giovedì 6 aprile 2023

Alle soglie del XX secolo

 


Alle soglie del XX secolo


ATTO I

Torino Lingotto 1989



Alla mostra delle avanguardie russe

Nella periferia Torinese trafficata di auto di mercati e di negozi straripanti di merci sorgono gli stabilimenti della Fiat Lingotto colmi di storia e dell'eco lontana di una fiumana di operai stanchi all'uscita dei turni.

e di quando le folle venivano adunate in schiera ad ascoltare la voce tonante di Mussolini

e di quando, rotti gli argini imposti dalla ricostruzione delle dopoguerra, alla fine degli anni 60, era meta di manifestazioni dei caldi autunni.

Infine l'abbandono e il silenzio.

Poi nel 89,l'anno che con la caduta del muro è diventato il simbolo della fine di un epoca (ma non era già stato due secoli prima che tutto era cominciato chissà che non abbiano ragione i Pitagoraci sul valore simbolico dei numeri )quale miraggio davanti all' edificio industriale,sventolano rosse bandiere, tante bandiere ordinate in schiera . Troppo ordinate … Per la verità le rosse bandiere non fanno più paura a nessuno, tantomeno in Russia dove i giovani non amano il rosso perché rappresenta il simbolo della loro oppressione

Eppure batte il cuore per l'emozione e affretto il passo, subito fermato da un guardiano in livrea che mi indica il botteghino della biglietteria, quando al fondo del corridoio scorgo il Monumento alla terza internazionale di Tatlin, monumento ,come diceva Sklovskij,  di ferro di vetro e di rivoluzione. Grandi aspettative e grandi delusioni.

La rappresentazione  :Nelle sale inbiancate tra i bianchi teli le opere del 1870 i lavori dei decabristi e, nella sezione dedicata al 1905, solo due quadri. In tempi di sommosse sanguinose per l'arte non c'è tempo.

Nella seconda parte dell'esposizione le opere influenzate dalgli espressionisti, dal futurismo e il fermento degli anni della rivoluzione.

Tre quattro cinque intensi anni in cui tutto le energie degli artisti, poeti, scrittori, fotografi, uomini di cinema  si incontrano nella progettualità di un futuro,nel tentativo di costruire l'uomo nuovo . Sembrava proprio che la storia stesse per cominciare. “

Perché la testa e la luminosa e avevamo gli occhi lavati e la speranza.Quale speranza né più e ne meno quella di costruire tutto il nuovo mondo. “Credevamo che ci sarebbe stata lo rivoluzione in Ungheria, in Germania, ma anche e immancabilmente in Francia” sempre Sklovskij che parla . Credevano, anche noi credevamo … Nell'ultima sala passo davanti al manifesto del reliasmo socialista . E i quadri dei cosidetti uomini nuovi autonominatesi, che troppo di vecchio avevano ancora . Infine nell'ultima stanza, in un'unica grande tela, vedo Lenin immortalato nel suo studio con la testa china. Solo disperatamente solo tra i bianche sudari di cotone. Ma il sangue dov'è il sangue ?

Tutti a casa la festa è finita.

Tutti a casa la mostra è finita.

Atto II

Ma dove cresce il pericolo cresce anche ciò che lo salva

F.Holderlin

I muri, i filosofi e la nostalgia

Duemila mille e non più mille. L'ultimo decennio prima del duemila. C'è un senso di smarrimento quando si pronunciano questi numeri del tempo. Quasi si trattasse di una transizione cosmica. Numeri, date alle quali pare di non poter accedere se non attraverso eventi epocali, pronti a cogliere in ogni segnale o evento la vicissitudine più prossima alla fatalità.

Il crollo, la caduta del muro di Berlino è senza dubbio l'evento più simbolicamente pregnante di quest'ultimo decennio. E' come se dopo anni in cui si è lasciato nell'oblio un angolo buio di una casa, nell'attimo in cui si fa luce e l'ostacolo è rimosso, esce tutta la polvere, la sporcizia e gli avanzi nascosti.Topi e parassiti di tutte le dimensioni fuggono per ogni dove portandosi via quel che possono del bottino che si accingevano a divorare e quelli più tardivi sorpresi nel sonno fuggono ali'impazzata.

Insieme al muro rimosso da calcoli di opportunità politico-economica e dalla spinta di chi dall'altra parte troppo stretto ci stava, si levano le grida di chi era abituato a protestare solo nel silenzio delle case. E a valanga si spostano gli equilibri precari e le alleanze, mantenuti dalla paura e dall'omertà quando sono rimaste poche briciole da distribuire e si esauriscono le riserve.

La Germania,la Cecoslovacchia,la Romania,L'Albania e infine la Bulgaria rompono gli argini e saltano il fossato. Mentre gli epigoni delle teorie complottiste parlano di colpi di mano accusando l'onnipresente CIA. E' comunque certo che l'oppressione era forte ... Pronti icommentatori occidentali e le penne asservite al capitalismo come il migliore dei mondi possibili, escono allo scoperto e felici di sfogare il proprio livore anticomunista sentenziano dagli elzeviri delle testate nazionali. Secondo costoro smascherata è la realtà e di conseguenza l'ideologia.

Finalmente dopo oltre un secolo di timori, tremori e di paure insorgono ad infangare, schiaccciandolo sotto i piedi, il fantasma che ha aleggiato sull'Europa e il mondo .

I fantasmi- si sa- non permettono sonni tranquilli e mentre quel fantasma sembrava prender corpo sia pure lacerato da conflitti titanici sul cadavere di Lenin, trasformato in mummia ,si costruiva sui piedi di argilla della teoria del socialismo in un solo paese. I comunisti del resto del mondo dovevano convincersi che la lotta era finalizzata prima di tutto alla resistenza del colosso pansovietico, e tanti ne fecero le spese. I più conseguenti elessero quella terra a loro patria, salvo poi accorgersi in Siberia o al confino che la loro coerente militanza non era per niente gradita.

Da una parte si esasperò il nazionalismo dei colcosiani uomini nuovi che nuovi non erano e dall'altra si ammantarono di croci uncinate, la divisa dei giovani tedeschi e di coloro che prestamente trasformarono

le loro aspirazioni comuniste in nazional­ socialismo.

La seconda guerra mondiale e Stalingrado rafforzarono la convinzione che il padre tiranno aveva ragione e che il comunismo aveva tenuto, anche se costretto a sacrificare sul suo altare centinaia di migliaia di uomini che credevano in lui.

Già a Yalta ,quando i vincitori del conflitto mondiale si sedettero attorno a un tavolo per spartirsi il mondo, tracciando i confini come con i coltelli conficcati nella torta, doveva nascere il sospetto che non è cosi che si costruisce il comunismo,esportandolo sulla punta dei cannoni e mettendo al governo gli uomini più docili ai comandi impartiti da Mosca. Pur bisognava chiamarlo in qualche modo questo sistema che si concretizzava al di là dei muri. Di definizioni così come di speranze sono piene le fosse: si passò dal colletivismo dei primi sovieti al socialismo al comunismo . Da una parte il comunismo e dall'altra il capitalismo. Il buono e il cattivo interscambiabili a seconda dei fautori del primo e del secondo.

Divisioni,schieramenti di un'umanità non ancora adulta.Negli anni cinquanta sulle veline del blocco occidentale apparivano caricature di comunisti trinariciuti e comunisti che mangiavano i bambini,mentre dall'altra parte il capitalismo visto come simbolo del male e i nemici da battere la socialdemocrazia e il socialfascismo. In entrambi i fronti non si risparmiavano le sanzioni ,le minacce e gli ultimatum.

