martedì 14 aprile 2020



Una Pasqua rivelatrice

Non ho mai particolarmente amato il suono delle campane che od ogni quarto d'ora' rintoccano' l'ineluttabile trascorrere del tempo ,ma questa sensazione era del tutto superata nel giorno di Pasqua in cui abili campanari suonavano a festa le campane dando un senso di gioia ,di rinnovamento e di rinascita come s'addice alla ricorrenza della resurrezione di Gesù . Per questo e anche per rompere l'isolamento imposto dalla quarantena mi sono recata nelle piazza del duomo di Pinerolo per assistere da vicino al rito . Ma lo scenario in cui mi sono trovata è stato piuttosto desolante. Sono entrata nella chiesa aperta ma del tutto deserta e camminando tra le navate sentivo un senso di vuoto e di desolazione ,appunto, forse dovuto alla non celebrazione per oltre un mese delle consuete cerimonie, odoranti di incenso . Fuori nella piazza le panchine erano vuote eccetto due, su cui a distanza di sicurezza, erano seduti un uomo, concentrati sul loro cellulare come fossero nelle loro rispettive case . Mi sono seduta nelle terza in mezzo a loro sempre a distanza di sicurezza ,felice e soddisfatta di essere all'aperto baciata dal caldo sole di Aprile . Ma la soddisfazione è durata poco . Le campane hanno sì iniziato a suonare, ma con i soliti tocchi che per 365 volte nell'anno sanciscono le ore dodici . Nient'altro . Delusa me ne sono tornata a casa e attraversando le strade deserte ho incontrato solo tre persone che indossavano regolarmente la maschera ( ma si dovrebbe dire irregolarmente per a quanto mi risulta non c'è regolamento alcuno che qui in Piemonte ne stabilisce l'obbligatorietà all'esterno )Tornata a casa mi attende un'altra sorpresa perché aprendo la TV mi è capitato (non a caso ) di ascoltare la presidente dell'Unione europea che diceva che le persone anziane dovranno stare a casa fino alla fine dell'anno . La spengo subito come ormai faccio quando trasmettono i notiziari e non riesco a frenare la mia rabbia .Ma come si permette primo di prevedere già cosa succede tra più di sei mesi e poi dare un'indicazione del genere … E incomincia a insinuarsi il sospetto già più volte confermato che le notizie non si danno mai a caso e senza secondi fini . In questo caso il fine per esempio potrebbe essere che vogliono far fuori tutti gli anziani- no sole no aria no vita -, che siamo meno manipolabili non foss'altro per esperienza di vita e a questo proposito la scrivente potrebbe raccontarne tante .Ma nel tardo pomeriggio mi aspettava un'ulteriore sgradevole sorpresa a conferma dei sospetti che fino ad ora non avevo mai approfondito, ma segnalati da diverse fonti interinali. Scendo sulla strada per assistere a uno dei tanti flash mob di canto e musiche, talvolta non così gradevoli, ma comunque pretesto per vedere qualcun'altro al di fuori della famiglia da proprio balcone, salutarsi e scambiare quattro chiacchiere a distanza di totale sicurezza . Abitudine che si è diffusa all'inizio della pandemia ma sempre meno seguita eccetto nella nella casa di fronte alla mia in cui abito nel cortile . Esco dal portone ma rientro immediatamente perché mi accorgo che c'è un auto dei carabinieri che invece di proseguire al verde del semaforo arretrano e scendono per dire qualcosa ai presenti sui balconi. . Quando se ne sono andati riesco e chiedo cosa è stato loro detto . Ho sentito bene ? Forse no perché non ho un udito perfetto . No ho sentito bene : Hanno detto loro che non possono cantare adducendo il pretesto che ci potrebbe essere qualcuno che vuol dormire . Alle 6 del pomeriggio ?' Ma mi faccia il piacere... Questa non l'avevo mai sentita . O é un altro modo di far sì che le persone siano sempre più rassegnate e chiuse in casa terrorizzate dall'onnipotente virus che sta 'in cielo , in terra' e dappertutto. E' dunque vero che se pure la pandemia c'è e coinvolge tutto il mondo c'è anche un uso strumentale dell'emergenza sanitaria per abituare le persone all'obbedienza assoluta pena pagamenti di multe salatissime e costrizioni di vario genere .
