giovedì 6 aprile 2023

Alle soglie del XX secolo

 


Alle soglie del XX secolo


ATTO I

Torino Lingotto 1989



Alla mostra delle avanguardie russe

Nella periferia Torinese trafficata di auto di mercati e di negozi straripanti di merci sorgono gli stabilimenti della Fiat Lingotto colmi di storia e dell'eco lontana di una fiumana di operai stanchi all'uscita dei turni.

e di quando le folle venivano adunate in schiera ad ascoltare la voce tonante di Mussolini

e di quando, rotti gli argini imposti dalla ricostruzione delle dopoguerra, alla fine degli anni 60, era meta di manifestazioni dei caldi autunni.

Infine l'abbandono e il silenzio.

Poi nel 89,l'anno che con la caduta del muro è diventato il simbolo della fine di un epoca (ma non era già stato due secoli prima che tutto era cominciato chissà che non abbiano ragione i Pitagoraci sul valore simbolico dei numeri )quale miraggio davanti all' edificio industriale,sventolano rosse bandiere, tante bandiere ordinate in schiera . Troppo ordinate … Per la verità le rosse bandiere non fanno più paura a nessuno, tantomeno in Russia dove i giovani non amano il rosso perché rappresenta il simbolo della loro oppressione

Eppure batte il cuore per l'emozione e affretto il passo, subito fermato da un guardiano in livrea che mi indica il botteghino della biglietteria, quando al fondo del corridoio scorgo il Monumento alla terza internazionale di Tatlin, monumento ,come diceva Sklovskij,  di ferro di vetro e di rivoluzione. Grandi aspettative e grandi delusioni.

La rappresentazione  :Nelle sale inbiancate tra i bianchi teli le opere del 1870 i lavori dei decabristi e, nella sezione dedicata al 1905, solo due quadri. In tempi di sommosse sanguinose per l'arte non c'è tempo.

Nella seconda parte dell'esposizione le opere influenzate dalgli espressionisti, dal futurismo e il fermento degli anni della rivoluzione.

Tre quattro cinque intensi anni in cui tutto le energie degli artisti, poeti, scrittori, fotografi, uomini di cinema  si incontrano nella progettualità di un futuro,nel tentativo di costruire l'uomo nuovo . Sembrava proprio che la storia stesse per cominciare. “

Perché la testa e la luminosa e avevamo gli occhi lavati e la speranza.Quale speranza né più e ne meno quella di costruire tutto il nuovo mondo. “Credevamo che ci sarebbe stata lo rivoluzione in Ungheria, in Germania, ma anche e immancabilmente in Francia” sempre Sklovskij che parla . Credevano, anche noi credevamo … Nell'ultima sala passo davanti al manifesto del reliasmo socialista . E i quadri dei cosidetti uomini nuovi autonominatesi, che troppo di vecchio avevano ancora . Infine nell'ultima stanza, in un'unica grande tela, vedo Lenin immortalato nel suo studio con la testa china. Solo disperatamente solo tra i bianche sudari di cotone. Ma il sangue dov'è il sangue ?

Tutti a casa la festa è finita.

Tutti a casa la mostra è finita.

Atto II

Ma dove cresce il pericolo cresce anche ciò che lo salva

F.Holderlin

I muri, i filosofi e la nostalgia

Duemila mille e non più mille. L'ultimo decennio prima del duemila. C'è un senso di smarrimento quando si pronunciano questi numeri del tempo. Quasi si trattasse di una transizione cosmica. Numeri, date alle quali pare di non poter accedere se non attraverso eventi epocali, pronti a cogliere in ogni segnale o evento la vicissitudine più prossima alla fatalità.

Il crollo, la caduta del muro di Berlino è senza dubbio l'evento più simbolicamente pregnante di quest'ultimo decennio. E' come se dopo anni in cui si è lasciato nell'oblio un angolo buio di una casa, nell'attimo in cui si fa luce e l'ostacolo è rimosso, esce tutta la polvere, la sporcizia e gli avanzi nascosti.Topi e parassiti di tutte le dimensioni fuggono per ogni dove portandosi via quel che possono del bottino che si accingevano a divorare e quelli più tardivi sorpresi nel sonno fuggono ali'impazzata.