Guerra fredda, la chiamavano e guerra fu .Anche se i territori dove andarono a combattee non erano più qui.Ma le cortine per quanto alte e impenetrabili non han più da tempo l'efficacia e la detterrenza delle muraglie alla cinese. In tempi di telecomunicazione diffusa non apena le radio e le televisioni entrano nei villaggi con lo scopo previsto di condizionare consumi e consenso ,scappano onde biricchine incontrollabili e improvvisa avviene la contaminazione.

Dice un antico detto cinese che il mondo è diviso in due parti :quelli che stanno a destra dicono che quelli che stanno a sinistra sono pazzi e viceversa .I filosofi stanno sui muri.

Infatti solo i filosofi possono permettersi tali equilibrismi chè costoro hanno di solito superato il problema della propria sopravvivenza materiale non avendolo mai avuto per privilegio di classe o per ascetismo.

Chiunque, uomo politico o statista ha cercato di salire sui muti delle terze vie, è precipitato dall'una o dall'altra parte. La via yugoslava al socialismo, la via cubana o quella cinese, non capitalismo nè comunismo o sandinismo ...E tutti o quasi tutti ci persero le penne e la speranza .

E Tito si  rivolta nella tomba per il Kossovo,ora che sempre più violento e lacerante è diventato il problema delle nazionalità,da lui fortemente paventato, già lui aveva dovuto pagare caro lo scontro con il grande colosso sovietico. Gli unici due paesi la Yuguslavia e l'altro l'Albania che scelsero un socialismo non imposto. Profetiche suonano ora le sue parole quando negli anni'70 alla domanda di un intervistatore sullo scontro avvenuto nel Cominform rispondeva:

"E' del tutto naturale che per un comunista il momento più difficile della sua vita sia quello in cui vede crollare davanti a sè tutto ciò in cui ha creduto e su cui ha costruito se stesso.E aggiungeva: essere comunista non è facile. Essere comunista significa tuttora essere pronto a rinunciare a tante cose. Essere comunista vuol dire essere in prima linea nella battaglia per il progresso, per un futuro più bello e felice.”

Ma se anche questo è il comunismo, allora è vero che credere nel comunismo è la stessa cosa che avere una fede come il cristianesimo.Diceva Adriana Zarri che se si dovesse cambiare il nome a realtà che si sono dimostrate fallaci oltre che portatrici di oppressione e di morte, ma  come  mai, dopo l'inquisizione,dopo le conversioni forzate e il massacro di intere popolazioni all'insegna della croce non è stato cambiato il nome al cristianesimo ? Giusta osservazione con la differenza che il cristianesimo non è mai stato identificato con una forma di stato o di economia e per questo è stato possibile asserire che è stato difetto dei singoli uomini detentori del potere che si sono serviti di questa fede per scopi profani, mentre Stalin stesso ha definito il suo sistema essere il vero comunismo.Complessa e drammatica è la soluzione del problema, ma non per individui e partiti che cercavano di ripararsi una parte e dall'altra del muro e quando i muri son caduti si mettono sotto ombrelli riparatori di lobby e congreghe con mozioni schieramenti di si di e di ni,elemosinando un piccolo posto nell'anticamera del potere o dell'autonominatesi internazionale socialista.

Per tutti gli altri invece che per una vita ci hanno creduto e che purtroppo, come direbbe Brecht, hanno ancora bisogno di eroi , di modelli e di pezzi di terra in cui trovare qualcosa per cui lottare magari all'insegna della perdita della propria identità, quando hanno compreso che il comunismo in cui hanno  creduto e per cui hanno  lottato o è stato fonte di privilegiate nomenklature e di negozi esclusivi per possessori di dacie o addiritura responsabile di morti innunerevoli nel gelo della Siberia, è successo come ai credenti costretti a rimanere  in una chiesa senza più santi né dei.

Terre sante terre promesse di quante di queste terre ancora avranno bisogno i senza terra e i senza lavoro costretti a cercare il pane altrove?

Un singolare personaggio di nome Lino ha fondato un'associazione per i diritti umani a Napoli e durante una trsmissione radiofonica protestava contro l'uso indiscriminato della parola libertà dicendo :

"Ma che vuol dire libertà . Libertà per noi lavoratori vuol dire lavorare ,vuol dire libertà dal bisogno.Nessuno può dirsi libero se non ha perlomeno un lavoro o un'abitazione in cui ripararsi. Che vuol dire libertà ? Guardate Napoli è come una prigione. Non c'è casa che non abbia le porte sbarrate o le doppie porte per la paura di esere derubati,non c'è famiglia che non abbia da raccontare di uno scippo o di una violenza subita ..."

Lino fa anche parte di un'associazione di 27.000 italiani che chiedevano di avere la posibilità di andare a lavorare nell'est europeo . Che singolare associazione e quale crollo di speranze insieme al muro …

Non ci sono più terre promesse da tempo, caro Lino, e forse è meglio così .

Forse impareremo a lottare per i nostri diritti laddove siamo nati e se ci sposteremo non sarà per andare a trovare un modo per sopravvivere,ma per scelta e per conoscere altri orizzonti e di libertà di movimento.

E a chiunque ci accuserà di utopismo e messianismo risponderemo con le parole di Paul Nizan/'scritte sui muri della Sorbona .

Siamo realisti chiediamo l'impossibile e l'imposibile di oggi si dimostrerà il necessario di domani “

Se pure dall'Europa dell'est giungono segnali di ritorni all'indietro , nel cuore del capitalismo ormai decrepito ,nella terra di Ermione crescono focolai di resistenza e febbri che hanno potenzialità di contagio insospettate.

Forse nonostante tutto che grande è il disordine sotto il cielo , la primavera non è lontana .


Torino Novembre 1990



Alla Mostra per il centenario della nascita del poeta Vladimir Majakovskij


Nella strada che dalla piramide 'Cestia va verso Ostia; l' Ostiense appunto,poco prima di giungere alla basilica di S.Paolo, un occhio accorto scorge un edificio che più ti avvicini più sembra una cattedrale. E' la vecchia centrale dell'Acea restaurata a futura memoria. Qui non c'è più bisogno di monumenti alla rivoluzione...

Al pari di un altissimo organo al centro di questo impressionante monumento dell'era industriale c'è la centrale per l'energia con nel ventre i fuochi spenti di un tempo ormai finito .Non più sudori di corpi martoriati,ma tutto intorno appoggiati alla ringhiera protettiva del percorso di controllo e di uscita degli operai, si vedono manichini di cartapesta rivestiti di modelli futuristi.

Superata la porta e provando la meraviglia portatrice di forte energia,  nella seconda sala , raffigurato ad altezza d'uomo , nei suoi vestiti di gala scrive il poeta : "Cari compagni posteri rimestando nella merda impietritadi oggi ,scrutando nelle tenebre dei nostri giorni voi,forse, domanderete anche di me .

Ottobre 1930

Sì di te domandiamo e entriamo in un labirinto reticolare accompagnati da uno striscione rosso .

L'infanzia a Mosca ,1'impegno nel futurismo,i manifesti,la guerra la rivoluzione,Rodcenko,Ossip, Lila Brik,il suo amore.

Dai, una vita migliore .Bene.

Nel poema a V.I.Lenin

"….quando viene rovesciato il passato millenario e vengono ripensati i

fondamenti dei mondi ". Poi la propaganda . Ci prova fino in fondo...

Intanto lo striscione è diventato nero. E langue la speranza dura a morire .

No ! non si può continuare a tacere .La denuncia:basta con la burocrazia e

i soprusi

La cimice -Il bagno -Il labirinto. Siamo nel labirinto. In un labirinto senza uscita. Chiusi nell'ultima sala, davanti alla scrivania , un colpo di pistola lacera il silenzio.