A questo punto sono convinta ,proprio in veste di persona anziana cosciente e 'esperimentata', che, insieme alle persone consapevoli di tutte le età, abbiamo il dovere di dare la sveglia alle persone addormentate e o terrorizzate altrimenti corriamo il rischio che riescano a far addormentare anche noi .

mercoledì 25 marzo 2020




Una notte passata al pronto soccorso durante l'epidemia del CONAD 19
o della prova del significato di abbondanza

Premessa : 1)Conad 19,così preferisco chiamare il virus perché il settimo chakra si chiama della corona e a mio parere non è bene chiamare il virus con lo stesso nome;
2)nel pronto soccorso dell'ospedale di Pinerolo c'erano solo malati gravi, ma non affetti dal suddetto virus .
Martedì10 marzo verso sera sempre più sentivo un dolore proprio al centro del petto che poteva essere semplicemente un dolore intercostale . Contraria agli antidolorifici come sono, andavo a dormire sperando che nel letto mi passasse . Non è stato così : ad ogni minimo movimento il dolore aumentava . Così alle undici, pur riluttante, ho chiamato la guardia medica che nel giro di un quarto d'ora è subito arrivata . Si fa per dire arrivata . Sono arrivati cinque infermieri tutti mascherati più una donna provvista di apparecchio per l'elettrocardiogramma . Fatto l'elettrocardiogramma e constatato che non si trattava del cuore, mi sono rassicurata e pensavo che finisse tutto lì . Troppo facile . Non ho fatto nemmeno in tempo a formulare un grazie che l'infermiera in questione dicendo “ Non possiamo lasciarla così lì da sola bisogna fare altri accertamenti” mi ha costretta a indossare una vestaglia e così com'ero con le pantofole, preso al volo il telefono ma non la borsa ,mi hanno messo su una sedia mobile, nonostante dichiarassi che potevo camminare, e in quattro e quattr'otto mi hanno portata giù nell'ambulanza senza neanche una coperta . Così per la prima volta nella mia vita ( per fortuna considerati i miei quarant'anni per gamba ) mi sono trovata al Pronto soccorso dell'ospedale di Pinerolo ( in cui avevo già superato un' altro primo 'incidente' chirurgico di un'operazione al colon )e trasbordata in una barella in fila nel corridoio in compagnia di uomini con ossigeno e compagnia urgente
Sono riuscita a dire “ questa mi mancava “ e a quel punto è iniziata l'attesa per la prima analisi del sangue . L'orologio del corridoio dove mi hanno riportata segnava mezzanotte quando mi hanno detto che alle tre mi facevano un altro esame . Inutile dire che così sdraiata su una barella mezzo sollevata ,nonostante facessi tutte le respirazioni che conosco per prendere sonno, non sono riuscita a chiudere occhio anche grazie alle infermiere che parlavano ad alta voce tra loro e al continuo passaggio nel corridoio. Così guardavo quasi con invidia (si fa per dire perché comunque io stavo meglio di lui ) il mio vicino di barella attaccato a una ampolla d'acqua .. che dormiva profondamente . Scendendo di tanto in tanto per bere un po' d'acqua dal rubinetto della toilette, ripetendomi il versetto di Bertold Brecht 'la notte più lunga eterna non è', sono arrivate le tre.