Insieme al muro rimosso da calcoli di opportunità politico-economica e dalla spinta di chi dall'altra parte troppo stretto ci stava, si levano le grida di chi era abituato a protestare solo nel silenzio delle case. E a valanga si spostano gli equilibri precari e le alleanze, mantenuti dalla paura e dall'omertà quando sono rimaste poche briciole da distribuire e si esauriscono le riserve.

La Germania,la Cecoslovacchia,la Romania,L'Albania e infine la Bulgaria rompono gli argini e saltano il fossato. Mentre gli epigoni delle teorie complottiste parlano di colpi di mano accusando l'onnipresente CIA. E' comunque certo che l'oppressione era forte ... Pronti icommentatori occidentali e le penne asservite al capitalismo come il migliore dei mondi possibili, escono allo scoperto e felici di sfogare il proprio livore anticomunista sentenziano dagli elzeviri delle testate nazionali. Secondo costoro smascherata è la realtà e di conseguenza l'ideologia.

Finalmente dopo oltre un secolo di timori, tremori e di paure insorgono ad infangare, schiaccciandolo sotto i piedi, il fantasma che ha aleggiato sull'Europa e il mondo .

I fantasmi- si sa- non permettono sonni tranquilli e mentre quel fantasma sembrava prender corpo sia pure lacerato da conflitti titanici sul cadavere di Lenin, trasformato in mummia ,si costruiva sui piedi di argilla della teoria del socialismo in un solo paese. I comunisti del resto del mondo dovevano convincersi che la lotta era finalizzata prima di tutto alla resistenza del colosso pansovietico, e tanti ne fecero le spese. I più conseguenti elessero quella terra a loro patria, salvo poi accorgersi in Siberia o al confino che la loro coerente militanza non era per niente gradita.

Da una parte si esasperò il nazionalismo dei colcosiani uomini nuovi che nuovi non erano e dall'altra si ammantarono di croci uncinate, la divisa dei giovani tedeschi e di coloro che prestamente trasformarono

le loro aspirazioni comuniste in nazional­ socialismo.

La seconda guerra mondiale e Stalingrado rafforzarono la convinzione che il padre tiranno aveva ragione e che il comunismo aveva tenuto, anche se costretto a sacrificare sul suo altare centinaia di migliaia di uomini che credevano in lui.

Già a Yalta ,quando i vincitori del conflitto mondiale si sedettero attorno a un tavolo per spartirsi il mondo, tracciando i confini come con i coltelli conficcati nella torta, doveva nascere il sospetto che non è cosi che si costruisce il comunismo,esportandolo sulla punta dei cannoni e mettendo al governo gli uomini più docili ai comandi impartiti da Mosca. Pur bisognava chiamarlo in qualche modo questo sistema che si concretizzava al di là dei muri. Di definizioni così come di speranze sono piene le fosse: si passò dal colletivismo dei primi sovieti al socialismo al comunismo . Da una parte il comunismo e dall'altra il capitalismo. Il buono e il cattivo interscambiabili a seconda dei fautori del primo e del secondo.

Divisioni,schieramenti di un'umanità non ancora adulta.Negli anni cinquanta sulle veline del blocco occidentale apparivano caricature di comunisti trinariciuti e comunisti che mangiavano i bambini,mentre dall'altra parte il capitalismo visto come simbolo del male e i nemici da battere la socialdemocrazia e il socialfascismo. In entrambi i fronti non si risparmiavano le sanzioni ,le minacce e gli ultimatum.

Guerra fredda, la chiamavano e guerra fu .Anche se i territori dove andarono a combattee non erano più qui.Ma le cortine per quanto alte e impenetrabili non han più da tempo l'efficacia e la detterrenza delle muraglie alla cinese. In tempi di telecomunicazione diffusa non apena le radio e le televisioni entrano nei villaggi con lo scopo previsto di condizionare consumi e consenso ,scappano onde biricchine incontrollabili e improvvisa avviene la contaminazione.