Ma la sua anima ci parla ancora :

Uomini futuri Chi siete? Tutto dolore e lividi

A voi lascio in testamento il frutteto della mia anima 

Eccoci qua

"E questa parola nicego che in Russia si usa tanto spesso e che non si sa con esattezza cosa voglia dire,in realtà significa molto, significa che non si è ancora vinti che si va avanti anche se è molto difficile”.

Che ci si intenda bene:non di continuismo si tratta ,bensì di continuazione di percorsi che pur avendo ben altri sfondi e paesaggi non rinneghino la natura titanica dell'uomo alla ricerca del fuoco per alimentare un humus fecondo che permetta l'evoluzione di un maggior numero possibile di individualità e di popoli.

Ci son tempi ,un pò come le stagioni in cui il calore e le piogge fan maturare l'humus e fuoriescono i vermi e ci son lunghi inverni in cui si sta a riparo e i fuochi e le luci sono solo nel chiuso delle case e delle coscienze .

L'internazionalismo ha perso e da lunga data ."'credevamo che ci sarebbe stata la rivoluzione in Ungheria in Germania ,in Francia... Ma ciò non toglie che la sconfitta reale debba necessariamente corrispondere con un errore di prospettiva .Ci son movimenti nella storia che nascon dapprima incompresi ,minoritari ,s'immergono per secoli nei sottosuoli e'poi quando l'humus è pronto portan frutti e messi feconde .Quel che non bisogna fare è non personalizzare troppo le attese e pensare che o tutto si svolge con noi che assistiamo o partecipiamo ,o non è o non sarà mai .

Ottimismo a tutti i costi ,utopismo, messianismo?

Forse.Soprattutto la convinzione' che c'è un cammino dell' umanità non rappresentabile in singole esistenze che si può paragonare alla crescita di un individuo. La fine di questo millennio in questa lettura è assimilabile all età che precede la giovinezza .

L'adolescente è un bambino cresciuto con una forza che non domina ancora e lotta e piange e cade e si fa male e e ...

La transiziqne verso la maturità è dolorosa come un parto e come tutti i parti sparge sangue sangue e ancora sangue.

E la storia forse comincerà davvero ma non come l'aveva previsto Marx con la presa del potere della classe operaia ,bensì attraverso un processo contradditorio di cicli di crescita e blocchi e stasi e sofferenze di popoli e di genti persone e razze. sempre più mischiate che ancor non sanno specchiarsi le une nelle altre.

Succede come per le febbri .Ci son febbri patologiche e febbri di crescita. Durano a lungo sembrano eterne ,portan con sè incubi cupi,notti senza fine e nostalgie profonde. E e quando finiscono ci si sente rinascere L'importante è non aver paura di affrontare nuove identità .

Difficile drammatico certo districarsi in certe epoche molto piu che in altre ,ma ciò non toglie che per personalità sempre più consapevoli e sufficientemente strutturate,proprio in queste epoche ci sian possibilità di affinamento e di evoluzione insospettate e insospettabili.

Per questo occorre imparare ad accettare la sofferenza .E laddove è possibile con l'aiuto di tecniche 'olistiche'rintanasi in piccole oasi di rinnovamento ,lasciando libero sfogo alla creatvità ,goder di musica sempre più disponibile a larghe masse ,slvaguardando così energie che un giorno chissà dove chissà quando troveranno crogiuoli adatti.

Non accontentarsi del minimalismo di ntimità famigliari ( rassicuranti ed allevianti soprattutto nelle pubblicità televisive). Non fuggire nei promessi paradisi del consumo seguendo bisogni continuamente indotti, perchè ,come diceva Wittengstein, i pensieri han tutti un prezzo .Quelli che abbiamo avuto noi, che volevamo costruire un nuovo mondo , hanno un prezzo impagabile possono indebitare per tutta la vita .E i conti si salderanno solo quando:

Squassando le teste con gli scrosci del pensiero

tonando con 1'artiglieria dei cuori

sorgerà dai tempiun'altra rivoluzione.

La terza rivoluzione dello spirito.

V.Majakovskij

Roma 1994




Ultimo atto: un anno prima del duemila

Il realismo dell'intelligenza

La tanto attesa primavera sembra sempre più lontana ed il lungo interminabile inverno è rischiarato dai bagliori sinistri di una guerra che è arrivata anche qui dall'altra sponda dell ' Adriatico . Il primo brusco risveglio dal sogno di una pace sia pure guerreggiata in un mondo unito dei mercati, senza più cortine, fu il primo sangue sparso reso invisibile dalla guerra tecnologica nel Golfo dell' Oriente. E in quel risveglio iniziarono a cadere le teste pensanti del liberalismo e della socialdemocrazia occidentale che hnno giustificato l'intervento contro il Milosevich, il supposto feroce dittatore, come gesto necessario del civile nord del mondo contro il barbaro sud. E al posto dell'ormai desueto "fardello dell'uomo bianco" si diede fiato alle trombe della così chiamata : "guerra giusta e umanitaria ".

Guerra umanitaria quale impertinente ossimoro! Ossimoro grosso verme molliccio che si insinua nel sottopelle, ottunde le coscienze e i cervelli bombardati,immagini strappalacrime di Kossovari in fuga, per convincere i riottosi amanti del quieto vivere alla necessità delle crociate purificatrici o alle "operazioni di polizia internazionale.Così oltre che a speculare sulla sofferenza di un popolo in fuga inscenano macabri spettacoli tenendo decine di migliaia di persone nel campo macedone senza dar loro da mangiare e da bere affinchè sembrino ancor più disperati. The show must go on e così la guerra che intanto il mostro è stato già da tempo creato, ha nome Milosevich e per stanarlo crepino pure i serbi filistei .

Come mai non ci fanno vedere invece quotidianamente magari quando ci sediamo alle nostre tavole imbandite, le decine di milioni di bambini di cui fa pulizia la fame e i dodici milioni che lavorano per sostenere genitori resi inerti dalla inevitabile disoccupazione di uno sviluppo sempre più ineguale dell'UNICO MERCATO. Niente di tutto questo.

Accampando l'intervento per diritti umani abusati a pretesto di ingerenza in Stati sovrani, coprono vergognosi affari di petrolio, di droga e di spartizione dei mercati per il riassetto dei territori europei. Diritti umani come falsa coscienza di chi dimentica che il primo è il diritto alla vita e va salvaguardato lottando contro la fame, la disoccupazione e la malattia.Quale diritto dunque e diritto per chi ? forse che milioni di curdi che lottano per parlare la propria lingua e rimanere nelle loro case non si possono arrogare la definizione di umani, o è perchè la Turchia è già inserita nell'esercito del grande fratello NATO ?

L'idealismo del cuore

Non disperate - vorrei dire loro - siamo milioni e milioni dentro le mura del 'occidente a vivere, come se fosse nostra la vostra disperazione, a prepararci a creare insieme con voi un mondo nuovo, tenuto unito dal diritto e non dal terrore del Grande Gendarme.

Ernesto Balducci 23 gennaio1991


Gli eventi e gli schieramenti sulle guerre del Golfo che non era ancora qui,hanno insinuato tremendi dubbi in chi sperava che nel mercato mondiale globalizzato pur dura fosse la lotta, ma si limitasse a scaramucce sia pure armate, ma soprattutto a cadute e crescite vertiginose di titoli nei grandi centri della finanza. E invece la guerra giunta fin qui ha fatto vedere più da vicino lo stesso sangue dei feriti e dei morti che prima si vedeva soltanto sugli schermi virtuali e tangeva come gli schizzi di pomodoro schiacciati sui vestiti degli attori . Ma quando il sangue è vicino anche nasi non fini possono sentirne l'odore .