Altro esame, altra sosta nella sala visite e ritorno sulla barella del corridoio dove mezz'ora dopo mi è stato detto che potevo tornare a casa in un'ambulanza che avei dovuto pagarmi io . Chiedo quanto costa ma non ottengo risposta perché l'infermiera che me l'aveva comunicato se n'era già andata . Dopo circa un'ora di vani tentativi di chiudere gli occhi, con la luce del corridoio inesorabilmente accesa, chiedo al primo infermiere che riesco a bloccare di portarmi in un posto dove potevo stare al buio . Mi porta in una sala visite non occupata e lì finalmente riesco a fare un pisolino che così solo si può dire dei poco più di 20 minuti in cui ho perso i contatti quando all'improvviso accendono la luce e arriva un'inserviente con rumorosissimo aspirapolvere per la pulizia seguita da lavaggio accurato e odoroso . Per carità l'igiene prima di tutto e comunque sia e fosse dopo questo passaggio nuovamente chiudono la luce ma è risaputo che la frustrazione continua di un bisogno non ne permette la soluzione . Finalmente alle 8 riesco a parlare con un'infermiera a cui chiedo come poter tornare a casa visto che potevo già farlo 5 ore prima. Di ambulanze non se ne parla proprio , c'era solo la possibilità di trovare un taxi disponibile . Alle 8,30 mi annunciano che c'è il taxi . Che sollievo ! Macché, troppo facile : dovevo aspettare il medico di turno che mi avrebbe consegnato il referto . Intanto mentre il tassista aspettava impazientemente e io lo intravedevo dalla porta preoccupata che se ne andasse, solo alle nove sono riuscita ad avere il referto dalle mani del medico che me lo ha consegnato senza neanche guardarmi in faccia, dicendo di farlo vedere al mio medico curante . Così in vestaglia com'ero con le pantofole e il telefono e le chiavi di casa in tasca salgo sul taxi, sollevata al riveder gli alberi del corso e rassicurata dalla gentile amica che mi ha risposto al telefono, miracolosamente preso all'ultimo momento, di non preoccuparmi che sarebbe scesa lei a pagare il tassista. Fine dell'avventura.
La continuazione è a casa dove sono arrivata e finalmente sono riuscita a capire cosa vuol dire vedere la propria vita alla luce dell'abbondanza invece che della scarsità . Cosa c'entra l'abbondanza con tutto questo – mi direte voi ? Ve lo spiego .Qualche giorno prima avevo ricevuto la richiesta di partecipare a una meditazione sull'abbondanza di Deepak Chopra che iniziava invitandoci a guardare la nostra vita all'insegna dell'abbondanza . Era il primo giorno del decreto che ci costringe a stare in casa e, guardandomi intorno e pensando a tutto ciò che mi aspettava, non riuscivo proprio a comprendere dove stesse tutta questa abbondanza . Scesa dal taxi, dopo aver salito più in fretta possibile le scale, aprendo la porta ho visto le mie tende arancioni che mi piacciono tanto, il tappeto, la mia poltrona preferita in cui passo delle ore a leggere e subito sono corsa in cucina a farmi una delle mie amate tisane che sorseggio mentre guardo dalla finestra da cui,allungando il collo vedo addirittura il Monviso…Per non parlar del resto ... E' a quel punto che la 'disavventura ' del pronto soccorso è diventata un'avventura che mi ha insegnato qualcosa . E chissà quante cose impareremo in questo corso accelerato della pandemia che nel terzo mese dell'anno bisestile 2020 ancora incombe .