Dice un antico detto cinese che il mondo è diviso in due parti :quelli che stanno a destra dicono che quelli che stanno a sinistra sono pazzi e viceversa .I filosofi stanno sui muri.

Infatti solo i filosofi possono permettersi tali equilibrismi chè costoro hanno di solito superato il problema della propria sopravvivenza materiale non avendolo mai avuto per privilegio di classe o per ascetismo.

Chiunque, uomo politico o statista ha cercato di salire sui muti delle terze vie, è precipitato dall'una o dall'altra parte. La via yugoslava al socialismo, la via cubana o quella cinese, non capitalismo nè comunismo o sandinismo ...E tutti o quasi tutti ci persero le penne e la speranza .

E Tito si  rivolta nella tomba per il Kossovo,ora che sempre più violento e lacerante è diventato il problema delle nazionalità,da lui fortemente paventato, già lui aveva dovuto pagare caro lo scontro con il grande colosso sovietico. Gli unici due paesi la Yuguslavia e l'altro l'Albania che scelsero un socialismo non imposto. Profetiche suonano ora le sue parole quando negli anni'70 alla domanda di un intervistatore sullo scontro avvenuto nel Cominform rispondeva:

"E' del tutto naturale che per un comunista il momento più difficile della sua vita sia quello in cui vede crollare davanti a sè tutto ciò in cui ha creduto e su cui ha costruito se stesso.E aggiungeva: essere comunista non è facile. Essere comunista significa tuttora essere pronto a rinunciare a tante cose. Essere comunista vuol dire essere in prima linea nella battaglia per il progresso, per un futuro più bello e felice.”

Ma se anche questo è il comunismo, allora è vero che credere nel comunismo è la stessa cosa che avere una fede come il cristianesimo.Diceva Adriana Zarri che se si dovesse cambiare il nome a realtà che si sono dimostrate fallaci oltre che portatrici di oppressione e di morte, ma  come  mai, dopo l'inquisizione,dopo le conversioni forzate e il massacro di intere popolazioni all'insegna della croce non è stato cambiato il nome al cristianesimo ? Giusta osservazione con la differenza che il cristianesimo non è mai stato identificato con una forma di stato o di economia e per questo è stato possibile asserire che è stato difetto dei singoli uomini detentori del potere che si sono serviti di questa fede per scopi profani, mentre Stalin stesso ha definito il suo sistema essere il vero comunismo.Complessa e drammatica è la soluzione del problema, ma non per individui e partiti che cercavano di ripararsi una parte e dall'altra del muro e quando i muri son caduti si mettono sotto ombrelli riparatori di lobby e congreghe con mozioni schieramenti di si di e di ni,elemosinando un piccolo posto nell'anticamera del potere o dell'autonominatesi internazionale socialista.

Per tutti gli altri invece che per una vita ci hanno creduto e che purtroppo, come direbbe Brecht, hanno ancora bisogno di eroi , di modelli e di pezzi di terra in cui trovare qualcosa per cui lottare magari all'insegna della perdita della propria identità, quando hanno compreso che il comunismo in cui hanno  creduto e per cui hanno  lottato o è stato fonte di privilegiate nomenklature e di negozi esclusivi per possessori di dacie o addiritura responsabile di morti innunerevoli nel gelo della Siberia, è successo come ai credenti costretti a rimanere  in una chiesa senza più santi né dei.

Terre sante terre promesse di quante di queste terre ancora avranno bisogno i senza terra e i senza lavoro costretti a cercare il pane altrove?

Un singolare personaggio di nome Lino ha fondato un'associazione per i diritti umani a Napoli e durante una trsmissione radiofonica protestava contro l'uso indiscriminato della parola libertà dicendo :

"Ma che vuol dire libertà . Libertà per noi lavoratori vuol dire lavorare ,vuol dire libertà dal bisogno.Nessuno può dirsi libero se non ha perlomeno un lavoro o un'abitazione in cui ripararsi. Che vuol dire libertà ? Guardate Napoli è come una prigione. Non c'è casa che non abbia le porte sbarrate o le doppie porte per la paura di esere derubati,non c'è famiglia che non abbia da raccontare di uno scippo o di una violenza subita ..."

