale così si afferma : In tutti gli animali con scaglie scorre l’energia ‘legno’, in tutti gli animali con piume l’energia fuoco, in tutti gli animali nudi l’energia terra, in tutti gli animali con pelliccia l’energia metallo ed in tutti gli animali con guscio l’energia acqua”. La Natura è al entro della pratica taoista ed è stata analizzata nella sua essenza e mille sfaccettature. Ad ogni persona corrisponde un animale specifico che ne rispecchia le caratteristiche evoluzione interiore . E' accaduto che un ottimo praticante cinese di Taiji presentando il suo maestro (di settantaquattro anni) dicesse:
  20. Lui é come un animale”.Naturalmente si trattava di un complimento, anche se in occidente non ci permetteremmo mai di usare una simile espressione di cortesia. E’ chiaro che non si sta affermando che l’anziano signore fosse disumano, crudele o efferato (qualità invero assai umane) quanto che fosse un uomo in ‘sintonia’ con la natura ed i suoi ritmi.
  21. Nella mentalità taoista il supremo maestro è la natura: i corsi d’acqua, le montagne, la luna con le sue fasi ed anche e soprattutto gli animali. Questi ultimi vengono visti come incarnazioni di energie essenziali di cui anche l’uomo, volente o nolente fa parte. Solo se fossimo saggi (quindi obiettivi) il nostro animale interiore corrisponderebbe a quello che più ci piace... il nostro vero animale è invece visibile nella vita reale, non tanto in quello che predichiamo, ma come ‘razzoliamo’, cioè nel comportamento sociale, negli atteggiamenti... e non sempre, quando lo si scopre, è una verità gradevole.
  22. La sensibilità di ‘vedere’ nel comportamento umano quello animale è sviluppata, attraverso l’imitazione, sia nelle arti marziali sia nelle tecniche terapeutiche quali ad es. il Qi Gong. Allo scopo, non solo aquile e tigri... ma addirittura api, scorpioni e mantidi religiose vengono a lungo ‘osservati’ e ‘imitati’.
  23. Ciò detto viene naturale porsi la domanda di come mai in una cultura così impregnata di compassione per gli animali ci sia il costume di mangiar la carne di cane, che tanto fa inorridire gli occidentali . Per prima cosa non in tutta la Cina si mangia carne di cane ma solo nella zona a nord-ovest dove gli inverni sono molto rigidi e, secondo la medicina tradizionale cinese, la carne di cane, essendo molto calda, aiuta a contrastare il rigido inverno. Tuttavia, salvo in alcune minoranze etniche, il consumo di carne di cane è sempre più raro. Inoltre si tratta soprattutto di una una questione culturale: per alcune persone nel sud-est asiatico il cane non è il migliore amico dell’uomo, ma semplicemente una fonte di cibo. Altri esempi di differenze culturali del genere potrebbero essere i seguenti:In Europa meridionale il consumo di coniglio è comune, mentre nei paesi anglosassoni è considerato un animale domestico; In Italia e in altri paesi la carne di cavallo è considerata una prelibatezza. Tuttavia, è inconcepibile per molti asiatici che si possa mangiare la carne di questo animale, così come in India la mucca è un animale sacro, mentre nei paesi occidentali è una delle carni più consumate e apprezzate