giovedì 5 marzo 2020


La nonnità negata

Noi tre fratelli siamo cresciuti prima in campagna in Piemonte, poi nel Veneto e infine inurbati a Torino e la nostra famiglia è un caso tipico descritto dai libri di sociologia come conseguenza del processo d'inurbamento che rende più labili i rapporti famigliari ed esclude la presenza dei nonni . Già noi infatti non abbiamo goduto della compagnia anche saltuaria dei nonni sia paterni che materni . All'età di 4 anni il nonno paterno è morto e la nonna Elisa ,dopo essere stata per un breve periodo da sola, ha accolto in casa la nonna materna Maria . Si fa per dire accolto perché la decisione e stata presa sulle loro teste e se si fossero cercate due 'teste' più diverse non si sarebbe riusciti altrettanto bene. Diverse come origine sociale,diverse come temperamento e come abitudini di vita . La nonna Elisa. che evidentemente aveva fatto la casalinga per forza e non per scelta , come tutte le donne della sua generazione, dopo la morte del nonno aveva smesso quasi del tutto di cucinare e non amava fare la spesa, né occuparsi delle faccende domestiche. Se fosse stato per lei si sarebbe cotta a mala pena un uovo . La cosa che le piaceva fare di più, ché a quel tempo non c'era ancora la televisione, era uscire ogni mattina per andare in chiesa, con il cappellino con la veletta in testa , dopo essersi messa il belletto sulle guance. Ricordo che mentre si guardava allo specchio con il suo bell'accento toscano ,diceva : “Mi metto un po' di salute che sono così pallida .. “
Era un po' vanitosa infatti la nonna Elisa e si vantava della sua passata bellezza . Una delle poche volte che siamo andata a trovare le due nonne a Sestri Ponente, dove abitavano in un appartamento da cui non si vedeva il mare bensì le case di fronte, ci aveva raccontato che un giorno in chiesa aveva incontrato un signore che avendola urtata mentre entrambi mettevano le mani nell'acqua santa, gliele aveva prese e gliele aveva strette . Al che lei imbarazzata aveva esclamato : “Che mani fredde ha “ “ Mani fredde , cuore caldo” aveva risposto lui .
“ Pensate ancora alla mia età incontrare qualcuno che mi corteggia ...” aveva commentato Non so forse avrà avuto la mia età di ora, cioè 75 anni , ma allora -si sa- era diverso.
Ben diversa era la nonna Maria che, genovese doc, sembrava un Govi in gonnella . Sovente amava fare battute umoristiche, qualche volta anche un po' spinte .
Ricordo che in presenza della mamma a noi bambine aveva citato un indovinello così formulato :
“Ti ho portato una cosa da mettere nella spinosa, diceva il fidanzato alla fidanzata, tornando da un viaggio .” “ Che cos'era secondo voi ? “ “ Mamma cosa stai dicendo alle bambine ? “ “ Niente di male, sei tu che sei sospettosa . Il fidanzato le aveva portato un pettine . “
A lei invece, alla nonna Maria, piaceva fare la spesa specie al mercato dove qualche volta ci andava senza togliersi il grembiule. Per questo lei a casa faceva la spesa e da mangiare . La convivenza fra le due non durò molto perché, oltre che essere conflittuale creava anche dissapori fra mamma e papà che ovviamente parteggiavano. Così dopo qualche anno, anche per poterle andare a trovare più facilmente, furono portate in un pensionato di monache a Saluzzo . Alla nonna Elisa fu affidata una camera al primo piano e alla nonna Maria quella di sotto . Dal loro arrivo in quel luogo, a parte la messa, a cui andava solo la nonna Elisa e le rare occasioni di incontro collettive le due nonne non si erano più frequentate. Ogni qualvolta andavamo a trovarle e ci fermavamo lì per per circa due ore con le mani in mano e nemmeno le mani nelle mani, chiedevano notizie una dell'altra a noi
“ E come sta quella di sotto ( di sopra ) ?- domandavano – vedrai che lei mi seppellirà ,aggiungeva la nonna Maria . Sono morte tutte e due a pochi mesi di distanza, dopo essere state in quel triste pensionato oltre dieci anni -almeno così mi pare di ricordare – Ricordo bene invece il senso di oppressione e di profonda tristezza che provavo ogni volta che andavamo a trovarle in macchina. specie al ritorno, e mentre guardavo la campagna davanti a me mi veniva da piangere, tanto che di recente, dopo 50 anni, passando da quella strada, mi sono tornate addosso tutte quelle emozioni negative. L'unica volta che non avevo provato la stessa tristezza è stata quando ho portato a fargli vedere il loro pronipote Matteo . Conservo ancora quella foto nel cui primo piano c'era la nonna Maria con lo scialletto bianco,uno di quelli che faceva lei insieme alle 'pugnette' per le pentole.