Lino fa anche parte di un'associazione di 27.000 italiani che chiedevano di avere la posibilità di andare a lavorare nell'est europeo . Che singolare associazione e quale crollo di speranze insieme al muro …

Non ci sono più terre promesse da tempo, caro Lino, e forse è meglio così .

Forse impareremo a lottare per i nostri diritti laddove siamo nati e se ci sposteremo non sarà per andare a trovare un modo per sopravvivere,ma per scelta e per conoscere altri orizzonti e di libertà di movimento.

E a chiunque ci accuserà di utopismo e messianismo risponderemo con le parole di Paul Nizan/'scritte sui muri della Sorbona .

Siamo realisti chiediamo l'impossibile e l'imposibile di oggi si dimostrerà il necessario di domani “

Se pure dall'Europa dell'est giungono segnali di ritorni all'indietro , nel cuore del capitalismo ormai decrepito ,nella terra di Ermione crescono focolai di resistenza e febbri che hanno potenzialità di contagio insospettate.

Forse nonostante tutto che grande è il disordine sotto il cielo , la primavera non è lontana .


Torino Novembre 1990



Alla Mostra per il centenario della nascita del poeta Vladimir Majakovskij


Nella strada che dalla piramide 'Cestia va verso Ostia; l' Ostiense appunto,poco prima di giungere alla basilica di S.Paolo, un occhio accorto scorge un edificio che più ti avvicini più sembra una cattedrale. E' la vecchia centrale dell'Acea restaurata a futura memoria. Qui non c'è più bisogno di monumenti alla rivoluzione...

Al pari di un altissimo organo al centro di questo impressionante monumento dell'era industriale c'è la centrale per l'energia con nel ventre i fuochi spenti di un tempo ormai finito .Non più sudori di corpi martoriati,ma tutto intorno appoggiati alla ringhiera protettiva del percorso di controllo e di uscita degli operai, si vedono manichini di cartapesta rivestiti di modelli futuristi.

Superata la porta e provando la meraviglia portatrice di forte energia,  nella seconda sala , raffigurato ad altezza d'uomo , nei suoi vestiti di gala scrive il poeta : "Cari compagni posteri rimestando nella merda impietritadi oggi ,scrutando nelle tenebre dei nostri giorni voi,forse, domanderete anche di me .

Ottobre 1930

Sì di te domandiamo e entriamo in un labirinto reticolare accompagnati da uno striscione rosso .

L'infanzia a Mosca ,1'impegno nel futurismo,i manifesti,la guerra la rivoluzione,Rodcenko,Ossip, Lila Brik,il suo amore.

Dai, una vita migliore .Bene.

Nel poema a V.I.Lenin

"….quando viene rovesciato il passato millenario e vengono ripensati i

fondamenti dei mondi ". Poi la propaganda . Ci prova fino in fondo...

Intanto lo striscione è diventato nero. E langue la speranza dura a morire .

No ! non si può continuare a tacere .La denuncia:basta con la burocrazia e

i soprusi

La cimice -Il bagno -Il labirinto. Siamo nel labirinto. In un labirinto senza uscita. Chiusi nell'ultima sala, davanti alla scrivania , un colpo di pistola lacera il silenzio.

Ma la sua anima ci parla ancora :

Uomini futuri Chi siete? Tutto dolore e lividi

A voi lascio in testamento il frutteto della mia anima 

Eccoci qua

"E questa parola nicego che in Russia si usa tanto spesso e che non si sa con esattezza cosa voglia dire,in realtà significa molto, significa che non si è ancora vinti che si va avanti anche se è molto difficile”.

Che ci si intenda bene:non di continuismo si tratta ,bensì di continuazione di percorsi che pur avendo ben altri sfondi e paesaggi non rinneghino la natura titanica dell'uomo alla ricerca del fuoco per alimentare un humus fecondo che permetta l'evoluzione di un maggior numero possibile di individualità e di popoli.