E molti tra coloro che avevano dubbi sul "civile "intervento contro il " dittatore "

si sono convinti ad applaudire la guerra giusta . Ma il cuore dove hanno il cuore tutti

costoro? Dov'è la compassione per le centinaia ,le migliaia di profughi erranti che sostano dall'altra sponda dell'Adriatico . Il cuore ci fa sentire che in queste terre non ci sono stranieri e che saremo sempre più accomunati sugli stessi territori. Quei profughi di tutte le provenienze che ci turbano imploranti ai semafori e solo chi non ha occhi per vedere e cuore per sentire può rimanere indifferente.

Questa terra nel cui cielo più profondo si scorgono

i bagliori dei missili e non ancora le stelle

Questa terra in cui un bambino cresciuto troppo in frettà

muore lottando contro gli aguzzini pachistani.

è la stessa terra in cui uomini e donne

si tengon per mano sui ponti della Sava

e in cui le madri argentine da vent'anni vanno in Piazza

sfidando i complici dei torturatori dei propri figli

a gridar forte che

L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona.




                                                          Giancarla Ceppi



Roma maggio 1999

 

sabato 18 febbraio 2023

 

 Riporto qui 7 anni dopo un mio scritto dedicato a Nanni Salio che volevo leggere alla sua commemorazione a cui non sono arrivata in tempo.

  E' morto Nanni Sallio il custode, l’ anima, la sapienza del Sereno . Il Sereno Regis io credo lo si possa
 definire come il  Centro Studi più ricco di narrazioni, documenti e volumi di tutta l’ Italia. Sui temi della pace, della nonviolenza.
Io non l’ho conosciuto poi molto Nanni. Visto spesso si,  tra le sue sudate carte. Oppure quando  nelle  nostre interminabili riunioni di gruppo mentre cercavamo di creare ogni estate occasioni di incontro e di consapevolezza lui passava, ascoltava, buttava  nel piatto delle idee  e dei sogni un riferimento, un invito ad un  convegno. Ci ascoltava e non riuscivi mai a capire se in cuor suo pensava che stavamo seminando  bellezza o vento o paura.
Nanni passava, fiero di avere inaugurato da non tanti mesi a pochi passi dal Sereno , Irenea , una sala di cinema per proiettare film di pace , una sala ancora carica di debiti ma perfettamente varata e galleggiante nel suo compito di diffondere  e promuovere cultura per  gettare sabbia negli ingranaggi della guerra. Alle volte ci sgridava, “come potete parlare di una cosa così complicata come la fisica quantistica se non avete letto almeno questi volumi” diceva  e intanto alzava la mano ad indicare una scaffalatura immensa rivestita di libri.
 Era sempre triste,Nanni,  la sua tristezza alle volte mi spaventava,  poi superavo il timore reverenziale che ho sempre avuto verso coloro che  hanno studiato a lungo e che non dicono mai una parola a casaccio o se non è documentata  e allora lui ti prendeva per mano e ti raccontava il mondo.
 Quante volte ho pensato : adesso mi prendo una giornata sabbatica e vado da lui ad esprimere dubbi a cercare certezze. Non è più possibile ora, la sua voglia di un nuovo uomo, di un mondo ghandiano, la sua ricerca di una nuova strada che prosegua quella che da Perugia porta ogni due anni ad Assisi    che tante volte aveva percorso, ora la continueranno  obbligatoriamente altri amici.
  Da campista una promessa, se si farà ancora il campo pacifista con Albino, itinerante in bici sulle strade del Veneto contro il fuoco atomico, nella bandiera della pace che attaccherò al mozzo del parafango incollerò anche il tuo faccione buono.  Perché tu possa continuare a vedere che  la strada interrotta, la strada che non riuscirà più a calpestare non è per nulla finita. Adriano
 
Adriano Arlenghi ha ben espresso quello che anch'io ho provato con la differenza che abitando a Torino molte volte  ero  andata a parlargli  e lui Nanni pazientemente mi ascoltava . Sembrava darmi ragione specialmente dopo che  mi aveva dato una traduzione da fare che spiegava come superare i conflitti, tenendo conto delle nuove scoperte della fisica quantistica . Per me quella  è stata una vera  rivelazione che voleva e vuole dire che occorre tradurre in termini di comportamenti il nuovo paradigma scientifico che mette al primo posto l'energia e l'influenza dell'osservatore sull'esperimento . E dunque superare la concezione illuministica per cui la coerenza intellettuale, la ragione illuminante, la verità di per sé  rivoluzionaria,siano sufficienti per cambiare la realtà. Occorre invece collegarsi con la concezione dell'energia che nel tao i cinesi migliaia di anni avanti Cristo avevano ben definito. Sì  Nanni mi ha dato ragione e conveniva con me anche quando ho parlato con lui  nuovamente catturata da un testo che considero fondamentale intitolato "Come gli hippy hanno salvato la fisica", che lui come fisico approvava . Come fisico ma non come pensatore e come uomo che a mio parere era invece l'ultimo dei veri illuministi con una concezione etica del lavoro ( protestante per l'appunto )  confermata dalla sua più recente  auto definizione di piccola formica . Sì è vero le formiche costruiscono grandi termitai lavorando tutte insieme senza posa ma basta che arrivi un vento forte e i termitai scompaiono . E così fanno e hanno sempre fatto le guerre  mondiali dichiarate come tali  o meno  . Se, come appare,  Nanni ha mollato gli ormeggi soprattutto da quando la sua compagna lo ha lasciato,  quello che percepisco nella  sua morte così subitanea e discreta, riservata come lui era, c'era anche la sua profetica intuizione di essere l'ultimo testimone e attivista di una generazione che sta scomparendo . Ci sono le morti auto procurate come quella di Langer  e le morti cercate per ragioni che vanno al di là delle infermità individuali .
Scusate tolgo il disturbo ci hai detto Nanni con la tua morte, ma noi che invece  siamo  turbati, cercheremo di continuare la tua opera in una catene ideale al di là dei continuismi ideologici . E in occasione dell'anniversario della morte di Giordano Bruno voglio dedicarti ,caro Nanni, queste sue parole che spero ti aiutino ad attraversare il Lete :
Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze porre i semi della nuova cultura che fiorirà inattesa ,improvvisa ,proprio quando i potenti si illuderanno di aver vinto .

Post scriptum : entrando ieri sera nella la  sala Poli così piena e vedendo tanti occhi lucidi che guardavano le foto che lo ritraevano fin dal suo esordio nonviolento da studente, ho capito che ho sottovalutato la sua capacità di parlare al cuore delle persone e questo non ha a che fare con l'illuminismo . Certamente Nanni Salio è stato l'ultimo dei comunicatori non virtuali con gli amici e i conoscenti non avendo altro che il telefono fisso . A parte le sue puntuali e validissime newsletters che ci auguriamo trovino un degno e altrettanto coerente successore o – ahimè non so come si dice un successore al femminile...

martedì 7 giugno 2022

Epitaffio per Ralph (scritto nel 2017 e post-scritto nel 2022 )

 

Where have you been to Lord Randall my son … Mi è risuonata nell'orecchio questa ballata che da tanto non sentivo, una mattina di queste quando ho saputo che Ralph stava per andarsene e così ho pensato che ero in telepatia con lui . La telepatia era l'unica cosa a cui  credeva perché era stata dimostrata dagli scienziati russi in epoca non sospetta di influenze new age .Si perché lui Ralph si definiva ateo e fino all'ultimo, fino all'ultima telefonata in cui gli chiedevo se sentendosi vicino alla morte aveva pensato a cosa poteva esserci dopo, mi ha risposto di no che non l'aveva fatto e che comunque era rassegnato. Me l'aveva ripetuto due volte” Sì sono rassegnato” e tanto è stato conseguente da laico credente nelle persone del mondo di tutte le origini e provenienze e nei rapporti corretti con tutti,che dopo aver rifiutato il sollievo della morfina, non volendo essere di peso a nessuno, ha aspettato che arrivasse so figlio Matteo dall'Italia , ha aperto gli occhi lo ha salutato e 'serenamente ' se n'è andato . Me lo ha scritto proprio lui Matteo, nostro figlio alla cui nascita lui antesignano aveva voluto assistere e che ha cresciuto da padre educatore . Serenamente, si serenamente come muoiono tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto degnamente, dopo aver portato a termine il compito prefissato chissà dove chissà quando...

