A
Francesco e chi come lui
La
guerra non è una medicina . Non cura ma uccide . Così dice Gino
Strada che di guerre se ne intende e così pensavo io l'altra
sera alla presentazione del libro su Alex Langer, quando quel signore
del partito radicale riaffermava l'importanza dell'intervento
armato su Belgrado . Dimenticava lui e tutti quelli come lui, che
sono stati tanti ,( quasi tutto lo schieramento politico italiano ) ,
che l'intervento non ha risolto proprio niente e che tuttora i serbi
da persecutori sono diventati perseguitati . Ma a chi cale che
intanto Milosevich era stato paragonato a Hitler e quindi
l'intervento giustificato . Mentre invece come dalle seguenti
informazioni su quella storia si capisce che la vera ragione si
chiamava :
" Ambo,
che sta per Albanian
Macedonian Bulgarian Oil,
entità registrata negli USA per costruire un oleodotto da 1,1
miliardi di dollari (noto anche come Trans-balcanico) che dovrebbe
portare il petrolio dal Mar Caspio a un terminal in Georgia e da lì
verrebbe trasportato via nave attraverso il Mar Nero fino al porto
bulgaro di Burgas per poi attraversare la Macedonia fino al porto
albanese di Vlora.
La guerra della Nato voluta da Clinton contro la Jugoslavia era
cruciale per l’accesso strategico a Vlora, dove il greggio deve
essere imbarcato sulle petroliere dirette alle raffinerie
statunitensi sulla West Coast. Va detto che lo studio originale di
fattibilità dell’Ambo, che risale al 1995, è stato condotto
dallaKellogg,
Brown and Root,
una sussidiaria dell’Halliburton, compagnia che si dice vicina al
vice presidente Dick Cheney. L’Ambo si accorda infatti con la
griglia energetica perseguita da Cheney (e, prima di lui, da
Richardson, ministro per l’Energia di Clinton) volta a escludere la
Russia dalla competizione energetica. Tuttavia tale progetto è
ancora sulla carta, pur non essendo mai stato abbandonato, e
rappresenta un’alternativa ai progetti energetici russi (come il
cosiddetto Turkish
stream,
anch’esso sulla carta).Dietro
alle retoriche dell’emergenza umanitaria si nascondono, come
sempre, ben più urgenti ragioni politiche ed
economiche. Il bombardamento
di Belgrado, celebrato come “un giorno importante per la democrazia
mondiale”, fu il risultato del convergere di questi interessi e si
dovette anche all’incapacità europea di risolvere la questione
Milosevic in modo autonomo. Oggi le conseguenze di quel bombardamento
sono evidenti: le guerre jugoslave hanno spinto i paesi balcanici
verso regimi a libertà limitata, ora nell’alveo dell’Unione
Europea, ora sotto la tutela militare euro-americana. L’indipendenza
per cui gli slavi del sud sono stati spinti a combattere forse
sarebbe stata meglio garantita salvaguardando (e rifondando) la
Jugoslavia. Ora che i nuovi padroni sono entrati in casa, non si
potrà più farli uscire. ..
e
di tutto ciò ero già a conoscenza proprio all'epoca quando ho fatto
parte del comitato per la ex Yugoslavia, che si riuniva a Roma
durante tutto il periodo della tragedia annunciata . Eravamo una
minoranza allora anche se di certi tempi è meglio essere una
minoranza, ma non tanto per non sporcarsi le mani bensì per cercare
di capire e di agire nel modo corretto nei confronti di tutta
l'informazione deviante e manipolatrice. La verità è rivoluzionaria
si dice, ma purtroppo non riesce ad impedire che le guerre si
continuino a fare chiamandole proprio come hanno cominciato a
chiamarle allora guerre umanitarie . Ma che guerre umanitarie,
ma di quale umanità parlate , ma fatemi il piacere voi che avevate
detto che volevate fare la rivoluzione e poi al primo timore di
lasciarci le penne tutti a casa come aveva deciso per l'appunto Lotta
continua nel 76 e nel si salvi chi può molti non si sono limitati a
tornare a casa bensì sono entrati nel parlamento , come ha
fatto Boato, distinguendosi per le sue risolute posizioni
garantiste a favore di chi
" l’essere
in pochi “non deve farci paura”; tra la violenza e la repressione
c’è una terza via che è la costruzione faticosa e lunga di una
“Nuova società equilibrata, vivibile, a dimensione d’uomo,
disarmata, partecipata e nonviolenta”; il ruolo dei nonviolenti è
quello di stare dentro i processi di trasformazione, di operare nelle
realtà di base cui appartengono, avendo come riferimento i “profeti
inascoltati”, che hanno saputo indicare le strade da percorrere.
Saldare la dimensione concreta e reale dei problemi con una
prospettiva alta e lungimirante. Agire localmente pensando
globalmente è quello che Domenico Sereno Regis praticò in tutta la
sua non lunga ma intensa esistenza."
Prima
di andare via, insalutata ospite, ho anche pensato se non avrei
dovuto intervenire, ma sempre più prima di farlo cerco di capire se
c'è qualcuno nell'uditorio cui potrebbero giovare le mie parole per
l'acquisizione della verità ( nello specifico sulla Ex Iugoslavia
) ma, considerata la preponderanza dei presentatori del
libro, ho deciso che tra avere ragione ed essere felice preferivo la
seconda ipotesi . Con amicizia e sim-patia Gian