Una
notte passata al pronto soccorso durante l'epidemia del CONAD 19
o della prova del
significato di abbondanza
Premessa : 1)Conad
19,così preferisco chiamare il virus perché il settimo chakra si chiama della
corona e a mio parere non è bene chiamare il virus con lo stesso
nome;
2)nel pronto
soccorso dell'ospedale di Pinerolo c'erano solo malati gravi, ma non
affetti dal suddetto virus .
Martedì10 marzo
verso sera sempre più sentivo un dolore proprio al centro del
petto che poteva essere semplicemente un dolore intercostale .
Contraria agli antidolorifici come sono, andavo a dormire sperando
che nel letto mi passasse . Non è stato così : ad ogni minimo
movimento il dolore aumentava . Così alle undici, pur riluttante, ho
chiamato la guardia medica che nel giro di un quarto d'ora è subito
arrivata . Si fa per dire arrivata . Sono arrivati cinque infermieri
tutti mascherati più una donna provvista di apparecchio per
l'elettrocardiogramma . Fatto l'elettrocardiogramma e constatato che
non si trattava del cuore, mi sono rassicurata e pensavo che finisse
tutto lì . Troppo facile . Non ho fatto nemmeno in tempo a formulare
un grazie che l'infermiera in questione dicendo “ Non possiamo
lasciarla così lì da sola bisogna fare altri accertamenti” mi ha
costretta a indossare una vestaglia e così com'ero con le pantofole,
preso al volo il telefono ma non la borsa ,mi hanno messo su una
sedia mobile, nonostante dichiarassi che potevo camminare, e in
quattro e quattr'otto mi hanno portata giù nell'ambulanza senza
neanche una coperta . Così per la prima volta nella mia vita ( per
fortuna considerati i miei quarant'anni per gamba ) mi sono trovata
al Pronto soccorso dell'ospedale di Pinerolo ( in cui avevo già
superato un' altro primo 'incidente' chirurgico di un'operazione al
colon )e trasbordata in una barella in fila nel corridoio in
compagnia di uomini con ossigeno e compagnia urgente
Sono riuscita a
dire “ questa mi mancava “ e a quel punto è iniziata l'attesa
per la prima analisi del sangue . L'orologio del corridoio dove mi
hanno riportata segnava mezzanotte quando mi hanno detto che alle tre
mi facevano un altro esame . Inutile dire che così sdraiata su una
barella mezzo sollevata ,nonostante facessi tutte le respirazioni che
conosco per prendere sonno, non sono riuscita a chiudere occhio anche
grazie alle infermiere che parlavano ad alta voce tra loro e al
continuo passaggio nel corridoio. Così guardavo quasi con invidia
(si fa per dire perché comunque io stavo meglio di lui ) il mio
vicino di barella attaccato a una ampolla d'acqua .. che dormiva
profondamente . Scendendo di tanto in tanto per bere un po' d'acqua
dal rubinetto della toilette, ripetendomi il versetto di Bertold
Brecht 'la notte più lunga eterna non è', sono arrivate le tre.
Altro esame, altra
sosta nella sala visite e ritorno sulla barella del corridoio dove
mezz'ora dopo mi è stato detto che potevo tornare a casa in
un'ambulanza che avei dovuto pagarmi io . Chiedo quanto costa ma non
ottengo risposta perché l'infermiera che me l'aveva comunicato se
n'era già andata . Dopo circa un'ora di vani tentativi di chiudere
gli occhi, con la luce del corridoio inesorabilmente accesa, chiedo
al primo infermiere che riesco a bloccare di portarmi in un posto
dove potevo stare al buio . Mi porta in una sala visite non occupata
e lì finalmente riesco a fare un pisolino che così solo si può
dire dei poco più di 20 minuti in cui ho perso i contatti quando
all'improvviso accendono la luce e arriva un'inserviente con
rumorosissimo aspirapolvere per la pulizia seguita da lavaggio
accurato e odoroso . Per carità l'igiene prima di tutto e comunque
sia e fosse dopo questo passaggio nuovamente chiudono la luce ma è
risaputo che la frustrazione continua di un bisogno non ne permette
la soluzione . Finalmente alle 8 riesco a parlare con un'infermiera a
cui chiedo come poter tornare a casa visto che potevo già farlo 5
ore prima. Di ambulanze non se ne parla proprio , c'era solo la
possibilità di trovare un taxi disponibile . Alle 8,30 mi annunciano
che c'è il taxi . Che sollievo ! Macché, troppo facile : dovevo
aspettare il medico di turno che mi avrebbe consegnato il referto .
Intanto mentre il tassista aspettava impazientemente e io lo
intravedevo dalla porta preoccupata che se ne andasse, solo alle
nove sono riuscita ad avere il referto dalle mani del medico che me
lo ha consegnato senza neanche guardarmi in faccia, dicendo di farlo
vedere al mio medico curante . Così in vestaglia com'ero con le
pantofole e il telefono e le chiavi di casa in tasca salgo sul taxi,
sollevata al riveder gli alberi del corso e rassicurata dalla gentile
amica che mi ha risposto al telefono, miracolosamente preso
all'ultimo momento, di non preoccuparmi che sarebbe scesa lei a
pagare il tassista. Fine dell'avventura.
La continuazione è
a casa dove sono arrivata e finalmente sono riuscita a capire cosa
vuol dire vedere la propria vita alla luce dell'abbondanza invece che
della scarsità . Cosa c'entra l'abbondanza con tutto questo – mi
direte voi ? Ve lo spiego .Qualche giorno prima avevo ricevuto la
richiesta di partecipare a una meditazione sull'abbondanza di Deepak
Chopra che iniziava invitandoci a guardare la nostra vita all'insegna
dell'abbondanza . Era il primo giorno del decreto che ci costringe a
stare in casa e, guardandomi intorno e pensando a tutto ciò che mi
aspettava, non riuscivo proprio a comprendere dove stesse tutta
questa abbondanza . Scesa dal taxi, dopo aver salito più in fretta
possibile le scale, aprendo la porta ho visto le mie tende arancioni
che mi piacciono tanto, il tappeto, la mia poltrona preferita in cui
passo delle ore a leggere e subito sono corsa in cucina a farmi una
delle mie amate tisane che sorseggio mentre guardo dalla finestra da
cui,allungando il collo vedo addirittura il Monviso…Per non parlar
del resto ... E' a quel punto che la 'disavventura ' del pronto
soccorso è diventata un'avventura che mi ha insegnato qualcosa . E
chissà quante cose impareremo in questo corso accelerato della
pandemia che nel terzo mese
dell'anno bisestile 2020 ancora incombe .
Bella avventura... E bella riflessione
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