Poco più che diciassettenne a un amico medico che lavorava in ospedale a cui avevo chiesto se non gli faceva impressione vedere morire le persone , mi aveva risposto così “ Guarda quel che ti posso dire di sicuro è che si capisce la differenza tra chi muore avendo vissuto appieno la sua vita e chi non l'ha fatto. I primi muoiono tranquilli mentre gli altri muoiono proprio tormentati,direi quasi rabbiosi, si ribellano .”

Quello per me è stato un grande insegnamento e Ralph sicuramente ha risposto a più di un appello nella sua vita, spostandosi tra i continenti e le nazioni dall'Australia all'Italia e dal' Italia all'Inghilterra, dovunque imbastendo rapporti profondi con le persone attraverso il dialogo e con l'insegnamento della sua lingua madre da pedagogo qual'era .

Fu proprio la sua conversazione brillante piena di aneddoti e di informazioni sul mondo, che fin dall'inizio mi colpì di lui e del gruppo di anglosassoni che già fin dall'inizio degli anni sessanta si erano stabiliti a Torino. Vivevano tutti insieme in una casa di Via Verdi in forma comunitaria, con le porte sempre aperte e per chi arrivava affamato scorrevano piatti di pastasciutta a tutte le ore del giorno e della notte. Era una speciale atmosfera interculturale, come si dice ora, arricchita dall'interesse per la musica ed il folklore e per le forme dialettali, cui li avevano avvicinati il gruppo del nuovo canzoniere italiano, Fausto Omodei e Sergio Amidei tra questi, frequentatori anche loro della casa aperta . Ricordo che così si era presentato : Mi chiamo Ralph che 'l'è un nom cass da ai can ' ( si scriverà così ?) e che lo dicesse in un dialetto che fino ad allora mi ero rifiutata di considerare mi aveva proprio stupito . Per me, per noi abitanti di una Torino provinciale e fiat-centrica, è stata una straordinaria circostanza che ci ha aperto un mondo oltre a farci scoprire le canzoni della nostra tradizione di tutte le regioni d' Italia . A loro volta gli scozzesi , gli irlandesi e gli australiani del gruppo ci fecero conoscere le proprie canzoni ed è stato proprio in una di quelle occasioni che Ralph con voce possente, accompagnandosi con la chitarra insieme al suo amico scozzese, aveva cantato la ballata di Lord Randall . Si potrei dire che lì era scoccata la fatidica freccia e quella triste ballata, in cui si narra la storia dell'avvelenamento di lord Randall da parte della fidanzata, mi è rimasta ben impressa nella memoria.

Una parte di loro, degli Australiani come venivano chiamati, era influenzata dal movimento hippy che era ai suoi primordi, anche se Ralph non aveva quell'impronta . A suo dire l'influenza e la formazione più importante l'aveva avuta negli otto anni che aveva passato in una scuola quacchera durante lo sfollamento in Inghilterra. E da quella esperienza sicuramente proveniva la sua rigorosa coscienza.

Ho già scritto nelle “ Lettere per un figlio “ come è avvenuta la nostra separazione, sancita dalle legge per reciproco consenso . Raramente consenso fu più conseguente, né in mezzo secolo venne meno la stima l'affetto e il reciproco dialogo sia di persona che telefonico . C'era una canzone degli anni '30 che faceva “ Lasciamoci così senza rancor “ .E rancore non fu perché Ralph era un un 'uomo d'onore '. Ha ragione chi ,quando ha saputo della sua morte, mi hai scritto che lo ricorderà come un uomo giusto. E io sono sicura che nonostante il suo scetticismo e la sua sospensione di giudizio sul 'dopo', Ralph è e sarà ancora tra noi. Good Bye Ralph, o meglio come mi hai insegnato tu, Bye Bye , arrivederci Ralph.


P.S. E infatti è sempre stato tra noi ... Qualche anno dopo durante un mio incontro con una medium, che comunicava con gli esseri dell'aldilà con la scrittura automatica, alla quale domandai se dovevo evocare io qualcuna-o dei miei numerosi defunti e lei mi rispose che sarebbe venuto chi voleva comunicarmi qualcosa, proprio Ralph si è presentato . Dopo avermi dato un consiglio di comportamento famigliare mi ha comunicato che

“ potevo darti più retta perchè qui c'è tanto amore “

Con amore incondizionato Love Gian

giovedì 20 gennaio 2022

Dalla passione alla com-passione di salvare il mondo

Marino Niola sul numero 48 del venerdì di Repubblica titola il suo articolo :

Mary Poppins batte Socrate e trionfa il pensiero corto e così scrive :

Una volta pensavamo sempre a come cambiare il mondo.Oggi meditiamo su come cambiare noi stessi per adattarci al mondo.Che intanto si trasforma per conto suo, senza che noi possiamo farci granché. Forse è per questo senso di impotenza e di smarrimento crescente di fronte alla realtà, che si moltiplicano le cosiddette tecniche del sé. Sia quelle tradizionali, sia quelle nuove. Sia quelle materiali, sia quelle digitali. Dallo yoga alla mindfulness, dalla dinamica mentale al coaching. E la meditazione, da esercizio filosofico astratto, diventa una pratica concreta e una forma di wellness o che semplicemente ci propone formule infallibili per ottimizzare il nostro essere nel mondo. Dove per mondo si intende quell'eterno presente che è ormai l'orizzonte unico della nostra vita e in cui vige non solo più il pensiero debole bensì il pensiero corto .

E allora preferiamo essere sedati, coccolati, consolati. Normalizzati. Cerchiamo istruzioni per imparare ad accettare, senza grilli per la testa, quel che passa il convento. E mandare giù la pillola. Così l'antica pratica socratica del conosci te stesso diventa la ricetta di Mary Poppins.

E dunque bravo il nostro signor Niola che da giornalista qual'è non vede al di là del proprio naso e della sua redazione appunto, ciò che da tempo si muove non più sotto la cenere ma alla luce del sole

Bella formula quella del pensiero corto... Ma che pensiero corto, ma che pensiero debole ! Chiunque al contrario intraprende la strada del lavorare su di sé- come correttamente si dice - sa bene che non è ne corta, né debole, né tanto meno ci si coccola e ci si seda, bensì così facendo si portano allo scoperto i macigni che ci impediscono di riconoscerci non solo nel proprio particulare , bensì collegati con tutti gli esseri viventi .

In realtà un numero sempre crescente di persone ci siamo messe in cammino incominciando da sé ma non certo per finire con sé . Anche se è vero che alcuni se ne fanno un alibi per non andare oltre il loro privato, la frase di Gandhi : Sii il movimento che vuoi vedere nel mondo, che sta scritto nel frontespizio del Sereno Regis di Torino, è diventata un punto di riferimento per tanti di noi. Quando parlo di noi mi accomuno anche a una persona che con esemplarità e coerenza ha governato l' Uruguay superando la prova egregiamente. Il suo nome è Mujica e intervistato di recente ha fatto questa sorprendente dichiarazione:

"Appartengo a una generazione che ha voluto cambiare il mondo, ma che ha commesso il terribile errore di non volere cambiare prima se stessa".

E vengo a me che di quella generazione ha fatto parte anche se come donna già allora all'interno dei gruppi nei quali ho militato, ho sempre contestato coloro che criticati per comportamenti non coerenti rispondeva “ ma quando avremo fatto la rivoluzione tutto cambierà...”