Ah, dimenticavo : fino a prima di andare nel pensionato, c'era una cosa che la nonna Elisa amava fare tra tutti i lavori femminili ed era ricamare. Usava ripetere che quelli almeno sarebbero rimasti dopo la sua morte . E infatti conservo ancora un suo cuscino di velluto finemente ricamato.
Erano state proprio contente le nonne e quella volta che gli ho portato a vedere il pronipote se l'erano goduto insieme .
Ma in seguito anche al pronipote Matteo, era riservata la sorte di non poter godere della presenza amorevole dei nonni. Anche lui all'età di 4 anni ha perso il nonno, mio padre, e gli altri due che vivevano in Australia. Era rimasta la nonna Pina, che dopo la morte di papà non si era mai risollevata e aveva fatto diversi traslochi cambiando anche luogo di residenza. Siccome soffriva di depressione anche quando sarebbe stato possibile non gli lasciavamo volentieri il nipotino . Solo in caso di malattia . Si, perché la mamma era un ottima infermiera e lo sarebbe stata a suo dire se avesse potuto intraprendere quella professione . Anche i ricordi migliori di mia madre ce l'ho quando mi ammalavo . Si preoccupava di nutrirci nel modo migliore , ci portava le tisane calde e via curando e accompagnando tanto che a volte fingevo di stare male per rimanere in casa, assentandomi da scuola, per godere della sua compagnia infermieristica . Così anche Matteo ha goduto di quelle cure amorevoli specie nelle malattie esantematiche che sono poi state le sole sue vere e proprie malattie. Erano state quelle le uniche occasioni perché per il resto la nonna o era in un altro posto durante i sette traslochi che ha fatto dopo la morte di papà o non ricordo avesse mai chiesto di occuparsi dei nipoti- nel frattempo era nato l'altro nipote Enrico , che sicuramente le avrebbero dato qualche ragione in più per vivere . Non è stato così, e quando Matteo aveva 13 anni, è mancata a se stessa.
E ora siamo giunti alla terza generazione con questa nonna scrivente che si è ritrasferita a Torino anche e soprattutto perché qui ha una nipotina . Con l'avanzare degli anni la presenza e la vista dell'infanzia è portatrice di gioia in ispecie quando si assiste alla continuità tra le generazioni, le somiglianze e … e non soltanto. Mi dà sempre un senso di gioia vedere i bambini nei mezzi pubblici specie quando sono oggetto di attenzioni da parte di persone di origine diversa, così come un bambino africano che attrae il sorriso e l'attenzione di una 'nonna' cinese .
Nei primi anni dal mio ritorno a Torino , sembrava che finalmente la catena( del non godere della presenza dei nonni ), che per mia convinzione definisco 'karmica ' , si fosse inter-rotta. La mia nipotina veniva da me settimanalmente e una settimana all'anno mi era concesso di portarla con me al mare o in campagna come l'ultima volta or sono due anni. La ragione – o il pretesto ? per privarmi della gioia della compagnia di Viola di cui ho sempre incoraggiato la creatività, sia nel disegno in cui fin da piccolissima mostrava un grande talento, che nello scrivere, è stato il fatto di averla lasciata per quattro ore affidata al coordinatore del campo Mir che insieme a Donato, l'ospitante, quella mattina avrebbero portato i bambini nel bosco a esplorare piante e animali .
Sono campi speciali i campi Mir, in cui si impara a condividere con persone speciali il mangiare e il dormire e ancora più speciale è Donato , nonno felice , che conosce a fondo la natura e i suoi luoghi di origine e condivide il suo entusiasmo con grandi e piccini. Campi speciali anche perché non c'è né la TV , che i bambini presenti non hanno mai chiesto di vedere , né un computer. E' stata proprio la mancanza di un computer che mi aveva costretto ad assentarmi per controllare la posta . Nel far questo ho commesso l'errore di non avvisare i genitori del mio intento . Ho già chiesto scusa per iscritto, ma niente è successo. A mia discolpa ulteriore dirò che ho avuto la fortuna di avere un figlio piccolo nella generazione in cui le case erano aperte e si lasciavano i bambini affidati a mani di persone di cui ci si fidava, amici, non soltanto a baysitter o a parenti o amici conosciuti da tempo. Timori di assalti pedofili o pericoli paventati , non c'erano ancora o per lo meno non venivano tanto clamorosamente pubblicizzati dai media .