Ci son tempi ,un pò come le stagioni in cui il calore e le piogge fan maturare l'humus e fuoriescono i vermi e ci son lunghi inverni in cui si sta a riparo e i fuochi e le luci sono solo nel chiuso delle case e delle coscienze .

L'internazionalismo ha perso e da lunga data ."'credevamo che ci sarebbe stata la rivoluzione in Ungheria in Germania ,in Francia... Ma ciò non toglie che la sconfitta reale debba necessariamente corrispondere con un errore di prospettiva .Ci son movimenti nella storia che nascon dapprima incompresi ,minoritari ,s'immergono per secoli nei sottosuoli e'poi quando l'humus è pronto portan frutti e messi feconde .Quel che non bisogna fare è non personalizzare troppo le attese e pensare che o tutto si svolge con noi che assistiamo o partecipiamo ,o non è o non sarà mai .

Ottimismo a tutti i costi ,utopismo, messianismo?

Forse.Soprattutto la convinzione' che c'è un cammino dell' umanità non rappresentabile in singole esistenze che si può paragonare alla crescita di un individuo. La fine di questo millennio in questa lettura è assimilabile all età che precede la giovinezza .

L'adolescente è un bambino cresciuto con una forza che non domina ancora e lotta e piange e cade e si fa male e e ...

La transiziqne verso la maturità è dolorosa come un parto e come tutti i parti sparge sangue sangue e ancora sangue.

E la storia forse comincerà davvero ma non come l'aveva previsto Marx con la presa del potere della classe operaia ,bensì attraverso un processo contradditorio di cicli di crescita e blocchi e stasi e sofferenze di popoli e di genti persone e razze. sempre più mischiate che ancor non sanno specchiarsi le une nelle altre.

Succede come per le febbri .Ci son febbri patologiche e febbri di crescita. Durano a lungo sembrano eterne ,portan con sè incubi cupi,notti senza fine e nostalgie profonde. E e quando finiscono ci si sente rinascere L'importante è non aver paura di affrontare nuove identità .

Difficile drammatico certo districarsi in certe epoche molto piu che in altre ,ma ciò non toglie che per personalità sempre più consapevoli e sufficientemente strutturate,proprio in queste epoche ci sian possibilità di affinamento e di evoluzione insospettate e insospettabili.

Per questo occorre imparare ad accettare la sofferenza .E laddove è possibile con l'aiuto di tecniche 'olistiche'rintanasi in piccole oasi di rinnovamento ,lasciando libero sfogo alla creatvità ,goder di musica sempre più disponibile a larghe masse ,slvaguardando così energie che un giorno chissà dove chissà quando troveranno crogiuoli adatti.

Non accontentarsi del minimalismo di ntimità famigliari ( rassicuranti ed allevianti soprattutto nelle pubblicità televisive). Non fuggire nei promessi paradisi del consumo seguendo bisogni continuamente indotti, perchè ,come diceva Wittengstein, i pensieri han tutti un prezzo .Quelli che abbiamo avuto noi, che volevamo costruire un nuovo mondo , hanno un prezzo impagabile possono indebitare per tutta la vita .E i conti si salderanno solo quando:

Squassando le teste con gli scrosci del pensiero

tonando con 1'artiglieria dei cuori

sorgerà dai tempiun'altra rivoluzione.

La terza rivoluzione dello spirito.

V.Majakovskij

Roma 1994




Ultimo atto: un anno prima del duemila

Il realismo dell'intelligenza

La tanto attesa primavera sembra sempre più lontana ed il lungo interminabile inverno è rischiarato dai bagliori sinistri di una guerra che è arrivata anche qui dall'altra sponda dell ' Adriatico . Il primo brusco risveglio dal sogno di una pace sia pure guerreggiata in un mondo unito dei mercati, senza più cortine, fu il primo sangue sparso reso invisibile dalla guerra tecnologica nel Golfo dell' Oriente. E in quel risveglio iniziarono a cadere le teste pensanti del liberalismo e della socialdemocrazia occidentale che hnno giustificato l'intervento contro il Milosevich, il supposto feroce dittatore, come gesto necessario del civile nord del mondo contro il barbaro sud. E al posto dell'ormai desueto "fardello dell'uomo bianco" si diede fiato alle trombe della così chiamata : "guerra giusta e umanitaria ".