Nel 1999 è uscito un mio libro ,così recensito da Augias sull'inserto di Venerdì di Repubblica :

La passione di cambiare il mondo Gli anni terribili( ? ) dal 1968 all’84 li si può vedere attraverso le grandi trasformazioni del costume, oppure raccontando i tumulti, le emozioni e le novità vissute dai giovani nell'esistenza quotidiana. Così fa Giancarla Ceppi in “La memoria, i ricordi...", in cui il pregio del racconto è nello sguardo dell’autrice che riferisce con prospettiva personale e spesso ribaltata ciò che le succede: dalla contestazione studentesca alla sorte dei personaggi che le vivono intorno (un amico australiano, una compagna di stanza che di colpo comincia a drogarsi). Pochi, scrive Dario Paccino nella postfazione, sono riusciti a dare quegli eventi in un contesto di tale umanità.”

A parte la definizione di anni terribili che non condivido assolutamente essendo stati quelli anni straordinari e formativi per un intera generazione oltre che anni di lotte ahimè finiti in una sconfitta. Ma siccome dalle sconfitte come dagli errori occorre imparare mi sembra che, fatto salvo il principio che la lotta forma la coscienza e che è sempre bene manifestare insieme agli altri il proprio dissenso , continuare a fare riferimento a partiti e ideologie basate su analisi socioeconomiche del capitalismo sia pure veritiere e ancora persistenti , cercando soggetti politici, avanguardie o mitiche classi operaie che guideranno la rivoluzione, sia semplicemente ostinazione e continuismo. L'internazionalismo proletario è stato esautorato dalla globalizzazione o meglio ancora, come diceva Pasolini, dal fascismo (nel senso della dittatura) dei consumi. Ciò premesso lungi da me l'intenzione di abbandonare l'ideale di cambiare il mondo perché quello che ora ci tocca in sorte non è certo il migliore dei mondi possibili. Anzi, sembra che l'umanità sia giunta al suo massimo storico di guerre diffuse, di conseguenti migrazioni di massa per poter sopravvivere e di devastazione dell'ambiente. Ma è proprio quando la notte diventa più nera che si ricominciano a vedere la stelle o per dirla con Arundhaty Roy , la scrittrice indiana esemplare per il suo impegno sociale e politico : “ Un altro mondo , non solo è possibile , ma sta arrivando . Nelle giornate calme lo sento respirare .”

Basta solo osservare e seguire quello che è riportato nel sito dell'Italia che cambia ( www. italiachecambia.org )e chiunque abbia buone orecchie per intendere e voglia di fare, a meno che non sia in mala fede, riconoscerà i nuovi semi che sta piantando un numero crescente di persone , sia pure minoranze (e quando mai se non le minoranze hanno cambiato la storia ? ), con i piedi per terra e la testa verso il cielo .

P.S. per com-passione intendo appunto l'ideale di cambiare il mondo cominciando da sé . Nel buddismo c'è la figura del bodhisattva che è un essere altruista dotato di grande coraggio. I Bodhisattva sono le persone che sebbene capaci di liberazione personale, scelgono di assumersi il compito di liberare gli altri dalla sofferenza. La compassione di tali esseri è illimitata e trascende tutti i motivi di divisione .

 

Ho scritto questo pezzo nel 2015, ma non sapevo ancora cosa ci aspettava e sicuramente quanto affermavo allora del momento oscuro dell'umanità non prevedevo quanto stiamo passando in questo periodo di cui i- le partecipanti alla chat di Telegram In medio stat virtus stanno cercando di orientarsi navigando in un mare aperto in tempesta e ...le stelle non si riescono nemmeno a intravedere .

A questo proposito Pier Paolo Pasolini negli Scritti corsari così affermava : Io profetizzo l'epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato per creare una nuova inquisizione e un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra .

Altro profeta non ascoltato : Ivan Illic che nel 1976 nel suo scritto Nemesi medica prevedeva che saremmo stati deprivati della nostra facoltà di cura dalle case farmaceutiche e dai medici 'ufficiali '












 

lunedì 1 novembre 2021

dei bicchieri mezzi pieni e mezzi vuoti

Un dono del Mahatma Ghandhi ( in una mattina uggiosa di aprile
ce n'è bisogno )
Prendi un sorriso
regalalo a chi non l’ha
mai avuto
Prendi un raggio di sole
fallo volare là
dove regna la notte
Scopri una sorgente
fa bagnare
chi vive nel fango
Prendi una lacrima
passala sul volto
di chi non sa piangere
Prendi il coraggio
mettilo nell’animo
di chi non sa lottare
Scopri la vita
raccontala
a chi non sa capirla
Prendi la speranza
Vivi nella sua luce
Prendi la bontà
donala a chi non sa donare
Scopri l’amore
E fallo conoscere al mondo
Questo è ciò che ti auguro con tutto il cuore.

 

venerdì 30 aprile 2021

 

Del coabitare e delle scelte comunitarie

Sul coabitare come scelta obbligata

Premessa : Scrivo da moltissimi anni e dunque posso dire di essere una scrittrice, pur con una visibilità pubblica molto esigua, ma penso che raramente sia capitato a chi ha fatto questo mestiere di condividere lo stesso appartamento con tante persone di tutte le provenienze età e attività. Casomai il contrario : alcuni scrittori e scrittrici raccontano di stanze affittate in cui hanno vissuto. Per questo, quando avrò raggiunto il necessario distacco, quando riuscirò a chiudere definitivamente questa troppo lunga storia,penso di scrivere un testo ironico dal titolo “L'intercultura del cesso “. Due anni fa, quando ho iniziato la prima versione di questo scritto, ero reduce dalla convivenza l'ennesima ( centesima ? non ho il coraggio di contarle tutte )coinquilina di provenienza bielorussa di nome Irina. E' stata come condividendo lo stesso cesso e la stessa cucina per sei mesi ma non ho saputo niente di lei eccetto l'età e che frequentava beni culturali all'università . Ma convivenza o per meglio dire coabitazione forzata fu più algida e asettica . Abbiamo pranzato insieme giusto la mattina prima che andasse via dietro mia insistenza per la prima ed ultima volta. E questo la dice lunga su cosa ha significato per me la sua presenza, che ho sempre avuto come riferimento Il testo di Ivan Ilic sulla Convivialità. Per lei la camera era come un appartamento incistato dentro il mio in cui si ritirava a mangiare ed io la sua vicina di casa . Incontrandomi nel corridoio mi salutava gentilmente e tutto finiva lì . Anzi meno che una vicina di casa perché qualche volta tra vicini di casa capita di scambiarsi oltre il saluto anche qualche commento su che succede, sul tempo, di qualche vicino sgarbato. Adesso che ci penso qualche parola sul tempo ce la siamo scambiata ma solo quello. Eppure mi sarebbe piaciuto saper qualcosa di più del suo paese che tra tutti i viaggi che ho fatto non sono mai stata nell'ex Unione Sovietica , ma era uno sforzo tirarle fuori qualche parola in più e non l'ho mai fatto . Forse tempo fa mi sarei sforzata ma credo anzi son convinta che dopo un certo numero di incontri ravvicinati con persone nuove ci sia un limite di sopportazione e di relativo adattamento oltre il quale si rischia l'intolleranza.