Comunque sia è dall'agosto del 2013 che non ho avuto più la gioia di stare con Viola nella mia casa a Torino o altrove fatta eccezione per due pomeriggi . Uno che siamo andate un po' in giro e un altro con me in casa per due ore, qui nella sala nel cui scaffale della libreria giacciono i suoi libri, i suoi pennelli, i fogli da disegno e il sacchetto con le fotografie per ispirare i racconti e i suoi disegni . Proprio davanti a me che mentre guardo solitaria la televisione, più volte sono stata tentata di rimuovere il tutto, ma tutto è rimasto come prima . E intanto il legame con Viola ormai preadolescente si sta sempre più sfilacciando . L'ultima volta che per vederla sono andata all'uscita della scuola le ho chiesto se la potevo accompagnare e lei mi ha risposto di no. Erano più di dieci giorni che non la incontravo e sono rimasta proprio male, anche se poi ho capito che lei teneva a fare da sola il pezzo di strada che la separava dall'auto della sua mamma. E' proprio l'età in cui si incomincia a voler provare a se stessi che ce la facciamo da soli. Sta crescendo, infatti, Viola. E come tutti i ragazzini che bambini 'nascono 'imparati' dei mezzi elettronici, mi ha messo un app. per i messaggi gratuiti. Speravo con questi di comunicare con lei. Ma la comunicazione è stata unilaterale, perché a più messaggi ho ricevuto una volta sola un 'ciao nonna' di risposta. D'altro canto a 13 anni è giusto dare la precedenza ai messaggini dai coetanei che a quelli di una nonna non presente nella propria vita.
Eppure questa nonna vorrebbe vederla crescere , come ha detto il suo nonno che abita in Inghilterra, e per questo gli dispiaceva di non poterlo fare, ma io abito qui nella stessa città. E continuamente mi viene in mente cosa potrei fare con lei : portarla a vedere il museo del cinema - Viola ama tanto andare nei musei e insieme siamo andate diverse volte in in quello delle scienze e al museo egizio- la potrei portare sulla mongolfiera che svetta nel cielo tutti i giorni specie il sabato mattina a teatro nel pomeriggio della domenica . Potrei , potremmo... Son tutte cose che papà e mamma, per i diversi impegni e la corsa con il tempo, i compiti da fare o altro non riescono a farle fare, mentre io che pure per scelta e vocazione ho ancora interessi molteplici , ho comunque più tempo a disposizione . Così potremo ancora insieme dare il pane alle anatrelle del fiume Dora che con fatica riescono a guadagnarselo, contendendolo ai gabbiani che si precipitano a beccarlo . Sono aggressivi questi gabbiani e l'ultima volta ,sarà più di un anno fa, che siamo passate insieme sul ponte, Viola si è quasi spaventata, perché ne è arrivato uno stormo in picchiata proprio davanti a lei .
Comunque sia ed è, dall'inizio dell'anno scolastico sono andata più volte a vederla all'uscita della scuola, che si trova a dieci minuti da dove abito e più volte mi sono domandata perché non avrei potuto preparare un pranzo per tutti loro , vista l'ora tarda. Ho anche chiesto che mi dicessero quando potevo andare a prenderla, riportandola a casa, per fare delle cose insieme sia da me – i compiti - che fuori . Come ultima richiesta, siccome sono venuta a sapere che le danno molti compiti di lettere, e io che sono stata per quattro anni insegnante di questa materia nelle medie inferiori, con ottimi risultati per lo sviluppo della creatività dei miei allievi , ho proposto per telefono a mio figlio Matteo di aiutarla per una volta alla settimana o due al mese andando eventualmente da loro, accompagnandola a casa .
Questa richiesta non è stata mai esaudita.