Guerra umanitaria quale impertinente ossimoro! Ossimoro grosso verme molliccio che si insinua nel sottopelle, ottunde le coscienze e i cervelli bombardati,immagini strappalacrime di Kossovari in fuga, per convincere i riottosi amanti del quieto vivere alla necessità delle crociate purificatrici o alle "operazioni di polizia internazionale.Così oltre che a speculare sulla sofferenza di un popolo in fuga inscenano macabri spettacoli tenendo decine di migliaia di persone nel campo macedone senza dar loro da mangiare e da bere affinchè sembrino ancor più disperati. The show must go on e così la guerra che intanto il mostro è stato già da tempo creato, ha nome Milosevich e per stanarlo crepino pure i serbi filistei .

Come mai non ci fanno vedere invece quotidianamente magari quando ci sediamo alle nostre tavole imbandite, le decine di milioni di bambini di cui fa pulizia la fame e i dodici milioni che lavorano per sostenere genitori resi inerti dalla inevitabile disoccupazione di uno sviluppo sempre più ineguale dell'UNICO MERCATO. Niente di tutto questo.

Accampando l'intervento per diritti umani abusati a pretesto di ingerenza in Stati sovrani, coprono vergognosi affari di petrolio, di droga e di spartizione dei mercati per il riassetto dei territori europei. Diritti umani come falsa coscienza di chi dimentica che il primo è il diritto alla vita e va salvaguardato lottando contro la fame, la disoccupazione e la malattia.Quale diritto dunque e diritto per chi ? forse che milioni di curdi che lottano per parlare la propria lingua e rimanere nelle loro case non si possono arrogare la definizione di umani, o è perchè la Turchia è già inserita nell'esercito del grande fratello NATO ?

L'idealismo del cuore

Non disperate - vorrei dire loro - siamo milioni e milioni dentro le mura del 'occidente a vivere, come se fosse nostra la vostra disperazione, a prepararci a creare insieme con voi un mondo nuovo, tenuto unito dal diritto e non dal terrore del Grande Gendarme.

Ernesto Balducci 23 gennaio1991


Gli eventi e gli schieramenti sulle guerre del Golfo che non era ancora qui,hanno insinuato tremendi dubbi in chi sperava che nel mercato mondiale globalizzato pur dura fosse la lotta, ma si limitasse a scaramucce sia pure armate, ma soprattutto a cadute e crescite vertiginose di titoli nei grandi centri della finanza. E invece la guerra giunta fin qui ha fatto vedere più da vicino lo stesso sangue dei feriti e dei morti che prima si vedeva soltanto sugli schermi virtuali e tangeva come gli schizzi di pomodoro schiacciati sui vestiti degli attori . Ma quando il sangue è vicino anche nasi non fini possono sentirne l'odore .

E molti tra coloro che avevano dubbi sul "civile "intervento contro il " dittatore "

si sono convinti ad applaudire la guerra giusta . Ma il cuore dove hanno il cuore tutti

costoro? Dov'è la compassione per le centinaia ,le migliaia di profughi erranti che sostano dall'altra sponda dell'Adriatico . Il cuore ci fa sentire che in queste terre non ci sono stranieri e che saremo sempre più accomunati sugli stessi territori. Quei profughi di tutte le provenienze che ci turbano imploranti ai semafori e solo chi non ha occhi per vedere e cuore per sentire può rimanere indifferente.

Questa terra nel cui cielo più profondo si scorgono

i bagliori dei missili e non ancora le stelle

Questa terra in cui un bambino cresciuto troppo in frettà

muore lottando contro gli aguzzini pachistani.

è la stessa terra in cui uomini e donne

si tengon per mano sui ponti della Sava

e in cui le madri argentine da vent'anni vanno in Piazza

sfidando i complici dei torturatori dei propri figli

a gridar forte che

L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona.




                                                          Giancarla Ceppi



Roma maggio 1999