Ho avuto forse cinque coabitanti est europee che più o meno si comportavano così e senza pretendere di farne una teoria sociologica sono giunta a questa conclusione : coloro che negli anni del comunismo sovietico ( che più correttamente andrebbe chiamato capitalismo di stato ) hanno subito il collettivismo come imposizione, appena sono riusciti a liberarsi di quella cappa opprimente e a conquistarsi uno spazio privato per sé per la propria famiglia lo hanno difeso con le unghie e coi denti – financo con le armi (non è forse stata una concausa della guerra nella ex Iugoslavia ? ) e chi non vive con me peste lo colga . Comunque sia dell'egoismo famigliare son piene le fosse di tutti i paesi del mondo specie occidentale . Per non parlare della quasi totale sparizione dei rapporti di buon vicinato nel senso dello scambio e della solidarietà . Le nostre cronache sono piene di tristi storie di persone che muoiono in casa e il cui cadavere rimane per mesi nell'appartamento prima che qualcuno se ne accorga. La crisi del vicinato è una caratteristica comune in tutte le situazioni urbane di tutti continenti. D'altro canto il modello appartamento unifamigliare si è affermato nelle situazioni urbane per diffondersi anche nei più sperduti villaggi ed era comunque legato a un economia in espansione in cui ogni famiglia doveva acquistare il suo frigo , la sua lavatrice e via consumando.

Tornando al tema degli egoismi famigliari Don Zeno, fondatore della comunità di Nomadelfia, ne era ben consapevole e sosteneva che l'egoismo famigliare è fonte di separazione peggiore dell'egoismo individuale e per ovviare a ciò ancora adesso nella sua comunità vigono regole precise per evitarlo . Quanto alle conseguenze dell'egoismo famigliare i cosiddetti single ,( sempre più numerosi e in crescita ) come la scrivente ben sanno come ci si sente specie durante le festività soprattutto natalizie : come quelli che comunque vengono sempre dopo, outsider. Perché ci sono gli outsider gli insider come ci sono i nomadi e gli stanziali ma questa è un'altra storia .


La coabitazione come scelta

Da anni alla ricerca di riferimenti di tipo comunitario ho partecipato agli incontri degli ecovillaggi , delle nuove forme di coabitazione che vanno da forme di buon vicinato solidale a vere e proprie comunità .Forse profeticamente quando insegnavo durante i movimenti degli anni '70 ( ora ridotti per la cronaca  a forme di ribellione verso i padri e o anticamera del terrorismo ) uno dei temi che ho iniziato a trattare in collaborazione con i colleghi architetti è stato quello delle comunità utopiche da Tommaso Moro, a Campanella, a Fourier, alle utopie concrete degli americani sfuggiti alle persecuzioni religiose ( v. il testo di Dolores Hayden Sette utopie americane ) a Cernysevskij che nel suo libro Che fare a cui Lenin si era ispirato per intitolare il suo più noto e politico Che fare. Nikolay Cernysevskij, leader del movimento rivoluzionario russo del 1860 aveva scritto questo romanzo nella fortezza di S. Pietroburgo dove era stato imprigionato . I protagonisti della storia scelgono di abitare insieme in un modo diverso, per cui ogni persona anche se in coppia doveva avere una sua stanza – una stanza tutta per sé ,come diceva la Woolf – e poi c'erano spazi comuni sia per il mangiare che per i momenti di socialità .

Durante gli anni '70 del secolo scorso ci furono diversi tentativi di giovani che decisero di condividere l'abitazione ma la maggior parte fallirono anche perché c'era un rifiuto di qualsiasi forma di organizzazione .E comunque si trattava sempre di situazioni i cui partecipanti erano sui vent'anni. C'è stato solo un esempio proprio a Torino che è durato fino agli anni '80, ma questa è una storia che i protagonisti stessi dovrebbero raccontare.

Al di là delle ragioni dei fallimenti e dei mal spesi forse i tempi non erano ancora maturi ma ora in un periodo di profonda crisi economica gruppi sia pure minoritari di persone di tutte le età sono alla ricerca di diversi modi di abitare . Crescono gli ecovillaggi associati nel RIVE, ma anche nella città si assiste ala formazione di socialhousing e o di cohousing e a riunioni periodiche su coabitazioni potenziali . Il primo esperimento di abitazione solidale in città è iniziato nella periferia di Milano promosso da Bruno Volpi più di vent'anni fa . L'associazione di predominanza cattolica si chiama Condomini solidali

Il cohousing già affermato in altri paesi europei, nella gran parte dei casi richiede la disponibilità economica all'acquisto, ma nulla vieta con la necessaria preparazione e facilitazione di affittare appartamenti di oltre sei stanze e condividere gli spazi comuni. Per quanto riguarda la facilitazione ci sono sempre più persone formate ( in gran parte nell'eco villaggio di Torri Superiore in provincia di Imperia )a facilitare il compito dell'inserimento e delle relazioni nei e tra i gruppi .

Per concludere come abbiamo già detto il modello di abitazione uni famigliare si confa a un'economia in espansione e nonostante tutte le dichiarazioni di principio, la famiglia è in crisi ( anche se i matrimoni sono in crescita ma ancor di più i divorzi ) e dunque siccome' Alice non abita più lì', noi che optiamo per il cambiamento apriamo le porte e abbattiamo i muri che si sono levati sempre più alti tra le persone, le religioni,le razze e le etnie e costruiamo dal basso nuovi modi di stare insieme e di condivisione e non ci curiam di loro che ci spingono a tornare ai tempi degli homo hominis lupus .

P.S.Rileggo dopo 5 anni questo scritto e in cinque anni tante cose sono cambiate . In primis io che sono sempre stata cittadina sono venuta ad abitare nella provincia e precisamente a Pinerolo,dove sono arrivata come una rabdomante che cerca l'acqua sottoterra . L'acqua che stavo cercando allora era quella di un luogo dove poter avere un riferimento sociale affine per approfondire un cammino spirituale e o olistico, e la presenza in provincia di un iniziativa presa da un ex consigliere comunale di Alpignano di diffondere le conoscenze 'olistiche ' in primis di persona e secondariamente 'on line ',mi aveva indotto a cercare un posto in affitto da quelle parti . Ma i costi delle case in affitto da quelle parti e o nelle vicinanze mi hanno subito scoraggiata perchè cercavo una soluzione che per la prima volta mi permetesse di avere ospiti graditi non necessariamente paganti e , parimenti per la prima volta nella mia vita invece di incaponirmi a cercare quello che mi proponevo , ho chiesto all''universo ' di trovare per me una soluzione confacente .

A Pinerolo c'è un iridologo noto, che richiama persone come me alla ricerca di modi diversi di cura che non siano le medicine allopatiche e i medici della mutua che di famiglia non hanno più nulla, e a Pinerolo son venuta . Già scendendo alla stazione il bar di fronte stile liberty e un verde e curato piccolo parco mi hanno dato l'impressione di un sito gradevole in cui fermarsi . Non c'ero mai stata prima d'allora se non di passaggio per Saluzzo ,di cui poi dirò . Caso volle ,ma come sappiamo caso non esiste , che nella settimana seguente un amico che abita nelle vicinanze mi dicesse che sapeva di una casa d'affitto nel centro vicino ai portici proprio in Via Saluzzo . Inizialmente via Saluzzo mi suonava male perchè come ho già scritto ne 'La nonnità negata ' quel luogo mi ricordava una meta non agognata quando andavamo a trovare le due nonne in una casa di riposo proprio in quel paese ,

Ricordo il senso di oppressione e di profonda tristezza che provavo ogni volta che andavamo a trovarle e in macchina, specie al ritorno, mentre guardavo la campagna davanti a me mi veniva da piangere”.

Ma dopo aver visto la casa e soprattutto la sua luminosità mi sono detta: Chissà che invece non sia un modo per riscattare quei tristi ricordi ? D'altronde a cosa sarebbero serviti tutti gli anni dedicati alla ricerca 'spirituale' se non riuscissi a mettere in pratica cosa vuol dire vedere il bicchiere mezzo pieno.

E ora sono qui, e fino a poco tempo fa continuavo chiedermi : Cosa ci faccio qui ? 'What am I doing here? ' è il titolo del libro di un viaggiatore e scrittore di nome Bruce Chatwin e per l'appunto è una domanda che tutti i viaggiatori si pongono quando si trovano in un luogo in cui non si 'riconoscono '.La risposta ha cominciato a delinearsi quando ho iniziato a usare la stanza in più oltre la mia per incontrare le persone interessate ad approfondire la fisica quantistica , di cui sono una convertita sostenitrice, e per incontri di meditazione ,ma il tutto si è nettamante delineato quando è iniziato tutto l'ambaradam della 'pandemia'.Evito di addentrarmi nello specifico, ma mi riferisco a un intervento di Giulietto Chiesa che è morto proprio all'inizio di questa vicenda che ci affligge . Il buonanima – e a lui si addice questa attribuzione per tutto quello che ha perseguito in vita- prevedendo i tempi difficili che ci aspettano consigliava di incontrarsi nelle case ospitali di coloro che erano disponibili ad accogliere ospitare le persone al di là dei regolamenti e delle restrizioni per costruire reti di resilienza e di rievoluzione e quelle case suggeriva di chiamarle case matte . Io qui a Pinerolo sono tra coloro che offrono la loro casa al suddetto fine . SONO una tra le case matte di Pinerolo . Ah, dimenticavo di dire che più che mai ora che siamo già entrati in una situazione in cui la socialità è ridotta al minimo , sarebbe utile esperimentare situazioni che accrescano il senso di comunità, al di la dei vincoli parentali e o famigliari .E qui invito a ritornare a quanto sopra ho scritto sui villaggi ecosolidali .

venerdì 16 aprile 2021

                        Della 'pandemia' dei 'complottisti ' e della 'via di mezzo'

 


 

Mi autocito riportando in parte  l'articolo mai pubblicato( per evidenti ragioni di non allineamento al mainstream ) che ho mandato un anno fa al 'L'eco del Chisone ' di Pinerolo:

"...é un altro modo di far sì che le persone siano sempre più rassegnate e chiuse in casa terrorizzate dall'onnipotente virus che sta 'in cielo , in terra' e dappertutto, pena pagamenti di multe salatissime e costrizioni di vario genere .. E' dunque vero che se pure la pandemia c'è e coinvolge tutto il mondo ma c'è anche un uso strumentale dell'emergenza sanitaria per abituare le persone al diverso tipo di società  a modello cinese ,richiesto dall'informatizzazione e dalla robotizzazione previsto per la quarta rivoluzione industriale. A questo punto sono convinta ,proprio in veste di persona anziana ( che per la verità si definisce veterana ) cosciente e 'esperimentata', che, insieme alle persone consapevoli di tutte le età, abbiamo il dovere di dare la sveglia alle persone addormentate e o terrorizzate altrimenti corriamo il rischio che riescano a far addormentare anche noi ."

Fine dell'autocitazione e riferimento a foto e articolo sull'Internazionale  in cui si asserise che ' I rimedi ci sono ma bisogna agire in fretta ' ed  è la stessa fretta in cui dall'inizio di tutta quanto ci incombe di questi tempi, ho cercato  di sollecitare le persone consapevoli a mettere come obiettivo primario del proprio agire sociale l'intento di  liberarci da tutte le imposizioni giustificate dalla presenza effettiva del Virus ( che sia sortito o meno da un laboratorio è un quesito che lascio ai cosiddetti complottisti ). Comunque sia ed è  abbiamo iniziato ad agire come il 'golpe' digitale prescrive, rispettando le distanze sociali prescritte, stiamo più che altro in casa davanti a uno schermo televisivo e o computer facciamo le lezioni anche di yoga ( che  mi sembra una bestemmia )da soli davanti al video interveniamo con zoom in videate sempre più lunghe su argomenti di tutti i generi olistico-  religiosi ( Messe e o meditazioni ) o corsi sugli alberi in fotografia  .Per l'appunto anche il lavoro sarà sempre più 'smart ' e per questo devono perdersi  nel mondo più 80 milioni di posti di lavoro e chiudersi attività commerciali che saranno rimpiazzate da Amazon , una delle mille multinazionali interessate al nuovo tipo di società . Serve altro per spiegare i lock down , le mascherine con l'aggiunta dell'assoluto potere economico delle case farmaceutiche, già previsto da Ivan Iliic nel suo testo dal titolo Nemesi medica-L'espropriazione della salute , pubblicato nel 1976? Io non credo . Quello che credo fermamente invece è che le teorie complottiste sono altrettanto se non di più pericolose di coloro ( e qui sarebbe importante sapere quanti e come in tutto il mondo)che si prestano all'operazione in corso di un mondo masherato o meglio imbavagliato in preparazione a una società a modello cinese di ' partito unico '.Sulle teorie complottiste in primis rappresentate dai seguaci di Quanon ( ormai sparsi in tutto il mondo massime in Italia) che certo di destra si possono definire , anche se la definizione di destra e di sinistra  è diventata sempre meno netta  anche grazie ai  rappresentanti che da troppo tempo non fanno  più il loro  'dovere'non occupandosi dei cosidetti ultimi . Anzi parecchi, per non dire quasi tutti ,con qualche rara eccezione,  appartenenti a detta 'sinistra ' sono diventati parte dell''establishment intellettuale' ,sempre presenti nei media, non  di Berlusconi ma della stessa  RAI. Lo stesso establishment di sinistra compresa la sinistra comunista che, ferma al concetto di lotta di classe, non ha capito cosa sta succedendo sul piano 'pandemico' soprattutto perchè i suoi rappresentanti  hanno il timore di confondersi con la 'destra' in generale . Questo in sintesi quanto volevo chiarire con questo scritto . Moltissime altre cose andrebbero dette e chiarite ma lascio a un'occasione che spero  ancora possibile di incontro confronto de visu , prima che sia troppo tardi  come dice l'articolista Shoshana Zuboff, autrice che insegna all'Università di Harward e che ha scritto un libro su ' Il capitalismo della sorveglianza '.  Cito dalle conclusioni : Dobbiamo fare una scelta, scrive  l'autrice possiamo avere la democrazia o possiamo avere la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo avere entrambi le cose. Questa dichiarazione così  importante rimane un caustico  commento sul vecchio capitalismo che conosciamo ma non tiene conto del nuovo capitalismo  che conosce noi. Se la democrazia non revocherà alla sorveglianza commerciale la licenza di rubare e non ne metterà in discussione le basi economiche e le attività, il colpo di stato cognitivo indebolirà e alla fine altererà la democrazia stessa. Dobbiamo fare una scelta. Possiamo avere la democrazia o possiamo avere la società della sorveglianza ma non possiamo avere entrambe le cose . Abbiamo una civiltà democratica dell'informazione da costruire e non c'è tempo da perdere!

Curioso per usare un aggettivo leggero, che nella stessa rivista, che presenta questo articolo rivelatore, tutti gli altri articolisti procedono imperterriti a prestare il fianco a quella che senza ombra di dubbio è ora già in corso cioè una dittatura sanitaria  . Ugualmente nel testo appena uscito  sul complotto di tal WU MING ( evidentemente uno pseudonimo) intitolato La Q di Qomplotto .- in cui l'autore spiega accuratamente come queste tesi complottista alla fine difenda il sistema dominante . Io scriverei ' non mette in discussione' ma in ogni caso questa è la tesi di Umberto Eco .Anche WU MING però così come la rivista Internzaionale non mette in discussione le scelte di chiusura e di vaccinazione di gregge di tutti i governi del mondo .

 

 


 

In compenso la scrivente continua a mantenere la sua posizione della via di mezzo  lasciando ai posteri l'ardua sentenza e raccomandando ai lettori -trici di non prestarsi a far da cavie per la supposta soluzione vaccinale .